di
Federica Manzitti
Scomparso a 90 anni l’inventore di programmi come Fonosfera e I pensieri di King Kong che dal 1981 confluirono nel nuovo formato sperimentale Audiobox
Fantasmagorico, gustosissimo, a volte aspro, vasto fino alla vertigine, comunque affollato e seducente con reiterata impunità. Questo è stato Audiobox, compianto programma in onda dal 1981 al 1998 sui canali Rai. QE questo è stato Pinotto Fava, il suo ideatore e conduttore. Anch’egli ha terminato le trasmissioni terrestri lo scorso 27 novembre, nella sua casa dei Parioli. Sabato 29 sera Battiti, il magazine musicale di Rai Radio 3 in onda dalla mezzanotte, sarà interamente dedicato alla sua figura, così come altri spazi del palinsesto, tutti ritrovabile su Raiplay Sound insieme ad altre selezioni dalle teche.
È un peccato che molti oggi non sappiano chi sia stato Pinotto Fava, non solo per il profilo d’intellettuale, nel senso più felice del termine, ma per ciò a cui ha dato vita, uno spazio d’invenzione sonora radicalmente libero che non esiste più all’interno del servizio pubblico. Né altrove, a ben vedere, in Italia.
Il concorso Rai
Giuseppe «Pinotto» Fava era nato a Matera nel 1935. Cresciuto in Campania tra Lacedonia, Napoli e Caserta, cha cominciato dal teatro alla fine degli anni Cinquanta. Nel 1960 ha vinto il concorso Rai venendo assegnato al neonato settore tv, ma ha preferito lasciarlo per la radio, un medium che garantiva più possibilità di sperimentare. Fava si è preso tutte queste le libertà garantite e anche molte altre azzardate. Senza protagonismi sterili, con la caparbietà del visionario senza rivendicazioni di maniera. Interessato alla commistione tra i generi e alla creazione d’inediti dispositivi linguistici, a partire dal 1975 ha realizzato le trasmissioni Ipotesi di linguaggio, Lo spunto, Il giardino delle delizie. Con Armando Adolgiso nel 1978 ha inventato Fonosfera e I pensieri di King Kong che dal 1981 sono confluite nel nuovo formato, Audiobox, spazio serale inter-codice trasmesso prima da Rai Radio 1, poi dal canale culturale, il 3. Questo vero e proprio miracolo di palinsesto, negli anni in cui le direttive aziendali erano dal «non farsi megafono di opposti estremismi» all’assecondare il dilagante «edonismo», ha coinvolto autori e artisti di aree diverse, mettendo in connessione i media in produzioni spesso internazionali – in anticipo sui tempi e su Internet– che passavano dalla trasmissione via etere alla rappresentazione dal vivo, dalla presenza corporea al digitale, molto prima che questo diventasse consuetudine espressiva. Ma la vera unicità del suo agire la radio -«la teoria per noi segue sempre la prassi”» gli piaceva ripetere – è stato l’istinto. Sceglieva collaboratori, artisti, complici e sodali che aprissero la porta dell’ufficio 250 al secondo piano di via Mazzini – luogo totalmente incongruo al contesto ufficiale- non solo se arrivavano dalle neoavanguardie, ma da tutti gli ambiti d’intervento “estetico, sinestetico, mediale, politico” purché autentici.
Grifi, Martone, Celati, Fresu
Gli “autori”, che fossero musicisti, attori, registi, fumettisti, artisti visivi, poeti, studiosi o agitatori culturali, erano chiamati ad inventarsi una propria radio e lasciati nella piena libertà. Così, ai fortunati ascoltatori, è capitato di sintonizzarsi sulla radio art di Alberto Grifi o Gianni Celati, Mario Martone o Alvin Curran, Paolo Fresu o Butch Morris, e ancora di Roberto Paci Dalò, Gabriele Frasca, Marco Baliani, Antonio Neiwiller, Canio Loguercio, John Rose, Tiziano Tononi, Arrigo Lora Totino, Teresa De Santis, Rod Summers, Vittorio Gelmetti, Walter Ruttmann, Lamberto Pignotti, Ferruccio Ascari, Luca Patella, Gianfranco Baruchello, Giuseppe Rocca, Lamberto Lambertini, Isabella Bordoni, Enrico Frattaroli, Francis Bebey, Bisca, Daniele Sepe, Annecchino/Rendine, Arsenije Jovanovic, Koinè. Pochi esempi di un totale che come sottotitolo aveva: «Derive magnetiche a più voci”».
Dopo la prima edizione della Rassegna internazionale di ricerca sonora nel 1984 ad Arcavacata (Cosenza), scelta volutamente eccentrica, questo contenitore anticipatamente site specific, viene patrocinato dall’EBU/UER ripetendosi a Matera dove solo molto dopo è stato realizzato Materadio.
Coproduzioni sonore internazionali
Trovando simili e sodali fuori più che dentro i confini italiani, Pinotto Fava ha realizzato coproduzioni multimediali su scala mondiale come Horizontal radio, Rivers and bridges A piece for peace o Crystal Psalms di Alvin Curran. Questa lunga e ineguagliata avventura intellettuale è stata condivisa negli anni con un gruppo di collaboratori, co-autori come Sergio Messina, Sabina Sacchi, Paola Scalercio, Guido Piccoli, Antonella Bottini e, fino all’ultimo giorno di trasmissione, Pino Saulo. Pur rivendicando di avere molti più dubbi che certezze, in un’intervista realizzata in anni recenti per Radio Techeteté ha detto: «La radio è la più adatta alla filosofia, alla passione per i saperi. Ha bisogno di tre componenti: passione, desiderio e fame». Pinotto Fava se n’è andato. Ascoltatori e creatori di radio arte rimangono irrimediabilmente affamati.
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29 novembre 2025
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