di
Davide Frattini
I due miliziani ripresi nel video si erano arresi: l’esercito israeliano apre un’inchiesta. Il ministro dell’ultradestra Ben Gvir: «Giusto agire così, i terroristi devono morire»
GERUSALEMME – La pala della ruspa bussa sulla saracinesca, non sta chiedendo il permesso di entrare. La serranda viene accartocciata dalle martellate, due uomini escono da sotto la crepa con le mani alzate: i soldati li obbligano a stendersi per terra, senza bisogno di ordini i palestinesi hanno già alzato le magliette, un gesto quasi istintivo per mostrare di non indossare cinture esplosive. Senza una ragione apparente — il video diffuso dalla televisione egiziana non ha il sonoro — le guardie della polizia di frontiera sembrano indicare con i fucili mitragliatori di rientrare nel magazzino, pochi secondi dopo li uccidono a freddo, la saracinesca viene fatta crollare su di loro.
Adesso i portavoce militari provano a spiegare «che uno dei due terroristi ha cercato di alzarsi in piedi e ha fatto un movimento sospetto». I palestinesi erano ricercati per aver piazzato esplosivi contro le truppe negli scontri di questi mesi a Jenin e i soldati li avevano circondati per convincerli a uscire: sarebbero stati loro a tentare di rientrare nel rifugio, disobbedendo agli ordini. I comandanti hanno aperto un’inchiesta.
Jenin resta una cittadina sotto assedio: l’esercito ha di nuovo intensificato le operazioni nel nord della Cisgiordania, ieri le truppe sono state ancora una volta dispiegate tra i cubi grigi mal intonacati, i cecchini piazzati sui tetti, i carrarmati a bloccare gli incroci.
Il filmato emerso dal campo rifugiati palestinese è subito diventato un altro spezzone del film ultranazionalista messo in scena ogni giorno dall’estrema destra al potere. Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale e leader dei coloni, ha proclamato: «I militari hanno agito come dovevano, i terroristi devono morire». Mentre l’Autorità palestinese denuncia «l’esecuzione sommaria, è stato commesso un crimine di guerra».
La situazione in Cisgiordania diventa sempre più instabile, soprattutto per le violenze dei coloni che ieri hanno dato fuoco a una moschea. La polizia ha arrestato l’estremista israeliano che una ventina di giorni fa era stato ripreso mentre bastonava un’anziana palestinese durante la raccolta delle olive. I ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna chiedono che il governo a Gerusalemme «protegga» la popolazione dei territori occupati dagli assalti dei fanatici: oltre tremila ulivi sono stati danneggiati dagli inizi di ottobre, 112 palestinesi sono stati feriti, una cinquantina di villaggi assaltati.
I ministri che rappresentano gli ultrà delle colline continuano a premere per l’annessione della Cisgiordania, nonostante l’opposizione di Donald Trump, il presidente americano. E non hanno rinunciato al progetto di riprendersi tutta la Striscia di Gaza per ricostruire le colonie evacuate nel 2005. Il loro espansionismo ideologico si allarga alla Siria dove i militari hanno arrestato un gruppo di estremisti che aveva attraversato la frontiera per costruire un avamposto: chiamano quest’area con il nome biblico di Bashan e sostengono che secondo la Torah le terre erano state destinate a una delle tribù ebraiche.
27 novembre 2025 ( modifica il 27 novembre 2025 | 23:24)
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