Il risultato, disponibile in esclusiva solo su Paramount+ e prodotto ancora una volta da Filmauro, è una storia avvincente nel corso della quale si ride, si piange e si riflette. Insieme ai divertentissimi siparietti con l’amico-nemico Sergio Rubini, anche lui professore al Centro Sperimentale, Vita da Carlo 4 è anche una delle riflessioni più lucide di Verdone sullo scopo di ognuno di noi e, soprattutto, sulla morte. Dal primo all’ultimo episodio, infatti, l’alter ego di Verdone pensa a uno scopo in grado di tenerlo ancorato a questo mondo ma anche all’amarezza sul tempo che passa che, se ci pensiamo, è sempre presente nei film di Carlo, così unici e formidabili proprio perché insieme alle risate hanno sempre portato con loro una malinconia capace di far germogliare nello spettatore dubbi e conclusioni inaspettate.
Questa quarta stagione creata dallo stesso Carlo Verdone, Nicola Guaglianone e Menotti e scritta da Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Luca Mastrogiovanni mette dentro tutto – la cancel culture, il rapporto con i figli, l’amore per una donna che prova attrazione per gli anziani, la costruzione di un intero episodio (il sesto) costruito sulla falsariga di un’indagine di Poirot – e anche qualcosa in più: come l’ultima apparizione di Alvaro Vitali che è riuscito a salutare il suo pubblico attraverso un meticoloso e colossale tributo al cinema che Verdone e i suoi sceneggiatori hanno cucito apposta per lui. Insieme ai protagonisti, uno più bravo dell’altro – Monica Guerritore, Antonio Bannò, Caterina De Angelis, Maria Paiato, Claudia Potenza in un ruolo formidabile, Filippo Contri, Maccio Capatonda, e numerose guest star, tra cui Francesca Fagnani, Renzo Rosso, Giovanni Veronesi e Vera Gemma -, Carlo Verdone ha deciso di chiudere la sua esperienza nella serialità con una speranza: dare fiducia alle nuove leve affinché continuino a tenere in vita quel cinema che fa ancora parte di lui e che ha sempre più bisogno di sopravvivere grazie all’estro e all’originalità. E non c’era chiusa migliore.