Non lascia, raddoppia. Giorgia Meloni raccoglie il guanto di sfida lanciato da Elly Schlein, che aveva sì accettato l’invito ad Atreju, la tradizionale kermesse di Fdi all’ombra di Castel Sant’Angelo, ma dettando condizioni e regole d’ingaggio: un confronto con la premier, diretto, franco, senza esclusione di colpi. In sintesi: affronto l’arena, ma a condizione di stanare il nemico. Altrimenti – il messaggio recapitato a via della Scrofa dal Nazareno – di venire nella tana del lupo non se ne parla.
Meloni lascia decantare per 24 ore, ma in realtà ha in mente la contromossa sin dal principio. «Accettare? Farò di meglio. Fatemi lavorare che ci sarà da divertirsi», risponde al mattino a chi, tra le file di Fdi, le chiede che intenda fare con Schlein. Sulla risposta da servire fredda ragiona coi suoi – Giovanni Donzelli, che lavora all’evento h24, il fido Giovanbattista Fazzolari e la sorella Arianna, che ha ormai in mano le redini del partito – ma sa benissimo dove vuole andare a parare. Infilare il dito nella piaga del nemico, in quel fronte progressista che fatica a stare insieme. E che Schlein vuole «testardamente unitario», con un bug non da poco a inquinare la scena: Giuseppe Conte voce fuori dal coro a giorni alterni.
IL PASSO A TRE
Meloni è pronta a colpire, una stoccata dietro l’altra. I duelli la intrigano, la galvanizzano, e così ieri si è affrettare a servire l’antipasto. Spiegando perché a un passo a due preferisca di gran lunga un passo a tre. «Conte, a differenza di Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da Presidente del Consiglio», ricorda sui social. Segue il colpo di fioretto riservato a Schlein, mentre per il leader grillino c’è solo da fregarsi le mani. «Non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione- affonda infatti la premier – quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno». Una mossa tesa a delegittimare Schlein, che dalla tornata elettorale delle ultime regionali è uscita rafforzata. E che, sulla scia di una risultato che sembra accreditare la sua strategia – “uniti si vince, divisi si va a sbattere” – aveva deciso di sparigliare, accettando un invito che in passato aveva declinato incurante delle critiche piovutele addosso.
Per Conte suona tutt’altra musica. Lo spartito che Meloni gli para davanti gli offre la possibilità di accreditarsi come leader della coalizione, l’unico in grado di battere “Giorgia”, forte anche del suo passato a Palazzo Chigi. Per Meloni una macchia, per il leader M5S una medaglia da appuntare sul petto. Ad Atreju – in programma dal 6 al 14 dicembre nel cuore di Roma, tra pista di pattinaggio, gonfiabili, mercatini di Natale e leccornie varie – Conte vede e assapora la possibile resa dei conti, quella che nelle Aule parlamentari resta sospesa tra replica e controreplica, ingabbiata nelle liturgie della politica. La palla gli viene servita sul dischetto, e a lui, che vanta di essere un buon attaccante sul campo, non resta che calciarla: «Ci sono!», si affretta a rispondere a Meloni sui social, lasciando a Schlein il cerino.
LA RANA E LO SCORPIONE
Ma anche il timore, mai sopito tra le file dem, che tra Elly e Giuseppe finisca come nella favola della rana e dello scorpione, affondati a metà traversata senza arrivare a toccar la riva. Il fatto che Conte abbia accettato l’invito senza consultare l’alleata fa risuonare l’allarme più forte, lo rende quasi assordante. E così mentre lui risponde “presente”, Schlein muove un’altra pedina sullo scacchiere. Meloni? «È scappata un’altra volta dal confronto – dice ospite di Piazza Pulita – l’anno scorso, prima delle elezioni europee, aveva accettato, ora mi chiedo cosa sia cambiato. Forse faccio più paura visti i risultati elettorali?». Quanto al passo a tre, Schlein non lascia spiragli: non s’ha da fare. «Meloni vuol fare il confronto anche con Conte? – risponde infatti visibilmente piccata – Benissimo, portasse anche Salvini. E se vuole portare anche Tajani, noi portiamo Fratoianni e Bonelli, così facciamo un confronto di coalizione. È scappata, questa è la realtà». «Ciaone», il messaggio che rimbalza nelle chat di Fdi. Mentre Donzelli chiude in una nota a sigillo: «quando l’opposizione avrà un leader unico» verrà accolto ad Atreju e si confronterà con Meloni. The end, cala il sipario. Ognuno a rimpallarsi fughe, diserzioni e responsabilità.
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