Una cupola per difendersi dalle minacce della fine degli anni Venti e da quelle possibili nel decennio successivo. «Non sta finendo la guerra, sta iniziando una guerra nuova. I prossimi anni di pace apparente potrebbero permettere agli aggressori di costruire armi che sono difficili da neutralizzare: mai come adesso bisogna investire nella difesa». A parlare è il ceo di Leonardo, Roberto Cingolani, che ieri ha illustrato il “progetto Michelangelo” dopo averlo presentato, nei giorni scorsi, al ministro della Difesa, Guido Crosetto, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luciano Portolano, e a tutti i Capi di Stato Maggiore delle Forze Armate. Di cosa si tratta? Il “Michelangelo – The Security Dome” è un sistema di difesa integrato. Di fatto, consente di proteggere infrastrutture critiche, città e asset di interesse nazionale ed europeo «attraverso una soluzione modulare, aperta, scalabile e multidominio». Più nel dettaglio: «Michelangelo Dome non è un singolo sistema – spiegano ancora da Leonardo – ma un’architettura completa che integra sensori terrestri, navali, aerei e spaziali di nuova generazione, piattaforme di cyber defence, sistemi di comando e controllo, intelligenza artificiale ed effettori coordinati. La piattaforma crea una cupola dinamica di sicurezza, capace di individuare, tracciare e neutralizzare minacce anche in caso di attacchi massivi, su tutti i domini di operazione: aeree e missilistiche, inclusi missili ipersonici e sciami di droni, attacchi dalla superficie e sotto la superficie del mare, forze ostili terrestri».

IL MERCATO POTENZIALE

Sui tempi per realizzare questo sistema difensivo, nel corso della conferenza tenuta ieri alle Officine Farneto, di Roma, viene spiegato che in realtà il processo è già cominciato, «ma si punta a svilupparlo nella sua interezza entro la fine del decennio». Spiega Cingolani: «Il mercato potenziale minimo aggredibile per Leonardo, con il nuovo sistema multidominio “Michelangelo Dome”, è di 200 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. La stima del mercato accessibile per Leonardo è calcolato sulla base di una previsione di un mercato complessivo sul decennio da 1.140 miliardi. Le prime soluzioni del programma saranno funzionanti nell’arco di un paio di anni».

La piattaforma – spiega una nota – crea una cupola dinamica di sicurezza, capace di individuare, tracciare e neutralizzare minacce, anche in caso di attacchi massivi, su tutti i domini di operazione: aeree e missilistiche, inclusi missili ipersonici e sciami di droni, attacchi dalla superficie e sotto la superficie del mare, forze ostili terrestri. «Negli ultimi tre anni abbiamo cercato di pulire il portafoglio prodotti e di creare un portafoglio che avesse tutto il necessario – spiega ancora Cingolani – Ad esempio non avevamo i droni e stiamo ora cominciando a farli con una joint venture internazionale; non avevamo una tecnologia di difesa terrestre avanzata e abbiamo messo in piedi una nuova strategia per fare macchine di ultima generazione nate per essere operanti nel multidominio; abbiamo fatto un’altra joint venture con partner giapponesi e inglesi per il caccia Gcpa di sesta generazione; abbiamo costruito una joint venture con i nostri colleghi francesi per lo spazio e per i satelliti. Laddove non si arriva da soli, è inutile tentare di fare cose approssimative, si fanno dalle grandi alleanze industriali. Siamo gli unici che hanno messo le carte a posto per poter proporre una cosa così ambiziosa».

I COSTI

Ciò che abbiamo drammaticamente imparato dalle guerre ancora in corso è che la tecnologia ha fatto sì che anche con attrezzature a basso costo, come i droni che valgono poche decine di migliaia di euro, si possono causare danni ingenti a strutture militari o infrastrutture di alto valore. Spiegano gli esperti: c’è spesso sproporzione «tra costo dell’attacco e costo della difesa». Ricorda il ministro della Difesa, Guido Crosetto: «Il maggior numero di vittime in Ucraina arriva da droni piccoli guidati da una sola persona sulla telecamera, più che dei missili e dei droni grandi. Quindi dobbiamo affrontare queste minacce, non possiamo affrontarle da soli». Per questo dice ancora Cingolani: «Dovremo essere pronti a proteggere i nostri paesi e lo standard della vita occidentale».


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