Mantova, la città di Mantegna, Leon Battista Alberti e Giulio Romano, di Palazzo Te e della Camera degli Sposi. Ma da domani, questa eredità storica potrà trovare un confronto inedito: a Piazza delle Erbe, le arcate gotiche di Palazzo della Ragione dialogheranno con i linguaggi della contemporaneità, iconicamente espressi dalle opere della Sonnabend Collection Mantova, nuovo museo dedicato a una delle collezioni private più influenti del secondo Novecento. È un vero passaggio di soglia: la città rinascimentale, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e prima Capitale Italiana della Cultura, si misura con un’idea di modernità che ha cambiato per sempre la geografia dell’arte tra Europa e Stati Uniti.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Frutto di un progetto lungamente annunciato, la nuova istituzione nasce dalla collaborazione tra il Comune di Mantova, la Sonnabend Collection Foundation e Marsilio Arte, con il sostegno di BPER Banca. Il risultato è un museo permanente che rende finalmente accessibile una selezione di 94 opere, con la curatela di Antonio Homem, insieme al direttore artistico Mario Codognato. Undici sale completamente restaurate raccontano la traiettoria di un intero secolo di sperimentazioni visive, nella cornice di un palazzo medievale.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Al centro di questo racconto c’è la figura di Ileana Sonnabend (1914 – 2007), gallerista e collezionista di punta, protagonista degli scambi tra le capitali culturali del XX Secolo, New York e Parigi, lavorando accanto al marito Michael Sonnabend e, dal 1960 in poi, con lo stesso Antonio Homem. Attraverso le gallerie Sonnabend di Parigi e New York, Ileana ha anticipato le tendenze e reso visibili quelle ricerche che, dagli anni Cinquanta ai primi Duemila, hanno definito l’immaginario dell’arte contemporanea, dal Neo-Dada alla Pop Art, dal Minimalismo all’Arte Concettuale, dall’Arte Povera alla fotografia della Scuola di Düsseldorf, fino al Neo-Espressionismo e al Neo-Geo americano.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe GradellaSonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

«Portare qui, a Mantova, una delle collezioni private più significative al mondo per l’arte del XX secolo – omaggiando la figura visionaria di Ileana Sonnabend – significa inaugurare un nuovo capitolo per la nostra», ha dichiarato il sindaco, Mattia Palazzi. «Questo museo non è soltanto un nuovo spazio espositivo, ma un investimento sul futuro della città: sulla capacità di attrarre turismo qualificato, stimolare creatività, formazione e dialogo, e rafforzare la nostra identità».

E dunque, a Palazzo della Ragione trovano casa i lavori di artisti quali Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Mario Schifano, Michelangelo Pistoletto, Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Sol LeWitt, Robert Morris, Bruce Nauman, Jannis Kounellis, Gilberto Zorio, Gilbert & George, Bernd e Hilla Becher, Anselm Kiefer, A.R. Penck, Haim Steinbach, Jeff Koons.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe GradellaSonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Antonio Homem, presidente e cofondatore assieme a Nina Sundell della Sonnabend Collection Foundation, dichiara: “La Sonnabend Collection Foundation è molto lieta di inaugurare un suo Museo a Mantova. «Per me Mantova è sempre stato un luogo particolarmente significativo, una città che visitai insieme a Ileana e Michael Sonnabend e al nostro amico Attilio Codognato circa cinquant’anni fa», ha raccontato Homem, presidente e cofondatore, insieme a Nina Sundell, della Sonnabend Collection Foundation. «Ci innamorammo subito: della città stessa, della sua architettura e delle splendide opere rinascimentali che già custodisce. Sono profondamente felice che questa mostra, che rappresenta un ritratto di Ileana e Michael così come di me stesso in qualità di collezionisti, ripercorra anche la storia delle attività della Sonnabend Gallery nel corso degli anni», ha continuato Homem, al quale è stata conferita anche la cittadinanza onoraria.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Il percorso espositivo si costruisce come una narrazione continua. Si parte dal secondo Dopoguerra, quando l’energia dell’Espressionismo Astratto lascia spazio a un nuovo interesse per la realtà. Le opere di Jasper Johns e Robert Rauschenberg segnano questo passaggio cruciale: immagini, oggetti, materiali quotidiani entrano nel quadro e ne spezzano la frontalità. Accanto a loro, la collezione amplia la ricerca americana con le traiettorie europee e italiane, da Mario Schifano a Michelangelo Pistoletto, fino alle esperienze del Nouveau Réalisme.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe GradellaSonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

La sezione dedicata alla Pop Art restituisce uno dei capitoli fondativi della storia Sonnabend. Le tele di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e Tom Wesselmann mostrano come l’immaginario dei consumi e dei mass media diventi linguaggio universale, fatto di colori piatti, segni immediati, icone che appartengono tanto alla pubblicità quanto all’arte. È un racconto che testimonia una presa di posizione: Ileana Sonnabend intravedeva in questi artisti la possibilità di parlare al mondo usando le immagini prodotte dalla sua stessa società.

In altre sale la traccia si fa più rarefatta, quasi analitico. Il Minimalismo e le ricerche concettuali degli anni Sessanta e Settanta – Donald Judd, Robert Morris, Sol LeWitt, Mel Bochner, John Baldessari – mostrano come l’opera possa diventare struttura, processo, linguaggio. Blocchi modulari, feltro, piombo, neon, disegni su parete: la materia non è più semplice supporto, ma luogo di discussione su spazio, forma, percezione.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Una delle sezioni più significative, soprattutto nel contesto mantovano, è quella dedicata all’Arte Povera. Jannis Kounellis, Gilberto Zorio, Mario Merz, Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini compongono un nucleo che restituisce il legame privilegiato di Ileana Sonnabend con l’Italia, e in particolare con Torino. Materiali “poveri”, processi fisici, equilibrio precario: l’opera appare come evento, come accadimento che occupa lo spazio e lo interroga.

Non manca lo sguardo sulle tensioni pittoriche e politiche del Neo-Espressionismo tedesco, con Anselm Kiefer, Jörg Immendorff e A.R. Penck. Quini una panoramica sulle ambiguità scintillanti e seduttive del Neo-Geo americano, con Jeff Koons, Haim Steinbach e Ashley Bickerton.

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Il museo si focalizza anche sul ruolo della fotografia, medium che la galleria Sonnabend ha sostenuto dagli anni Settanta in avanti. Dai ritratti industriali di Bernd e Hilla Becher agli interni pubblici di Candida Höfer, dalle vedute sospese di Hiroshi Sugimoto alle tavolozze fotografate da Matthias Schaller, la collezione mostra come la fotografia possa dialogare alla pari con la storia della pittura e della scultura, come strumento concettuale, oltre che documento.

«Il percorso di Ileana Sonnabend attraversa un intero secolo di trasformazioni, sostenuto da un desiderio inesauribile di conoscenza e da una fiducia profonda nella capacità dell’arte di interpretare il presente», ha spiegato Codognato. «La sua visione – capace di cogliere con anticipo linguaggi rivoluzionari e di metterli in dialogo tra Europa e Stati Uniti – ha segnato la storia dell’arte moderna. Le mostre pionieristiche dedicate a Rauschenberg, Johns, Gilbert & George o Kounellis testimoniano un intuito raro, aperto all’inedito e alle sue possibilità. Con l’apertura della Sonnabend Collection Mantova, questo patrimonio critico diventa accessibile al pubblico, restituendo la vitalità di una collezione che continua a interrogare il nostro tempo».

Sonnabend Collection Mantova, Foto allestimento, ph. Giuseppe Gradella

Allora, in questo quadro, la presenza di un focus temporaneo sugli Screen Tests di Andy Warhol – brevi ritratti filmati in bianco e nero girati tra il 1963 e il 1966 – aggiunge un ulteriore livello di lettura. Figure celebri e volti anonimi sostano davanti alla macchina da presa, quasi immobili: piccoli “ritratti viventi” che condensano il rapporto tra tempo, identità e immagine in pochi minuti. È un gesto minimo e risonante in un museo che, nel suo insieme, è il grande ritratto di una collezionista e del secolo appena trascorso. Ma la vera partita della Sonnabend Collection Mantova si giocherà nell’immediato futuro, nell’effettivo radicamento nel tessuto culturale e sociale della città, nel dialogo con le istituzioni esistenti, nella capacità di attrarre nuovi sguardi e nuove energie.