di
Gloria Bertasi
La carenza di personale spinge la Regione ad avallare l’impiego di medici stranieri con percorsi di studio non riconosciuti. Critiche di Ordine e sindacato
«Ma come per i medici non vale il motto “prima gli italiani”?». Ordine e sindacati bocciano il provvedimento di Palazzo Balbi, quello approvato l’altro ieri, 30 luglio, nell’ultimo giorno in cui era possibile avvalersi dei cosiddetti «gettonisti» e che apre, forte della possibilità che concede fino al 2027 il (prorogato) decreto Cura Italia del governo Conte con le previsioni straordinarie per affrontare l’emergenza Covid-19, all’assunzione di medici con specializzazione conseguita all’estero e non ancora riconosciuta dallo Stato italiano. Tuona la politica, da Pd a Forza Italia: «Soluzioni inadeguate», dicono in un’anomala convergenza di pensiero. E protestano gli stessi medici che chiedono un dietrofront alla Regione: l’emergenza per mancanza di professionisti è reale, ma le strade da percorrere devono essere altre e, soprattutto, non si può sempre ricorrere a scorciatoie, come è bollata la scelta del Veneto, prima in Italia nel suo genere.
Le carenze di personale e il tetto di speso
«Per risolvere le croniche carenze di personale del Ssn (Sistema sanitario nazionale, ndr) che denunciamo da anni — dicono Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Federazione Cimo-Fesmed e Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac — invece di eliminare l’odioso tetto di spesa che impedisce un corretto turn over, invece di procedere all’adozione di provvedimenti strutturali per il reclutamento di professionisti in possesso dei requisiti di legge che garantiscano la sicurezza dei cittadini, si continuano a inventare soluzioni sempre più fantasiose per rispondere alle criticità che affliggono i servizi di emergenza-urgenza, i pronto soccorso e gli ospedali».
Le critiche
L’utilizzo poi di uno strumento legato alla pandemia, prorogato a ottobre fino al 2027, per la Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri del Veneto è preoccupante e, al contempo, gravissimo. «È una misura che solo nel contesto emergenziale del 2020 e negli anni immediatamente successivi poteva avere una giustificazione eccezionale — osserva la Federazione —. Oggi sembra che si voglia desistere dall’impiego dei medici italiani, “gettonisti”, per far largo ai medici stranieri. Non abbiamo mai condiviso l’uso dei “gettonisti”, ma mai ci saremmo aspettati che si rinunciasse a medici italiani laureati e abilitati, molti dei quali anche specialisti, formati dalle nostre università, per affidare i nostri pazienti a medici stranieri extracomunitari senza adeguate garanzie così come previsto dalle leggi sul riconoscimento dei loro percorsi formativi: non vorremmo mai che la cura fosse peggiore della malattia».
L’autonomia differenziata
Parlano di sanità «allo sbando» i sindacalisti e nel mirino finisce anche l’autonomia differenziata. «Un folle progetto che peggiorerà la situazione, dato che tutte le Regioni, avendo il medesimo problema, potranno imitare il Veneto facendo quel che vogliono, lasciando i cittadini in balìa di un Ssn sempre più “creativo”, a crescente discapito della qualità delle prestazioni necessarie alla loro salute». C’è quindi un problema all’apparenza solo burocratico: solo con il riconoscimento del titolo di studio si può ottenere l’iscrizione all’Ordine. «I professionisti impiegati in deroga non risultano allo stato attuale iscritti — spiega la Federazione — non possono prescrivere ricette per le certificazioni Inps e Inail, ad esempio». Ma soprattutto «l’Ordine su di loro non può esercitare funzioni di vigilanza e controllo su titoli, aggiornamento e sul rispetto del codice deontologico». Di qui la richiesta di iscrizioni temporanee e di una commissione di verifica regionale.
Pd e Forza Italia
Contro il provvedimento si schierano il Pd e, a sorpresa, Forza Italia. «Prima i “gettonisti”, adesso medici con titolo non riconosciuto — dice il consigliere regionale forzista Alberto Bozza — l’assessore Lanzarin pare procedere a tentativi, ma non mi pare siano soluzioni adeguate». L’auspicio, per Bozza, è che siano accolte le richieste della Federazione. Parlano di «misura inaccettabile» le consigliere dem Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto. «Se il sistema sanitario soffre è perché non sono stati adottati per tempo i provvedimenti necessari — concludono —. Le scorciatoie non sono mai una risposta efficace».
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2 agosto 2025 ( modifica il 2 agosto 2025 | 07:12)
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