La convocazione come sparring partner con l’Italia, sogni Slam e un presente tra Serie A con il Tennis Zavaglia e test federali. L’intervista esclusiva di TennisTalker ad uno dei giovani più promettenti del tennis italiano
Una convocazione arrivata quasi all’improvviso, un sogno che inizia a prendere forma, un’esperienza che può segnare una carriera. Per Carlo Alberto Caniato, classe 2005, la chiamata come sparring partner dell’Italia in Coppa Davis è stata molto più di un semplice premio: è stata una settimana vissuta da protagonista accanto ai migliori azzurri.
Il giovane tennista ferrarese era in Portogallo, impegnato in un torneo – poi vinto – quando il suo allenatore, Alberto Casadei, ha ricevuto la telefonata della Federazione. “Mi avevano detto che c’era la possibilità di fare da sparring”, racconta Caniato, “ma non mi aspettavo assolutamente di vivere l’esperienza a 360 gradi. Ero sempre con loro: negli spogliatoi, in hotel, a cena, per gli allenamenti e in panchina durante le partite. Credevo mi avessero chiamato per un paio di giorni, non certo per viverla così.”
La sorpresa e le prime reazioni
Gli abbiamo chiesto chi siano state le prime persone alle quali ha comunicato la notizia e da chi invece abbia ricevuto il primo messaggio di congratulazioni. “Il primo pensiero è stato che sarebbe stata un’esperienza enorme per la mia crescita tennistica e l’ho detto subito alla mia famiglia. Il primo messaggio ricevuto è stato invece di un amico di Ferrara che però è esterno al mondo del tennis.”
L’impatto con i big dell’Italia
Arrivato a Bologna, il primo allenamento è stato con Cobolli, ma nei giorni seguenti ha incrociato praticamente tutti. “Ho giocato tre volte con Berrettini e poi spesso con Sonego, perché era il terzo singolarista, ma, partendo dalla panchina, era quello che si allenava di più.”
Ed è stato proprio Berrettini a lasciargli il ricordo più prezioso: “La prima volta che ci ho giocato, dopo qualche punto ci siamo seduti in panchina, anche con il mio allenatore, e Matteo mi ha dato un consiglio sul servizio: lui è un grande servitore e soprattutto sa come parlare ai giovani. Mi ha fatto sentire subito a mio agio. Confermo che è generosissimo, il vero uomo squadra, come si è sempre saputo.”
Carlo Alberto Caniato e Matteo Berrettini dopo aver conquistato la Coppa Davis 2025
Obiettivi e ispirazioni
E tra i giocatori presenti in Davis, quello a cui Carlo Alberto si sente più vicino è proprio il romano: “Berrettini gioca molto servizio-dritto, pochi colpi, aggressivo. È quello che si avvicina di più alle mie caratteristiche. Cobolli è diverso: si muove meglio, è un po’ più basso e sfrutta qualità differenti.”
Non possiamo esimerci dal chiedergli se si vede, un domani, con la squadra di Davis, ma da titolare. “Sicuramente uno dei miei obiettivi è arrivarci da titolare. Se già viverla in panchina dà emozioni incredibili, figurarsi giocarla.”
Nel mirino, già nel 2026, c’è la prima qualificazione Slam: “Significa entrare tra i 200-240 del mondo. È l’obiettivo principale per il prossimo anno.”
Una curiosità: agli Internazionali BNL di Roma, Carlo Alberto – in coppia con Federico Bondioli – al primo turno del main draw di doppio avevano sconfitto proprio Bolelli e Vavassori. Come sarà stato l’incontro…?
“No no, sono stati gentilissimi e davvero molto disponibili. Con Vavassori avevo già un rapporto più diretto perché facciamo parte della stessa agenzia, quindi lo conosco un po’ meglio. Ma entrambi sono stati carini e molto alla mano. Ogni tanto con gli altri scappava qualche battuta su quella partita di Roma, ma loro l’hanno presa in modo assolutamente tranquillo. Nel tennis succede: si vince, si perde, e le sconfitte ci sono e vanno semplicemente digerite.”
Sinner e un match point immaginario
Tra i campioni azzurri, Caniato ha avuto modo di incontrare anche Sinner, a Roma, quando lo scorso maggio ha giocato agli Internazionali BNL: “È venuto lui a salutarmi. Tutti me ne parlavano come di un ragazzo eccezionale e lo confermo. Non ho potuto conoscerlo bene come i ragazzi della Davis, ma spero in futuro di averne l’occasione”.
Se dovesse scegliere contro chi giocare un match point? “Con Sinner. Già che ho il match point io, tanto vale puntare in alto! E poi il suo tennis è quello che più si avvicina alle mie caratteristiche.”
Una crescita che parte dal lavoro
Il giovane ferrarese è descritto da tutti come un grande lavoratore, e lui stesso non lo smentisce: “Sì, è vero. Fino a quando una cosa non viene perfetta, continuo a farla. Può essere un pregio e un difetto, ma in campo è fondamentale. I risultati arrivano così, non inseguendo solo i punti.”
Un consiglio che daresti al te stesso? “Di vivere ogni momento come se fosse il primo e di divertirsi sempre. In questo sport, senza divertimento diventa tutto difficile. È quello che mi dice sempre la mia famiglia e io non lo scordo mai.”
Un finale di stagione tra stanchezza e progetti
Dopo la sbornia emotiva della Davis, la sconfitta al primo turno al Challenger 50 di Atene è stata quasi inevitabile: “C’era tanta euforia e tanta stanchezza, era normale.”
Caniato è anche impegnato con lo Zavaglia Ravenna con cui ora dovrà affrontare lo spareggio per restare in Serie A1: “Abbiamo fatto 3-3 domenica e ora vediamo come va la prossima”.
Nei prossimi giorni tornerà a Tirrenia per due giorni di test, poi una breve pausa a casa a Ferrara – molto gradita anche ai nonni – e forse qualche giorno di vacanza a Capodanno: “Magari cinque o sei giorni da qualche parte, tutti insieme, con i miei genitori e noi quattro fratelli: una cosa che non succede spesso”.
Ci dici quale emoji sceglieresti per meglio definire la tua convocazione in Davis? “Sicuramente quella con gli occhi a stella 🤩”
Nato sotto il segno dello scorpione, determinato, piedi saldi a terra e testa avanti. Una cosa è chiara: questa convocazione non è un punto di arrivo. È un punto di partenza. E, conoscendolo, Caniato non si fermerà finché non tornerà in quella panchina. Ma da giocatore.