La giustizia tributaria entra in una nuova era digitale. Sono in vigore da oggi le regole per svolgere in sicurezza le udienze da remoto, così da garantire a chi è in causa o ha contenziosi con il Fisco di avere nei processi online le stesse condizioni previste per le sessioni in presenza.
L’innovazione non è più soltanto una forma estemporanea per svolgere i dibattimenti o una necessità dettata dalle chiusure della pandemia, quando per l’impossibilità di fare riunioni e vedersi dal vivo le connessioni da remoto hanno iniziato a farsi strada un po’ in tutti i campi.
Confrontarsi l’uno con l’altro davanti a uno schermo è diventata una parte integrante della vita. E il processo tributario non fa eccezione, tanto più che, nella cornice del Piano nazionale di ripresa e resilienza l’intero sistema Giustizia in Italia ha intrapreso un percorso di digitalizzazione. Sulla giustizia tributaria il Recovery punta inoltre a ridurre il numero di ricorsi che arrivano in Corte di Cassazione: quelli pendenti a fine 2024 erano poco più di 40mila, in calo rispetto all’anno precedente, per un valore di oltre 25,7 miliardi di euro.
LA PIATTAFORMA
Per spiegare il passaggio da situazione di emergenza legata alle chiusure a opzione comunemente garantita ai contribuenti è sufficiente un dettaglio su tutti. Se finora a dettare le regole delle udienze a distanza era un provvedimento del direttore generale delle Finanze, costruito nella cornice delle leggi per fronteggiare l’emergenza Covid, la nuova architettura è firmata dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, padre della riforma fiscale del governo. Ma anche i contenuti del provvedimento entrano più nel dettaglio sia sugli aspetti tecnici sia sullo svolgimento dei dibattimenti.
In questo quadro un ruolo centrale lo giocano le Big Tech. Per il processo telematico Roma ha deciso di affidarsi a Microsoft. Il confronto con i contribuenti si farà su Teams, una delle piattaforme più diffuse e note. La scelta del ministero è più che altro conseguenza dalle mosse del colosso tecnologico statunitense. Finora infatti le udienze avvenivano sulla piattaforma Skype, che però è stata chiusa nei mesi scorsi spingendo gli utenti a migrare sul nuovo prodotto dell’azienda statunitense.
Il ricorso a Teams risponde quindi alla necessità di «garantire la continuità dell’attività giurisdizionale» si legge nel preambolo del decreto andato in Gazzetta Ufficiale all’inizio della scorsa settimana.
Al centro dell’intero sistema ci sono la sicurezza dei dati e la privacy del contribuente. La parola d’ordine è riservatezza in un mondo, quello digitale, sempre più esposto a intrusioni, fughe di informazioni, dati -anche personali- che finiscono senza consenso in rete.
Ogni comunicazione dovrà avvenire su canali criptati e i server dovranno essere per forza all’interno dell’Unione europea. Un modo per evitare sguardi indiscreti. Ma anche lo svolgimento stesso delle udienze sarà all’insegna della massima tutela della privacy.
Ad esempio non sarà permesso registrare la seduta né, chi è collegato, potrà scrivere in chat per comunicare con gli altri presenti. Non sarà neppure possibile usare altri strumenti «che possano conservare tracce delle dichiarazioni o opinioni espresse durante le udienze o la camere di consiglio».
Attraverso Teams non sarà neppure possibile depositare i documenti. I link arriveranno con comunicazione sulla posta certificata e ai magistrati soltanto sulle mail istituzionali.
IL CONTRADDITTORIO
Un elemento fondamentale del collegamento audiovisivo sarà la possibilità per tutti i partecipanti – giudici, difensori, parti – di vedere e ascoltare in modo chiaro ciò che avviene durante la sessione.
Ne va della tutela del diritto al contraddittorio. In caso di problemi di connessione o di collegamento altalenante l’udienza sarà sospesa e se non dovesse essere possibile ripristinare tutto ci sarà il rinvio a un altro giorno. Il corretto funzionamento della connessione entra anche a far parte del verbale d’udienza, che sarà digitale e quindi sottoscritto con firma elettronica.
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