ALLEGHE (BELLUNO) – Il Giro d’Italia guarda alle Dolomiti bellunesi per una delle sue tappe più importanti del 2026 e la sfida per ospitare l’arrivo (o, in alternativa, la partenza) di una delle giornate più iconiche della corsa rosa si gioca tutta “in casa”. A contendersi il palcoscenico ci sono due territori profondamente legati alla montagna: la Val Visdende e l’Agordino.

Ma non sarà solo questione di paesaggio: a fare la differenza saranno logistica, viabilità e, inevitabilmente, il portafoglio.

APPROFONDIMENTI













Il sogno

Da tempo la Val Visdende sogna di vedere i campioni del ciclismo mondiale affrontare i suoi tornanti del Cianà, immersi in uno scenario naturale mozzafiato, ancora integro e poco antropizzato. Un vero paradiso per gli amanti delle due ruote e un luogo che ben si presterebbe al racconto epico del Giro. Tuttavia, il sogno rischia di infrangersi contro ostacoli pratici non di poco conto. Il primo, e forse più rilevante, è quello della viabilità. Il maxicantiere nella galleria del Comelico complica notevolmente l’accessibilità alla valle. In alternativa, la carovana rosa dovrebbe affrontare il Passo Sant’Antonio, una strada affascinante ma impegnativa, oppure le direttrici verso la Pusteria o la Carnia. Sul versante opposto, l’Agordino si presenta con carte più solide. I “rumors” della vigilia ipotizzano in particolare la zona sopra Alleghe. A differenza del Comelico, qui la rete stradale è meglio strutturata, i collegamenti più fluidi e l’esperienza pregressa con eventi sportivi di rilievo gioca a favore di questo territorio. A ciò si aggiunge un certo fermento locale, con amministrazioni e realtà imprenditoriali già al lavoro per creare una candidatura credibile e sostenibile.

I costi

Poi c’è la questione dei costi. Ospitare una tappa del Giro d’Italia comporta un investimento significativo: si parte da una base tra i 70mila e i 100mila euro per una semplice partenza, fino ad arrivare a circa 200mila euro per un traguardo finale. Numeri che mettono a dura prova le casse dei Comuni del Comelico, già sotto pressione per le necessità ordinarie. L’ipotesi di finanziare l’evento attraverso le Regole, che amministrano risorse collettive importanti, potrebbe però alzare le chance sul tavolo. Così come la possibilità di attivare sponsorizzazioni private per coprire parte delle spese. Nel frattempo, la competizione tra territori si fa più accesa. Il Giro d’Italia non è solo sport: è promozione turistica, visibilità internazionale, ritorno economico e identità. Portare una tappa sulle Dolomiti bellunesi significa accendere i riflettori su luoghi che meritano di essere valorizzati e non solo per un giorno. Le prossime settimane saranno decisive per tagliare il traguardo delle candidature, che dovranno trasformarsi in progetti concreti, con garanzie logistiche ed economiche. La strada è ancora lunga, ma la corsa è già iniziata.