Perché?
«Per paura e protezione: come se mi fossi ripromesso di fare tutto quello che potevo affinché non gli accadesse niente».

In questi anni quella paura ce l’ha ancora?
«Non ti abbandona mai».

Tornando indietro, ha mai vissuto il pensiero del matrimonio e dei figli come una pressione imposta da chi le era intorno?
«No. Credo che se una persona ha le idee chiare su qualcosa le pressioni non esistono. La visione che abbiamo della vita deve essere una nostra scelta: non dobbiamo farci condizionare da quello che pensano gli altri. Le pressioni arrivano nel momento in cui non sei sicuro di una certa scelta che hai fatto, e lì la cosa può forse mandarti in crisi».

Lei e la sua compagna Jelena Ilic non siete sposati: il matrimonio è mai stato messo sul piatto?
«È sul piatto da tanti anni ma, insomma, dovremmo avere anche il tempo di conoscerci. Non è che si fanno le cose così (ride, ndr)».

Il tempo che passa la spaventa?
«Esiste qualcuno a cui non fa paura il tempo che passa? Credo che sia naturale che ci faccia impressione, ma può anche essere un bello stimolo».

Come tornare a dirigere un nuovo film, Un bel giorno?
«Torniamo a lavorare con Virginia Raffaele dopo l’esperienza fortunata di Tre di troppo: è stato bello ritrovarsi. Credo che questo film non sia male, non vedo l’ora che gli altri lo vedano».

Dopo il suo primo film si disse scottato dall’esperienza: cosa accadde?
«È difficile entrare nei dettagli a distanza di tanto tempo: speravo e pensavo potesse essere, come tutte le prime volte, un film pieno di difetti ma che si portasse dietro anche una bella sensazione. Invece, purtroppo, per una serie di eventi, così non è stato. Ho fatto un po’ fatica a ritrovare il coraggio per prendere in mano un altro copione e provare a metterlo in scena: mi ci sono voluti diversi anni per rifarlo ma, alla fine, sono comunque risalito sul cavallo dopo essere caduto. Anche se forse il cavallo stava quasi morendo di vecchiaia».

Si ritiene coraggioso?
«Fino a qualche tempo fa mi davo del vigliacco: ora, quando rivedo le cose che ho fatto, penso di essere stato molto coraggioso. Lo dico oggi per la prima volta. Analizzo sempre tanto, sono troppo macchinoso, ma non c’è niente da fare: il mare calmo dopo un po’ mi rompe i coglioni. Ho bisogno di un po’ di disordine. Ed è per questo che penso a un festival interamente dedicato alla comicità, due o tre giorni in un posto adatto con palchi piccoli, medi e grandi in cui i nomi più importanti e i più giovani possano mettersi alla prova. Se trovo il coraggio, lo faccio».

Non diceva di essere coraggioso?
«Prima devo tornare a teatro: se io stesso non mi esibisco da più di 15 anni dal vivo non penso che avrei la credibilità giusta per lanciare questo Woodstock dei cretini come meriterebbe. E poi, riflettendo sul passato, penso che se fosse esistito un festival del genere quando ho iniziato sarei stato contentissimo di provarci».