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Redazione Economia

Gli enti locali potrebbero decidere in autonomia la rottamazione dei propri crediti, prevede la Manovra. Migliaia di contribuenti che hanno una pendenza per una tassa omessa potrebbero rientrare in una definizione agevolata

Abbiamo 8 mila Comuni che iscrivono a ruolo miliardi di posizioni, tra multe e bollette Tari non pagate. Il tempo scorre inesorabile fino alle cartelle fiscali, poi deve essere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a farsi carico dell’onere. Quando invece potrebbero fare da sé. Lo Stato si comporta allo stesso modo sia che si tratti di un debito di 150 euro per una multa non pagata, che una frode societaria da 200mila euro (ne abbiamo scritto qui tempo fa in un dataroom di Milena Gabanelli). 

L’autonomia degli enti

Ecco, ora la svolta. Possibile, non ancora efficace. Mancano alcuni passi, ma in prospettiva gli enti locali potrebbero decidere in autonomia la rottamazione dei propri crediti. Migliaia di contribuenti e imprese che hanno una pendenza per una tassa omessa o una multa stradale non pagata potrebbero rientrare in una definizione agevolata per sanare il dovuto, segnala il quotidiano La Stampa. 



















































Le delibere attese dei Comuni

La novità, contenuta nella Legge di bilancio 2026, dunque riconosce anche a Comuni e Regioni il potere di mettere a punto estinzioni di debito vantaggiose. Ma il meccanismo non è automatico. Il provvedimento rimette la scelta ai singoli enti. Comuni e Regioni che vogliono avvalersi della “rottamazione” devono prima approvare una delibera e fissare quali tributi sono ammessi, i termini e le modalità di adesione per i contribuenti. Il provvedimento deve essere, poi, trasmesso telematicamente al portale del federalismo fiscale e pubblicato sul proprio sito istituzionale.

I tributi ammessi

L’eventuale «condono» è destinato solo ai tributi locali. Sono quindi escluse le addizionali comunali e regionali. Fuori anche l’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive). Restano l’Imu (l’imposta municipale propria su seconde case, fabbricati e terreni), la Tari (la tassa rifiuti annuale), l’Icp (l’imposta comunale su pubblicità e diritti di affissioni), i canoni patrimoniali unici (dovuti per l’occupazione del suolo pubblico e la pubblicità). L’imposta di soggiorno. E poi le multe stradali in denaro o i tributi regionali come bollo auto e canoni idrici. I benefici per chi paga il pregresso? Si dovrebbe poter contare su un congruo sconto di sanzioni e interessi di mora, rinuncia agli oneri accessori e di riscossione oltre alla sospensione di eventuali azioni esecutive in corso.

L’ammontare delle pendenze

Al 31 gennaio 2025, il valore residuo dei carichi affidati alla riscossione ammonta a circa 1.279,90 miliardi di euro (al netto di sgravi, annullamenti e importi riscossi). Quasi 22 milioni di contribuenti italiani hanno un debito in sospeso a fronte di 173 milioni di cartelle, avvisi di addebito e accertamento esecutivo. Di questa montagna, i tributi locali inevasi sono 41,97 miliardi: 27,61 miliardi relativi ai Comuni e 14,81 miliardi di Province e Regioni. «L’importo con «alta aspettativa di riscossione» si ferma, per i Comuni, a 19,72 miliardi mentre per gli altri enti territoriali sono ritenuti “riscuotibili” 11,52 miliardi», ricostruisce il quotidiano torinese.

Il finanziamento della spesa

Grazie alle imposte locali i Comuni finanziano almeno il 40% della propria spesa. In particolare, con Imu e Tari. Da sole, assicurano quasi l’80% delle entrate. E non è un caso che siano anche le più evase. Nell’ultimo anno il gettito Imu è stato di 16,9 miliardi, di cui più di 1,4 miliardi riacciuffato. Peggio la Tari: il gettito complessivo annuo della tassa sui rifiuti è intorno ai 10 miliardi. Ma, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, nel 2023 ne sono stati riscossi appena 5,9. La performance di recupero di quanto non versato in precedenza, poi, è di soli 2,6 miliardi su uno stock residuo di 15,3.

Il rischio di favorire l’evasione

Il timore di alcuni è che questa possibilità si trasformi in incentivo a non pagare tanto poi si può risparmiare sugli oneri accessori. Non mancano altre incognite. La prima è il possibile divario se Comuni limitrofi faranno scelte diverse. La seconda è la situazione finanziaria dell’ente locale. Non è chiaro se chi è in equilibrio di bilancio non può farvi ricorso o quale sia il parametro per i bilanci in disavanzo. Si vedrà nel passaggio parlamentare da qui alla fine dell’anno.

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29 novembre 2025 ( modifica il 29 novembre 2025 | 08:05)