di
Paolo Morelli

Il conduttore tv presenta «Stanotte a…» dedicata al capoluogo sabaudo. «I miei genitori sono di qui ma io non ci ho vissuto. La ricordo grigia ma negli ultimi anni è rifiorita e di notte il centro è sempre illuminato»

«La nostra storia inizia proprio da Torino, dieci anni fa, con il Museo Egizio, un fiore all’occhiello di livello planetario. Ora, il nostro percorso ci riporta qui». Lo racconta Alberto Angela, che torna al centro di produzione Rai di Torino dove, dice, «è emozionante entrare e vedere papà che ti saluta» (per il grande murale dedicato a Piero Angela in via Verdi), per girare una nuova puntata di «Stanotte a…», quest’anno dedicato a Torino. 

Il capoluogo sarà protagonista di uno speciale in onda su Rai Uno, in prima serata, la sera di Natale. E Torino in prima serata su Rai Uno non ci andava da 12 anni con la trasmissione «Mission». Angela mantiene la sorpresa sui luoghi al centro del racconto ma conferma la presenza di Giancarlo Giannini, presenza fissa del format, oltre ad altri ospiti, fra personaggi tv e sportivi, da scoprire il 25 dicembre.



















































Alberto Angela, che effetto le fa tornare a Torino?
«Per me è una bella cosa, i miei genitori sono di Torino ma io non l’ho mai vissuta (è nato a Parigi, ndr). Registriamo qui Passaggio a Nord Ovest da tanti anni e così ho iniziato a rivederla, per me ha dei valori particolari. Anche se professionalmente sei andato via trovi sempre casa qui: i miei genitori se ne sono andati, ma a casa mio padre parlava piemontese. Si mescolano ricordi che ho da bambino, come un bar in corso Vittorio Emanuele II dove mi portava mio nonno e dove, da adulto, ho potuto finalmente scoprire cosa c’è oltre il bancone. Torino ha la capacità di fermare il tempo dentro un piccolo locale o una bottega, altre città non sono così. Ti fa sentire più sicuro, è come ritrovare vecchi amici. E poi Torino è bella di notte, ti fa fare belle immagini».

Cosa vedremo la sera di Natale?

«Incontreremo molte persone, ci muoveremo fra musei, palazzi e piazze, scoprirete cose che non conoscete. È stato emozionante, ad esempio quando ci siamo mossi in piazza San Carlo a bordo di un’auto del 1902. Siamo stati fortunati col clima e il gruppo che ci ha messo a disposizione la produzione è molto valido, lavorare di notte non è facile. Abbiamo ottenuto immagini molto belle anche con i droni. Il centro di Torino non è buio e ti invita a passeggiare, ti trovi sempre a tuo agio, non ti disperdi. Fuori dal centro? Abbiamo fatto delle cose e mi sarebbe piaciuto fare di più. Posso solo dire che ci saranno luoghi magnifici non in centro che sono legati ai Savoia».

Torino riesce a svelarsi un po’?
«Ricordo, da piccolo, una Torino molto grigia, una città fredda in tutti i sensi che adesso ho visto rifiorire; ha avuto tante idee che poi hanno preso il volo. Il primo impatto con la città è ancora un po’ freddo, ma quando inizi a starci capisci che è tua, ha sempre avuto le braccia aperte. Con questo programma ho scoperto molti aspetti di Torino. Siamo all’ultima settimana di riprese, quella più dura perché sei alla fine. Di solito finiamo fra le due e mezza e le cinque del mattino, verso le quattro vorresti morire o mangiarti una bistecca. Ma scopriamo il volto umile e professionale di tante persone che di notte lavorano. È un volto nascosto che meriterebbe di essere raccontato».

Il suo lavoro è molto apprezzato dal pubblico. Che sensazioni le dà?
«Io mi ritengo un ricercatore prestato alla televisione, non faccio questo mestiere per essere riconosciuto, anzi a volte mi mette un po’ in imbarazzo. L’obiettivo principale è che arrivi il messaggio. Poi, certo, gli ascolti sono importanti, ma voglio portare nelle case l’informazione. Mi sento molto umile e punto alla qualità: voglio portare condivisione perché la conoscenza è come il pane, va condivisa. Siamo in un servizio pubblico e i nostri programmi sono di servizio pubblico, prodotti internamente dalla Rai di cui si valorizzano le professionalità. Penso che divulgazione e servizio pubblico debbano essere fatti dentro la Rai».


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1 dicembre 2025