di
Alberto Giulini
Egiziano, sposato con 2 figli, è in Italia da 21 anni. Ora si trova nel Cpr di Caltanissetta. Da giorni si susseguono sit-in e fiaccolate davanti alla prefettura per evitarne l’espulsione. «In Egitto rischia la tortura e il carcere»
Mohamed Shahin resta nel Cpr di Caltanissetta. È stato convalidato il provvedimento di trattenimento a carico del 46enne, imam della moschea di via Saluzzo. In Italia da 21 anni, sposato e con due figli piccoli nati a Torino, l’uomo è stato prelevato lunedì all’alba dalla sua abitazione.
Ai cortei
Shahin è destinatario di un decreto di espulsione con rimpatrio immediato in Egitto firmato dal ministro Piantedosi. Il procedimento è scattato dopo un intervento al megafono in piazza Castello, durante una manifestazione per festeggiare il cessate il fuoco a Gaza. «Quello che è successo il 7 ottobre non è una violazione, non è una violenza», le parole pronunciate da Shahin. Una frase che sollevò molte polemiche, portando la deputata Fdi Augusta Montaruli a chiedere l’espulsione del 46enne. All’imam è stata inoltre contestata la partecipazione a due cortei che hanno bloccato il raccordo per l’aeroporto di Caselle, portando all’accusa di interruzione di pubblico servizio. Ha ribadito di essere contro «ogni violenza» Mohamed Shahin, l’imam di Torino destinatario di un provvedimento di espulsione del ministero dell’interno. L’occasione è stata un contatto di oggi con uno dei suoi avvocati,
Le mobilitazioni per il rilascio
Il trasferimento al Cpr di Shahin ha fatto scattare una mobilitazione permanente a Torino. Un primo presidio di fronte alla prefettura è stato indetto la mattina seguente e le iniziative sono proseguite tutti i giorni: mercoledì un’assemblea per coordinare le proteste, giovedì una fiaccolata in centro e un presidio di cittadini di San Salvario, venerdì un falò in piazza Castello. «E andremo avanti tutti i giorni, fino a quando Mohamed non sarà di nuovo tra noi», hanno spiegato gli attivisti che stanno scendendo quotidianamente in piazza per la sua liberazione.
Richiesta d’asilo
Lunedì verrà depositato il ricorso per la richiesta di asilo, per evitare che Shahin venga accompagnato in Egitto. «Ho il terrore di essere arrestato, torturato e ucciso – ha spiegato il 46enne al giudice della Corte d’appello di Torino –. Non sono una persona che sostiene Hamas e non invito alla violenza: ciò che ho sempre detto è che il popolo palestinese deve avere la propria sovranità».
Nel quartiere San Salvario
Per Shahin si è mobilitato anche un collettivo spontaneo di cittadini di San Salvario, quartiere dove l’imam è da anni molto attivo su diversi fronti, dal dialogo interreligioso al contrasto allo spaccio. «Mohamed è parte del nostro quartiere ormai da anni – spiegano –. Ha lavorato costantemente per il dialogo interreligioso e si è impegnato per la diffusione dei valori della Costituzione italiana nella comunità musulmana del quartiere. La moschea ha sempre mantenuto un’apertura verso tutte le comunità, laiche e religiose, ed è stata spazio di progettualità comune. Mohamed non rappresenta un pericolo per lo Stato italiano, la comunità locale difende un suo componente che ha contribuito alla convivenza e al dialogo nel quartiere».
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29 novembre 2025 ( modifica il 29 novembre 2025 | 17:20)
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