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Mercoledì c’è stato un colpo di stato in Guinea-Bissau, una repubblica semi-presidenziale con 2,1 milioni di abitanti nell’Africa occidentale, che confina con Senegal e Guinea. Mentre era in corso il conteggio dei voti delle elezioni parlamentari e presidenziali, che si erano svolte domenica, un gruppo di militari ha preso il controllo del paese, ha deposto il presidente uscente Umaro Sissoco Embaló e ha nominato al suo posto il generale Horta Nta Na Man, uno stretto alleato di Embaló.

I militari hanno sostenuto di averlo fatto perché i servizi segreti del paese avrebbero scoperto un piano per destabilizzare l’ordine costituzionale, non si sa bene da parte di chi. L’opposizione invece ha accusato Embaló di aver architettato il colpo di stato per evitare la diffusione dei risultati elettorali e rimanere al potere.

La Guinea-Bissau è uno degli stati più poveri al mondo, e ha una lunga storia di colpi di stato. Dal 1974, l’anno in cui il paese ottenne l’indipendenza dal Portogallo, ci sono stati quattro colpi di stato riusciti e vari tentativi falliti. Alcuni importanti politici sono stati uccisi, e negli ultimi cinquant’anni il paese è stato guidato da un’alternanza di leader civili e militari. In questi decenni il principale partito politico è stato il Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC), che aveva avuto un ruolo centrale nella guerra per l’indipendenza e che fino a mercoledì era all’opposizione.

L’economia della Guinea-Bissau dipende in gran parte dall’agricoltura. Secondo i dati più aggiornati, risalenti al 2021, circa il 40 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, ossia con meno dell’equivalente di tre dollari al giorno. Un bambino su tre in età scolare non è iscritto a scuola.

Oltre all’instabilità politica e alla povertà, un altro problema è quello del traffico di droghe illegali, dato che la Guinea Bissau è uno dei principali porti di smistamento della cocaina che arriva dall’America Latina e viene poi commerciata in Europa. Già nel 2008 l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di droghe e criminalità disse che la Guinea-Bissau era a rischio di diventare un “narco-stato”, ossia un paese i cui sistemi economici, politici e sociali sono strettamente legati al traffico di droga.

Nella conferenza stampa in cui hanno annunciato di aver preso il controllo del paese, i militari hanno sostenuto che chi stava progettando di destabilizzare il paese sarebbe stato aiutato dai leader del narcotraffico del paese.

Persone che votano alle elezioni presidenziali a Bissau, la capitale della Guinea-Bissau, il 24 novembre 2025 (ANSA/Si Yuan/Xinhua via ZUMA Press) 

Prima di quello di questi giorni, l’ultimo colpo di stato risale al 2012, ed era avvenuto anche in quel caso nei giorni immediatamente successivi alle elezioni presidenziali. Al tempo il gruppo di militari che prese il potere arrestò il primo ministro Carlos Gomes Júnior, che aveva anche vinto il primo turno delle presidenziali, il presidente ad interim Raimundo Pereira e altri funzionari del governo.

I militari sostennero che fosse necessario per proteggere il paese da una presunta minaccia esterna, e dissero che non avrebbe mantenuto il potere a lungo. La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), un’organizzazione internazionale che include 12 paesi africani e che fra le altre cose cerca di promuovere la pace nella regione, si offrì per trattare con i golpisti.

Dopo due anni, ad aprile del 2014, furono indette altre elezioni: le vinse l’ex ministro delle Finanze José Mário Vaz, che poi diventò il primo presidente nella storia del paese a portare a termine il suo mandato, nel 2020. Umaro Sissoco Embaló, l’attuale presidente, vinse le elezioni nel 2019 ma il risultato fu contestato dal Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde. Nonostante le proteste, Embaló organizzò una cerimonia di insediamento con l’aiuto dell’esercito.

In questi anni ha sostenuto che siano stati condotti contro di lui almeno tre tentativi di omicidio e colpi di stato. L’opposizione l’ha sempre accusato di aver usato i momenti di instabilità per accumulare più potere.