di
Fabricio Caccia

Il ministro della Difesa: «Ripristinare la leva? Deciderà il Parlamento. Una riflessione sul numero delle forze armate va fatta»

ROMA «Reintrodurre in Italia un nuovo servizio militare, come in Francia e in Germania? Se lo deciderà il Parlamento sì…».

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lo ha annunciato ieri da Parigi, al termine dell’incontro con la sua omologa francese, Catherine Vautrin, proprio nel giorno in cui il presidente Emmanuel Macron ha comunicato alla nazione il ripristino di un «servizio militare volontario» (10 mesi di leva) a partire dalla prossima estate. In Francia per il primo anno riguarderà 3 mila giovani, poi 10 mila all’anno nel 2030.
 
«Io penso di proporre, prima in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni — ha detto Crosetto — e che non parlerà soltanto di numero di militari, ma anche di organizzazione e di regole. Se la visione che noi abbiamo del futuro è una visione nella quale c’è minore sicurezza, ecco che una riflessione sul numero delle forze armate, sulla riserva che potremmo mettere in campo in caso di situazioni di crisi, va fatta». Ma attenzione: qui non si sta parlando del ritorno della vecchia naja, cioè il servizio militare obbligatorio, definitivamente sospeso dalla legge Martino (governo Berlusconi II) a partire dal primo gennaio 2005. Quella a cui sta pensando Crosetto è piuttosto una «leva su base volontaria — ha precisato ieri sera al Tg1 — perché penso che anche l’Italia, dopo la Germania e la Francia, debba riflettere su un nuovo modello di difesa proporzionato ai tempi difficili che stiamo vivendo».



















































Una leva volontaria per arrivare a creare una riserva ausiliaria dello Stato, più ampia di quella selezionata che già esiste oggi e vede impegnati soprattutto ex militari laureati che progettano ponti in Afghanistan o aprono pozzi d’acqua in Libano

APPROFONDISCI CON IL PODCAST

Ma una riserva nuova di zecca, fatta di almeno 10 mila unità e composta da militari in congedo e personale civile e aperta anche ai più giovani, esperti magari di cyber, in supporto alle Forze armate, che oggi possono contare solo su 160 mila tra uomini e donne in divisa, un numero ritenuto ormai insufficiente da più parti. Lo speciale contingente, però, verrebbe schierato solo per il sostegno logistico e la cooperazione o in caso di calamità naturali. Mai nei teatri operativi.
 
La proposta italiana s’inserisce nel solco tracciato da Francia e Germania. A Berlino è prevista dal 2026 una prima fase di incentivi all’arruolamento volontario, con l’obiettivo di aumentare il personale militare da 182 mila a 260 mila unità entro il 2035 e i riservisti da 60 mila a 200 mila. 

A Crosetto, però, ieri hanno subito risposto picche diversi esponenti dell’opposizione: «Qui si continua a parlare solo di piani di guerra, leva, riarmo — obietta il leader M5S Giuseppe Conte —. Ma non è bastato il fallimento di questi tre anni e mezzo in Ucraina? Piuttosto che aprire un canale diplomatico mandiamo i nostri giovani in guerra. Fermatevi!». 

All’attacco anche Angelo Bonelli, deputato di Avs: «La proposta di Crosetto indica una sola strada: quella di prendere i nostri giovani e trasformarli in soldati invece che in medici, insegnanti, educatori. Volete mettere la divisa ai giovani perché avete scelto la militarizzazione della nostra economia? Non nel nostro nome e con il nostro voto», promette Bonelli. Indignato anche il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Sono senza parole. Che questo possa essere il futuro dei nostri giovani lo trovo sconvolgente». E Stefano Graziano, deputato Pd e membro della commissione Difesa a Montecitorio, pone da subito un altolà al ministro della Difesa: «Possiamo immaginare solo una riserva a sostegno della logistica e degli uffici o di appoggio alla Croce rossa. Abbiamo già detto chiaramente che noi siamo per un esercito di professionisti».

Esclude un ritorno alla leva obbligatoria, però, anche il capogruppo FI al Senato, Maurizio Gasparri: «Immagino che il progetto di Crosetto sia un’ipotesi simile a quella tedesca, dove si possono fare liste di cittadini teoricamente disponibili ad arruolarsi in caso di necessità. Ma un ritorno al modello del passato è impossibile, improponibile e antistorico».


Vai a tutte le notizie di Roma

Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma

27 novembre 2025 ( modifica il 27 novembre 2025 | 23:36)