di
Renato Franco

«Non canto più, ho appeso il microfono al chiodo». Ora ogni domenica è su Italia 1 in prima serata con «Zelig On». Al suo fianco lo «scorretto» Ruffini

«Amo il black humor, amo la comicità brutale, ammiro chi riesce a spiazzare con frasi o battute che quando le senti pensi: non può averlo detto per davvero». Lodovica Comello da tempo ha cambiato registro: la musica appartiene al passato, oggi la sua priorità è la televisione. Ogni domenica è su Italia 1 in prima serata con Zelig On che porta sul palco i nuovi talenti — si spera — della comicità. Al suo fianco Paolo Ruffini, ospiti fissi Ale e Franz.

«Sono arrivata in corsa perché all’inizio non era prevista una co-conduzione femminile: ho avvertito un sacco di pressione e un certo senso di inadeguatezza che Paolo mi ha aiutato a superare. Lui vive praticamente a teatro, ha un approccio di comfort totale sul palco e nei confronti del pubblico, io invece tendo a essere un po’ più fredda perché sono abituata alle conduzioni televisive classiche dove tutto è più impostato. La mia formazione mi ha lasciato addosso un grande senso di responsabilità, sono sempre stata molto quadrata, ora cerco la leggerezza e Paolo in questo senso è stato molto generoso e prodigo di consigli».



















































Lodovica Comello ha iniziato come attrice, ha proseguito come cantante, ora ha trovato la sua strada come conduttrice. La svolta della carriera era arrivata grazie al mondo Disney, fucina di babystar che spesso vengono schiacciate da una macchina che pensa solo a creare nuovi «prodotti umani» da lanciare sul mercato: «Violetta mi ha aperto le porte e spianato la strada, sono stati anni felicissimi, i più belli della mia vita. A 20 anni sono andata in Argentina, vivevo sul set, era il mio sogno». Una grande opportunità che però l’ha marchiata con un pregiudizio: «Venivo identificata con quella che aveva fatto le cose per ragazzini, ho dovuto faticare per riuscire a impormi su progetti diversi, non riuscivo a farmi prendere sul serio». La musica è stata una parentesi ormai chiusa: «Ho appeso il microfono al chiodo, sono rimasta scottata anche perché mi sono lanciata nella carriera da solista in modo forse irresponsabile: avrei dovuto aspettarmi che la Lodovica Comello solista non avrebbe attirato la stessa attenzione della Lodovica Comello all’interno della grande macchina di Violetta. Ero abituata agli stadi pieni e mi sono ritrovata a far fatica a riempire i teatri: è stata una doccia fredda brutale».

Il presente è diverso, la ricerca di leggerezza si traduce in un nuovo programma comico. Paolo Ruffini sarà generoso, ma è anche famoso per la sua comicità scorretta, cattiva: l’umorismo deve avere paletti? «Io credo che oggi certi tipi di comicità non facciano più ridere. Penso al tema dell’omosessualità che un tempo veniva trattato in modo molto macchiettistico, oppure agli stereotipi sul ruolo della donna all’interno della coppia. Certe battute su certi argomenti ormai risultano vecchie, out. Ci sono invece temi che secondo me devono ancora essere sbloccati, che molta gente deve ancora digerire e credo che in certi casi la comicità sia molto utile per innescare un pensiero diverso. A Zelig On Assane Diop porta il suo punto di vista sulle dinamiche migratorie e parla del suo sentirsi sempre come lo straniero di turno. Alice Redini invece affronta il tema del catcalling al contrario, cioè applicato in maniera super viscida e super morbosa dalla donna nei confronti dell’uomo. La sua comicità mi fa impazzire».

30 novembre 2025