Tutto è partito da una domanda: come può una comunità religiosa nata nel XVIII secolo influenzare ancora oggi il mondo del design e dell’architettura? La mostra The Shakers: A World in the Making prova a rispondere a questa domanda raccontando l’universo degli Shakers — un gruppo religioso che ha fatto della semplicità, del lavoro e della vita comunitaria i pilastri della propria esistenza.

The Shakers: A World in the Making non si limita a celebrare uno stile iconico, ma invita a ripensare il design come atto culturale e politico, capace di unire bellezza, etica e visione del mondo.

Nati in Inghilterra e emigrati nelle colonie americane nel 1774, gli Shakers hanno creato diciotto comunità autosufficienti tra il Kentucky e il Maine. In questi contesti hanno sviluppato uno stile inconfondibile, fatto di architetture essenziali, mobili funzionali e oggetti quotidiani realizzati con straordinaria cura. Un’estetica che nasce non da intenti formali, ma da una visione del mondo in cui bellezza, ordine e utilità erano parte integrante della vita spirituale. La mostra raccoglie oltre 150 opere — tra cui mobili, strumenti di lavoro, abiti, disegni e manufatti — provenienti dalla collezione dello Shaker Museum di Chatham (NY), affiancati da opere contemporanee commissionate a sette artisti e designer internazionali. Ne emerge un dialogo fertile tra passato e presente, che mette in luce la sorprendente attualità dei valori Shaker: inclusione, sostenibilità, innovazione, spiritualità condivisa.

Schemi di lavorazione del legno per boxex ovali.Foto: © Vitra Design Museum / AlexLesage, courtesy Shaker Museum,Chatham, New York

Scatole ovali.Foto © Vitra Design Museum / AlexLesage, courtesy Shaker Museum,Chatham, New York

Il percorso espositivo, progettato dallo studio milanese Formafantasma, è suddiviso in quattro sezioni tematiche, ognuna ispirata a una citazione degli stessi Shakers. Tra i temi affrontati: l’organizzazione della vita comunitaria, il ruolo del lavoro come atto di fede, la diffusione di tecnologie innovative, il contributo femminile e afroamericano alla cultura Shaker. Tra le opere spiccano reinterpretazioni contemporanee come una bara biodegradabile in salice o una “meetinghouse” ricostruita per ospitare momenti di riflessione collettiva. The Shakers: A World in the Making non si limita a celebrare uno stile iconico, ma invita a ripensare il design come atto culturale e politico, capace di unire bellezza, etica e visione del mondo.

Meetinghouse bench, Canterbury o Enfield, NH, c. 1855© Vitra Design Museum / AlexLesage, courtesy Shaker Museum,Chatham, New York

L’intervista alla curatrice Mea Hoffmann

Com’è nata l’idea di una mostra sugli Shakers?

«Da tempo desideravamo organizzare una mostra sugli Shakers, la cui cultura materiale ha influenzato profondamente il design moderno e contemporaneo. La nostra collezione comprende una piccola selezione di sedie Shaker, che è stata una delle prime fonti d’ispirazione per questo progetto. La collaborazione con lo Shaker Museum, principale prestatore, e con le altre istituzioni partner ci ha permesso di realizzare questa visione. Molti dei loro principi ci sembrano ancora oggi di grande attualità. Il loro approccio al design, dove utilità, qualità artigianale e intento etico si fondono, rappresenta un’alternativa significativa all’eccesso della cultura del consumo contemporanea. In un mondo segnato da abbondanza e incertezza, il loro impegno a creare solo ciò che è necessario e utile per la comunità acquista un nuovo significato. La loro filosofia progettuale, radicata nella tradizione e guidata da un’etica chiara, continua a ispirarci. La loro eredità non è solo formale, ma profondamente valoriale: ci spinge a riflettere su come vogliamo vivere e creare oggi».