di
Chiara Maffioletti
Intervista all’attrice, protagonista della seconda stagione di «Landman» su Paramount+: «Se passi il tuo tempo sotto una campana di vetro sicura, tutto è noioso. La vita può cambiare in ogni secondo, serve vivere il presente»
Arriva all’appuntamento con in braccio il suo cagnolino, Pilaf, chihuaua a pelo lungo (peraltro dello stesso identico colore del suo golfino, ma la speranza è che sia un caso) che vanta migliaia di follower su Instagram. A fianco a lei c’è un’assistente, pronta a tenerlo in braccio appena «mamma» Demi Moore fa anche solo il gesto di consegnarglielo. Se qualcuno dovesse fare il ritratto di un’attrice di Hollywood, di una diva conosciuta in tutto il mondo, partirebbe da qui.
Eppure Moore è anche una donna che ha conosciuto molti momenti complicati e che ha faticato a ritenere legittimo il potere che ultimamente sente nuovamente tra le mani, dopo un film di successo (ma che non le ha dato il tanto atteso Oscar) come The Substance e una serie, Landman (su Paramount +) in cui ora, nella seconda stagione, è protagonista assoluta. Nei panni, proprio, di una donna di potere a capo di un’azienda petrolifera.
Crede che per le donne sia più complicato conquistare posizioni di potere rispetto agli uomini?
«Sì, lo è. Così come mantenerlo. Ci sono certe sfide sicuramente diverse per le donne rispetto a quelle che sono chiamati a superare gli uomini, ma non mi è mai piaciuto soffermarmi su questo aspetto e vedere il mondo da quella prospettiva, perché rende noi donne delle vittime».
Quindi quale è il suo punto di vista?
«Intanto non pensarmi come una vittima. Nella vita ci sono delle opportunità e bisogna impegnarsi per coglierle. Per me il potere è stato scoprire la vera essenza di chi sono. Che spesso è l’opposto di come mi si vedeva da fuori».
E’ diventata presto tra le dive più note al mondo.
«Ma non ho mai pensato al potere associandolo al denaro, oppure all’idea di dovermi azzannare con altri per ottenerlo».
Però ha scelto progetti anche rischiosi, come l’ultimo «The Substance».
«A volte scegli dei rischi, altri sono i rischi che scelgono te. E a volte riflettono qualcosa che tu sai che in qualche modo è parte di te e lo affronti con una consapevolezza diversa, ti poni delle domande, arrivi in profondità che non avevi esplorato. Poi va anche detto che prediligo progetti che mi spingono fuori dalla mia zona di confort: sono quelli che mi consentono di crescere e migliorare come persona».
Oggi ha 63 anni: si sente migliore?
«Posso dire di si. Se passi il tuo tempo chiuso dentro una sorta di campana di vetro sicura, tutto diventa noioso e privo di significato. Ma quando cerchi di metterti alla prova, prendendoti anche dei rischi, facendo cose che possono anche rivelarsi dei fallimenti, e che magari a volte lo sono anche stati, ecco che lì cresci e migliori, sia professionalmente che come persona».
Ci sono donne di potere a cui si è ispirata per il suo personaggio di «Landman»? Rimasta vedova, deve prendere la gestione dell’azienda di famiglia e preannuncia di essere più «cattiva» del marito.
«Per Landman in particolare ho avuto modo di conoscere molte donne di potere da cui ho preso grande ispirazione. E ho riscontrato che avevano tutte delle grandi paure. Inoltre, non interpretavano il potere come siamo abituati a vederlo fare dagli uomini, ma in un modo molto femminile che però le portava lontano. Nessuna di loro chiedeva scusa per come erano e credo che questo sia qualcosa di simile alla mia idea di potere: sentirsi autorizzati ad essere chi realmente siamo».
Quale è stata la sfida più grande che ha dovuto affrontare nella sua vita?
«Se ripenso a quando ero più giovane mi torna in mente quanto fossi spaventata e preoccupata da tutto. Avevo paura di non soddisfare le aspettative, di non essere abbastanza brava. Non ho avuto una vera sicurezza crescendo e quindi non ho mai avuto nemmeno un vero e proprio piano per vivere la mia vita. Mi sono dovuta gestire per conto mio da quanto ero davvero molto giovane. Non è stato facile affrontare tutto questo».
Oggi, ancora una volta, si sente meglio?
«Sono cose che non ti lasciano mai del tutto, ma man mano che sono cresciuta ho di certo acquisito gli strumenti per trasformare queste sensazioni in qualcosa di funzionale per me. Mi ci sono impegnata. Quello che è coraggioso è guardare in faccia le proprie paure e avere ancora voglia di buttarcisi dentro per affrontarle».
«Landman» mostra anche come le cose possono cambiare molto velocemente nella vita. Un momento sei giù e quello dopo sei al top. È qualcosa che riconosce di aver sperimentato?
«La vita è ciclica. Quello che so oggi è che è fatta di cadute e momenti in cui risorgi. E che se passi il tuo tempo esaminando il passato e chiedendoti cosa avresti potuto fare diversamente, ci facciamo prendere dall’ansia e perdiamo quello che abbiamo di fronte a noi. E la verità è che davvero tutto può cambiare in un secondo e quello che conta è solo il presente. Essere presente a me stessa è il più grande dono che mi faccio oggi come oggi. Il fatto che tutto sia precario è una realtà per oguno di noi, vale davvero per tutti. Ecco perché non bisogna farsi intrappolare dai propri pensieri e vivere il presente con gratitudine. Ricordandosi che il cambiamento è la sola cosa comune a ogni essere umano».
30 novembre 2025
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