Dopo la raffica di dazi introdotti da Donald Trump, le Borse mondiali hanno chiuso la settimana in forte calo. A Wall Street, complice i dati negativi sull’occupazione, il Dow Jones ha ceduto l’1,23% a 43.588,58 punti, il Nasdaq il 2,24% a 20.650,13 punti e lo S&P 500 l’1,60%% a 6.238,01 punti. Gli ultimi dati hanno limato le stime sul Pil Usa e rivelato una frenata del mercato del lavoro, con la creazione nel mese di luglio di solo 75 mila nuovi posti mentre la disoccupazione è salita al 4,2%. Male anche l’Europa, dove il nervosismo tra i listini è costato agli investitori 269 miliardi di euro di capitalizzazione.
Trump “pungola” l’India e apre al Brasile: “Lula può chiamarmi”
Trump intanto torna a rivolgersi ai Paesi che finora non hanno concluso un accordo commerciale con gli Usa, a partire dall’India dove sono stati imposti dazi al 25%. Su Nuova Delhi il tycoon ha ventilato l’ipotesi di sanzioni se non ci sarà uno stop all’acquisto di greggio russo. “Ho sentito che l’India non comprerà più petrolio russo”, ha detto. Sul Brasile, colpito da un’ulteriore tariffa al 40% dopo i dazi universali al 10, spiega che “il governo ha fatto la cosa sbagliata” poi però apre al dialogo con l’omologo Lula da Silva: “Può chiamarmi quando vuole”. Rispondendo a una domanda sull’applicazione di dazi al 39% alla Svizzera spiega: “Il problema con la Svizzera è che abbiamo un deficit di 40 miliardi di dollari, è un deficit enorme”. Washington ha confermato inoltre la tariffa al 10% per Singapore come annunciato ad inizio aprile.
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