di
Fulvio Fiano
Corona ha accusato l’avvocata divorzista di difendere l’attore per vendicare la figlia Chiara Giordano, ex moglie di Bova: «Frasi lesive della mia professionalità»
Il contenuto di un file audio che l’avvocata Annamaria Bernardini De Pace sostiene essere in sostanza falso è al centro della sua querela per diffamazione contro Fabrizio Corona. È il nuovo capitolo nella battaglia giudiziaria nata dalla diffusione sui canali del fotografo dei messaggi che hanno svelato la relazione tra Raoul Bova e Martina Cerretti, con il tramite di Federico Monzino per quella che si configurerebbe come una tentata estorsione. La nota divorzista, dopo aver preso insieme al collega David Leggi la difesa dell’attore suo ex genero, e presentato per lui un esposto al Garante della Privacy per rimuovere da ogni piattaforma e sito quei messaggi, si è mossa in prima persona contro Corona, che l’aveva a sua volta chiamata in causa, «trasformando — come si legge nella querela — la piazza virtuale (i suoi canali social, ndr) in un luogo di esposizione al pubblico disprezzo della figura della scrivente». Alla sua querela si aggiungerà a breve, sugli stessi presupposti, anche quella di Raoul Bova.
Le accuse di Corona
Che cosa aveva detto Corona? Innanzitutto un post/storia in cui accusava l’avvocata di manovrare «il circolino della procura di Roma e dei quotidiani importanti» in difesa di Bova e dei soldi per i suoi nipoti, «per vendicarsi, dopo averlo infangato con una vergognosa lettera, della donna (Rocio Munoz, compagna dell’attore, con cui ha due figli, ndr) che lo ha portato via dalla sua famiglia (il riferimento è al precedente matrimonio dell’attore con la figlia di Bernardini De Pace, ndr)». Una teoria seguita da pesanti valutazioni sulla divorzista, che è anche un volto televisivo: «Giusto il giudice di Forum può fare oggi. Un programma finto come lei». Poi la frase che rimanda al successivo audio: «La Bernardini De Pace ora dichiara, come tutti, che i due (Bova e Munoz, ndr) si sono lasciati due anni fa. E perché allora tre mesi fa ci chiedeva informazioni?».
«L’audio è modificato»
Il file è un dialogo registrato tra Corona e una sua interlocutrice, che lui presenta come Bernardini de Pace associando una sua foto alla voce per sostenere appunto che sia stata l’avvocata stessa a contattarlo per avere informazioni sul caso. «Ciò che rileva — si legge ancora nella querela — a prescindere dall’identità effettiva della interlocutrice, è che certamente non possa affermarsi, come fatto in via surrettizia da Corona, che sia stata quest’ultima a richiedere informazioni sul Bova». Ma non solo, perché l’intero file sarebbe stato appositamente alterato, come già emergerebbe da una prima analisi tecnica affidata a un consulente: «Il file non risulta integro, ma bensì artefatto con diversi tagli nella riproduzione – in particolar modo nelle frasi dell’interlocutrice – e con sonorità non coerenti, consistenti in dei “beep” cadenzati».
Un pretesto per diffamare
Post e audio sono successivi all’esposto della legale di Bova al Garante e, a giudizio della querelante, sarebbe questo il «movente» della sua diffamazione: «Corona, approfittandosi dell’eco mediatica della notizia dell’inchiesta ed evidentemente contrariato dal reclamo nell’interesse di Bova per l’indebita diffusione non autorizzata di contenuti personali di quest’ultimo anche da parte del querelato, ha maliziosamente colto l’occasione per trasformare ciò che alla prima apparenza si presentava come un commento a detta vicenda, in una diretta e gratuita invettiva nei confronti della querelante, screditandola con insulti gratuiti e accostandone impropriamente l’immagine a notizie false e destituite di fondamento». A Bernardini De Pace non va poi giù di essere definita «finta come Forum», sia perché è una definizione lesiva e screditante anche sul piano professionale (e della trasmissione stessa), sia perché il giudizio appare «completamente illogico» rispetto all’immagine di manovratrice di stampa e giustizia che vuole accreditare.
L’analisi sui telefoni
Sul piano delle indagini, coordinate dall’aggiunto Giovanni Conzo, si attende intanto l’esame del contenuto dei telefoni sequestrati a Corona, Monzino e Cerretti per ricostruire a ritroso l’intera vicenda e poter quindi eventualmente contestare il reato alla modella, l’imprenditore e Corona stesso.
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2 agosto 2025
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