L’ambizione di Where Winds Meet non è cosa da poco. Questo action-GdR in terza persona pubblicato dal colosso cinese NetEase si presenta infatti su PC e PlayStation 5 come un open world gratuito che tenta di fondere l’epica del genere Wuxia cinese con una miriade di meccaniche di gioco. Una formula, quella del free to play abbinato (soprattutto) a produzioni cinesi e coreane, che qui punta ancora più in alto, andando a sfidare idealmente il dittico Tsushima-Yotei, certe meccaniche soulslike “alleggerite” ispirate alle ultime creazioni di Team Ninja, elementi MMO (gilde, raid, eventi) e inevitabili influenze in stile Genshin Impact.

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Ambientato nella turbolenta Cina del X secolo e sviluppato dal team esordiente di Everstone Studio (altro elemento da tenere in considerazione), il gioco propone un ecosistema ricchissimo di attività e missioni con una libertà di scelta che, per estensione e profondità, si è riscontrata raramente in un titolo free to play. La stessa narrazione, pur non essendo il fulcro dell’esperienza, non è nemmeno qualcosa di completamente accessorio, raccontando un plot tutto sommato godibile e articolato tra intrighi politici, affondi fantasy ed evoluzioni personali e spingendo il giocatore attraverso una campagna che, se affrontata in lungo e in largo, può superare anche le 150 ore.

L’architettura del combattimento

In un gioco simile, il sistema di combattimento rappresenta un elemento fondamentale e per fortuna Where Winds Meet non delude su questo versante. La meccanica principale ruota attorno al concetto (tanto caro a Sekiro: Shadows Die Twice) di postura, con una barra che, se ridotta, lascia il nemico esposto a un colpo critico devastante. Il modo migliore per infliggere danni è l’esecuzione perfetta di una classica parry, qui leggermente più indulgente di quella di Sekiro ma tale da richiedere comunque un’attenta lettura dei pattern di attacco nemici specialmente contro i boss più imponenti, che spesso sfoggiano lunghe combo con tempistiche sempre diverse. Una scelta intelligente, che cerca di bilanciare la difficoltà tipica dei soulslike con una maggiore accessibilità.

Inoltre, non si è legati a un singolo moveset. Il gioco offre infatti un arsenale variegato che include spada, ombrello, ventaglio, lancia e altre armi tradizionali per un totale di sette tipi distinti. Ognuno di questi tipi di arma è associato a uno stile marziale specifico e a un proprio albero di abilità uniche. Il sistema incoraggia il cambio fluido dell’arma in combattimento, permettendo di adattarsi istantaneamente a diverse situazioni e combinando stili e tecniche per creare combo personali e dinamiche.

A tutto ciò si sovrappongono tre categorie di arti mistiche, abilità speciali che definiscono lo stile di combattimento, esplorazione e interazione con l’ambiente. Ce ne sono in tutto una ventina e se ne possono equipaggiarne fino a 8 contemporaneamente (sebbene solo 4 siano visualizzate nella barra rapida). La loro attivazione e concatenazione, insieme alla gestione del cooldown e ai vari stili (“parry‑centrici”, aggressivi, crowd control), aggiungono un ulteriore strato tattico, rendendo gli scontri mediamente impegnativi, frenetici e visivamente spettacolari.

Ho apprezzato anche le boss fight per ritmo e attenzione coreografica, con una buon senso di progressione man mano che si padroneggiano parate, schivate perfette e gestione delle risorse, sebbene i pattern d’attacco non siano particolarmente complessi e soffrano di una certa ripetitività. Il difetto principale del combat system è che si appoggia a un sistema di progressione fin troppo denso e poco leggibile.​ Ci sono infatti tanti strati di crescita (livello personaggio, equipaggiamento, arti mistiche, stili marziali, upgrade delle armi, albero delle abilità), ma l’interfaccia non chiarisce bene cosa incida davvero sul danno, sulla postura o sulla sopravvivenza.​ Anche perché i tutorial sono frammentati e un po’ superficiali e non indicano chiaramente perché una scelta sia migliore di un’altra per un determinato stile di combattimento.​

Tutta una questione di grinding?

Il risultato è che se non si investe nei rami “giusti”, si rischia di ritrovarsi in uno sweet spot sbilanciato, per il quale o si fa troppo poco danno e i nemici diventano spugne, o si rompe il bilanciamento con combinazioni molto forti senza capirne davvero il motivo.​ Tutto ciò crea una barriera d’ingresso extra e, di fatto, non basta imparare parry, timing e pattern, ma bisogna studiarsi attentamente anche menu e sinergie, cosa che persino molti giocatori appassionati di action/soulslike potrebbero trovare macchinosa e poco intuitiva rispetto alla solidità del combattimento “puro”.

Se però si riesce a superare questo scoglio, Where Winds Meet riesce a dare parecchie soddisfazioni anche al di fuori dei combattimenti; l’esplorazione, ad esempio, contempla un vasto mondo di gioco suddiviso in oltre 20 regioni ricche di punti di interesse. L’insieme delle cosiddette meccaniche “traversal” amplifica inoltre il senso di libertà e di movimento, che ben si sposa con un open world di simili dimensioni; il nostro alter ego può infatti eseguire salti potenziati, corse sui muri e sui tetti, planata e volo, agganci a punti specifici e scatti ad alta velocità, oltre a utilizzare cavalcature o teletrasporti per coprire grandi distanze. Questo parkour acrobatico rende l’esplorazione rapida e gratificante ed è pensato per raggiungere punti nascosti, collezionabili e scorciatoie premiando anche il movimento verticale. Inoltre, molte attività e alcuni scontri sono costruiti proprio attorno a salti, planate o agganci, e sbloccare e padroneggiare simili abilità rende il titolo estremamente fluido.​​


la caratterizzazione estetica in stile wuxia è uno degli aspetti più intriganti del gioco.

Un mondo così vasto e articolato non può non sfociare in una longevità enorme e infatti, come già accennato prima, la campagna principale di Where Winds Meet può raggiungere e persino superare le 150 ore senza contare gli elementi PvP e MMO, un risultato notevole per un gioco free to play. Questo anche grazie alla vasta offerta di attività secondarie come il sistema dei mestieri, che permette di intraprendere professioni alternative (e sbloccabili nel corso del gioco) come guaritore, architetto o mercante.

Minigame e sistemi di gioco collaterali, sebbene possano risultare superflui o poco rifiniti, offrono una diversificazione del gameplay impressionante e aggiungono profondità all’interazione con l’ambiente e i PNG. Quella voluta da Everstone Studio è, insomma, un’esperienza (ancora non perfetta e a tratti fin troppo dispersiva) che premia un investimento di tempo a lungo termine, permettendo di andare oltre le classiche missioni. Se però decidete di percorrere anche questi percorsi “alternativi”, dovete mettere in conto parecchio grinding per materiali di crafting e potenziamenti vari.

Soli o in compagnia: a voi la scelta

Non crediate infatti che la formula free to play sfoci alla fine in una “pay to win”. In Where Winds Meet non si possono comprare potenziamenti, armi migliori, boost per le statistiche o facilitare una progressione accelerata con denaro reale. La monetizzazione si basa infatti solo su contenuti cosmetici di vario tipo, anche se volendo quasi tutto è ottenibile gratuitamente giocando.

Inoltre, non ci sono gacha per personaggi/armi e, nonostante non abbia un’esperienza vastissima con titoli di questo tipo, Where Winds Meet mi è sembrato uno dei free to play più onesti in tale senso. Se poi volete variare un po’ le cose, una volta che si raggiunge un certo livello di esperienza ci si può dedicare al PvP, una componente fortemente skill-based e nettamente separata dal PvE. Non vi ho dedicato molto tempo, ma da quanto visto la varietà non manca tra sfide 1v1, una battle royale a cinque giocatori, duelli 1v1 open world contro giocatori vicini e persino guerre di gilde a 60 giocatori.

Inoltre, anche se l’esperienza può essere affrontata benissimo in solitaria, non manca un sistema co-op a inviti fino a 5 giocatori (voi più quattro amici) in istanze private; una modalità utile per lo più quando bisogna gestire boss particolarmente tosti, dungeon, eventi dinamici e sfide PvE settimanali. Nel co-op, gli ospiti non avanzano nella storia principale, ma guadagnano comunque esperienza, loot e ricompense da combattimenti, contribuendo ad arricchire ulteriormente una proposta quanto mai completa e dalla difficoltà altamente personalizzabile (i livelli tra cui scegliere sono ben cinque).

Un altro aspetto interessante del gioco è il suo potenziale futuro. Rispetto al day one dello scorso 14 novembre, la versione per PlayStation 5 è già stata aggiornata con miglioramenti alla stabilità online e alle prestazioni generali, ma è proprio la natura stessa del gioco che suggerisce un forte investimento da parte di NetEase per rendere Where Winds Meet un’esperienza di lungo respiro. Nell’immediato futuro, spero soprattutto in una semplificazione radicale dell’interfaccia, che attualmente risulta confusa e disorganizzata, ma anche nell’aggiunta dei sottotitoli in italiano e in una rifinitura dell’enorme quantità di sistemi di gioco già presenti, magari togliendo o sistemando alcune attività secondarie troppo ripetitive.


padroneggiare a dovere tutti i sistemi di gioco è una piccola impresa.

Insomma, lo spazio per migliorare e smussare certi aspetti c’è tutto ed è quasi scontato che sia così, considerando che il team di sviluppo è al suo esordio e che un titolo di simile portata non poteva uscire perfetto già al day one. Il discorso vale anche per il comparto grafico che, almeno su PlayStation 5 (non so come sia su PC), alterna picchi di eccellenza (paesaggi vasti e suggestivi con effetti particellari dinamici, luci volumetriche e dettagli ambientali immersivi) a vistosi cali qualitativi tra frame-rate ballerino, texture così così, dettaglio dei personaggi altalenante e ancora diversi glitch da sistemare. Avercene, però, di free to play così!

MODUS OPERANDI

Ho scaricato gratuitamente Where Winds Meet da PlayStation Store e ci ho giocato su PlayStation 5 per circa 60 ore, cercando di fare più attività possibile dopo aver completato la quest principale ed essermi dedicato un po’ al PvP. Il titolo, disponibile anche per PC, ha testi e sottotitoli solo in inglese e richiede una connessione online costante.

Where Winds Meet è un progetto free to play molto ambizioso, imperfetto, ma ricco di personalità. Dietro un’interfaccia confusa e un sistema di progressione sovraccarico, si nasconde infatti un action-GdR solido e capace di regalare momenti spettacolari, grazie a un combat system tecnico ma non troppo complesso o punitivo, un mondo vastissimo e un’esplorazione “acrobatica” davvero appagante. Se si accetta l’idea di investire tempo per comprenderne i molti sottosistemi del gioco e se non si è troppo allergici al grinding, le decine di ore che passerete in compagnia di Where Winds Meet sapranno ripagarvi con generosità, anche se è soprattutto nel lungo periodo che un titolo simile saprà farsi valere. Certo, tutto dipenderà dal supporto produttivo di NetEase, ma l’accoglienza iniziale è stata molto calorosa e la sensazione è che sentiremo parlare di questo gioco ancora a lungo.