Dopo una faticosa settimana lavorativa, è finalmente arrivato il weekend. Piccolo problema non previsto: siamo ormai a dicembre e il maltempo ha mandato a monte ogni proposito di gita fuori porta. Ma perché rinunciare al piacere di stare in compagnia? Meglio sfruttare l’occasione per provare “quella novità” di Netflix. Di quale novità parlo? Beh, sappiate che da qualche tempo il colosso dello streaming permette di giocare direttamente sulla TV usando lo smartphone come controller. Inutile dire che il mio gruppo di amici si è prestato, più o meno volontariamente, come cavia per testare il servizio. L’esperimento ci dirà se basta davvero inquadrare un QR code per trasformare il salotto in una sala giochi, o se finirà dimenticato come tante altre trovate Netflix.

Il setup è davvero così semplice (ma c’è un “ma”)

Prima di addentrarmi nell’analisi del servizio, una premessa importante: i miei compagni di avventura sono tutt’altro che gamer smaliziati, per cui il fattore accessibilità peserà parecchio nella valutazione. Ebbene, da questo punto di vista la sfida è stata superata a pieni voti.

Netflix ha svolto un lavoro eccellente: basta aprire l’app sulla Smart TV (o come nel mio caso tramite Fire Stick), navigare nella sezione Giochi e scegliere un titolo tra quelli che possono essere avviati direttamente da televisore. Anche il meno tecnologico della brigata, oramai abituato quantomeno ai menu dei ristoranti con QR code, saprà immediatamente cosa fare: si inquadra con il telefono, l’app Netflix si apre in modalità controller e in letteralmente dieci secondi si è pronti a giocare. Niente download sulla TV, men che meno lunghe configurazioni o sincronizzazioni Bluetooth fallite. Funziona tramite cloud gaming, ma a differenza di GeForce Now o Xbox Cloud (sarà per la consolidata stabilità dell’ecosistema Netflix) qui siamo decisamente su un altro piano. I requisiti sono minimi: una Smart TV compatibile (Samsung, LG, Sony recenti, oppure Fire Stick, Chromecast, Roku), almeno 10 Mbps di connessione, uno smartphone a testa e ovviamente un abbonamento Netflix attivo.

Ecco però che proprio sul fronte accessibilità emerge una prima criticità: ogni giocatore deve avere l’app Netflix installata sul telefono. Per i party game questo significa convincere tutti i presenti a scaricare l’applicazione (o la companion app “Netflix Game Controller” dedicata), e non è detto che tutti ne abbiano voglia. C’è sempre l’amico del gruppo senza abbonamento Netflix che storce il naso all’idea di installare un’app “solo per giocare a Pictionary”. Poco male se siete in famiglia o tra amici stretti, ma può rappresentare un freno in contesti più casuali.

Pictionary, Tetris e LEGO: qui Netflix convince

Ma che titoli si giocano su TV con Netflix? Tanto per cominciare, una nutrita selezione di party game. Ho iniziato con Pictionary Game Night. Serve veramente che spieghi di cosa si tratta? In questa versione pensata per Netflix il core rimane identico al classico Mattel: uno disegna sul touchscreen del telefono, gli altri osservano lo scarabocchio materializzarsi in TV e devono indovinare. Ottimo il supporto fino a ben 10 giocatori, il timer crea la giusta dose di panico, e anche chi non ha mai sfiorato un videogioco in vita sua si diverte. Adatto sia a pittori in erba che a negati assoluti in ambito artistico, come il sottoscritto. Il successo con la giusta compagnia è garantito.

Siamo poi passati a Tetris Time Warp. Il gameplay è un tuffo al cuore per tutti i veterani del leggendario puzzle game, e ciò che mi ha colpito è la presenza di una gradita variazione sul tema che strizza l’occhio a noi gamer non certo di primo pelo: ogni tot linee eliminate si attiva infatti un “salto temporale” che ti catapulta in versioni storiche del gioco. Ogni epoca presenta un mini-obiettivo da completare prima di tornare al presente. In split-screen fino a 4 giocatori, risulta perfetto sia per chi Tetris l’ha vissuto su Game Boy che per chi lo scopre oggi.

La serata si è poi chiusa in bellezza con LEGO Party! Avete presente Mario Party? Ecco, esattamente quello ma in salsa mondo a mattoncini, con tabellone digitale e decine di minigiochi brevi e accessibili. Fare il pizzaiolo, duelli con la spada, rubare ciambelle ai draghi, gare di costruzione. Ogni mini-gioco dura un paio di minuti, coinvolge tutti, e funziona anche con chi non ha mai impugnato un pad in mano.

Il catalogo party game include anche Boggle Party (fino a 8 giocatori per sfide di parole) e Party Crashers (deduzione sociale in stile Lupus in Tabula, da 3 a 6 giocatori). Insomma, per questo tipo di esperienza Netflix ha centrato l’obiettivo. Il controller virtuale funziona egregiamente: tocchi, swipe, pulsanti virtuali rispondono senza tentennamenti. Connettere più telefoni è immediato, ognuno scannerizza il proprio QR e in pochi secondi è operativo. Zero attriti, solo spazio per tante risate in compagnia.

Il problema arriva con i giochi più impegnativi

Terminata la serata collettiva, ho continuato a esplorare il catalogo in solitaria. Netflix propone anche titoli più articolati: Oxenfree (avventura grafica narrativa pluripremiata), Link Twin (puzzle game cerebrale con 100 livelli), Cozy Grove: Camp Spirit (life-sim rilassante), ma anche qualche bell’arcade come Missile Command: Recharged (revival del classico Atari) e Rocket (arcade spaziale in stile Asteroids o Solar Jetman, ma con più insetti). Ed è qui che i limiti del sistema emergono prepotentemente.

Non voglio dire che la mia sessione con Oxenfree sia stata un completo fallimento, tutt’altro: il controller virtuale dello smartphone assolve il suo compito, certo. Ma dopo venti minuti ti ritrovi a pensare: “perché non posso usare un pad vero?”. Il touchscreen va bene per minigiochi da tre minuti, ma su esperienze più prolungate diventa scomodo. Le dita ostruiscono parte dello schermo, manca il feedback tattile dei pulsanti fisici, e dopo un po’ la mano accusa la stanchezza. Identica situazione con il pregevole Link Twin, puzzle elegante e rilassante che diventa quasi frustrante da giocare esclusivamente per via del controller virtuale. E a quel punto mi sorge spontanea una domanda: ma non è possibile utilizzare un controller Bluetooth tradizionale? E qui la risposta è purtroppo negativa. Netflix al momento supporta esclusivamente lo smartphone come periferica. Curiosamente, alcuni titoli come Missile Command: Recharged supportano mouse e tastiera se giocati tramite browser su Netflix.com, ma sulla TV rimane obbligatorio lo smartphone. Una scelta inspiegabile, soprattutto considerando che la tecnologia per integrare pad standard esiste ed è ampiamente collaudata.

Dunque mi interrogo: se Netflix ambisce davvero a presidiare il gaming da salotto, perché limitarsi in questo modo? Amazon Luna da anni supporta pad Bluetooth standard e propone un catalogo con titoli AAA come Control, Resident Evil, Metro Exodus. Netflix dispone della tecnologia cloud, dell’infrastruttura, della base utenti. Perché non seguire quella strada? Il catalogo attuale annovera appena una decina di titoli, tra casual e indie. Per carità, come abbiamo visto le gemme non mancano, ma se l’intenzione è competere seriamente nel cloud gaming servono esperienze più sostanziose. Red Dead Redemption è stato annunciato per mobile, ma su TV? Niente. Titoli di respiro maggiore? Niente. È una soluzione perfetta per il pubblico casual, indubbiamente, ma esiste una vasta platea di giocatori che attende con impazienza qualcosa di più corposo.

E se avete figli, c’è un altro problema

Un dettaglio tutt’altro che trascurabile per le famiglie: i giochi non sono accessibili dai profili Kids. Se vostro figlio utilizza un profilo bambini su Netflix, non potrà giocare nemmeno ai titoli più innocui come LEGO Party o Tetris. Deve necessariamente passare a un profilo adulto, con tutti i contenuti che ne conseguono. Per un servizio che si propone come “per tutta la famiglia”, è una limitazione davvero incomprensibile. Sul fronte tecnico Netflix ha svolto un buon lavoro. Streaming a 1080p stabile, input lag impercettibile sui party game, sincronizzazione smartphone-TV immediata. Il sistema funziona. Ma funzionare non basta se poi il catalogo rimane limitato, il controller virtuale si trasforma in un collo di bottiglia per le esperienze più lunghe, e mancano feature basilari come il supporto ai pad Bluetooth o l’accesso dai profili Kids.

La sensazione, ribadita dal bollino “beta” presente per queste esperienze su TV, è di trovarsi di fronte a un servizio ancora in fase di rodaggio. Netflix sembra aver puntato esclusivamente sul mercato casual, quello delle serate tra amici sprovvisti di console. Giusto, sacrosanto, quel pubblico esiste ed è consistente. Ma perché escludere chi vorrebbe anche solo la possibilità di cimentarsi con qualcosa di più strutturato? Supportare controller Bluetooth e ampliare il catalogo con titoli di medio-alto profilo non cannibalizzerebbero l’offerta casual, la completerebbero. Anche perché, a osservare i titoli del catalogo Netflix accessibili solo da smartphone, le esperienze più articolate ci sono eccome.