Libero in campo, libero di essere, libero di amare. Lo svizzero Mika Brunold, 21 anni, n. 307 del mondo ma considerato un prospetto di campione – certo non sarà Federer ma crescerà in classifica – ha deciso di dire a tutti che è gay. Lo fa perché, come scrive nella lettera pubblicata sui suoi social in cui fa coming out “Anche se non è sempre stato facile, nascondermi e fingere di essere qualcuno che non sono non è mai stata un’opzione”.
Non è il primo coming out nel tennis maschile, ma sono rarissimi. Ci sono stati il paraguaiano Francisco Rodriguez e Brian Vahaly, attuale presidente della USTA, lo hanno fatto dopo il ritiro. Vahaly dieci anni dopo aver smesso e spiegò perché pochi lo fanno e nessuno lo aveva ancora fatto mentre era in attività: “Per evitare pressioni. Volevo evitare l’impatto di sponsor, fan, famiglia e amici. Nel circuito Atp si sentivano espressioni omofobe ogni settimana”.
È successo solo un anno fa: Reis da Silva il primo tennista in attività a fare coming out, con un post. La foto con il fidanzato vicino alle spiagge di Rio de Janeiro e il messaggio: “Buon compleanno, buona vita. Ti amo tantissimo”.

Brunold ha seguito l’esempio con parole emozionati. Scrive: “Sento che è arrivato il momento di aprirmi e condividere con voi che sono gay. Essere gay non significa solo amare qualcuno dello stesso sesso, significa anche affrontare cose a cui la maggior parte delle persone non deve mai pensare. La paura di non essere accettati, la pressione di restare in silenzio, la sensazione di essere diversi. Ma sono cresciuto. E sono orgoglioso di chi sono oggi. Lo condivido con voi per fare un passo avanti per me stesso, ma anche perché penso che nello sport non se ne parli abbastanza. Credo che in un mondo ideale non avremmo nemmeno bisogno di fare coming out”.
