L’architetto Renzo Piano, in un’intervista del gennaio 2008
pubblicata nella storica rivista Il Carabiniere,
ricordava: «Quello dell’architetto è un mestiere antico
come cacciare, pescare, coltivare ed esplorare. Dopo la ricerca del
cibo viene la ricerca della dimora. Ad un certo punto, l’uomo,
insoddisfatto dei rifugi offerti dalla natura, è diventato
architetto»
.

All’epoca dell’intervista, intorno ai settant’anni, Piano
parlava da maestro riconosciuto a livello mondiale, forte di
decenni di esperienza e di un profondo senso di responsabilità
sociale. Le sue parole riportavano la professione alla sua radice
collettiva e vitale, denunciando il rischio che la storica dignità
venga soffocata dalle logiche di mercato e dalla perdita di tutele,
riducendo un mestiere nobile a ruolo marginale.

Se la voce di un maestro ci ricorda l’antica nobiltà del
mestiere, la storia normativa e l’evoluzione dei costumi sociali
mostrano come quella dignità sia stata progressivamente erosa.

Le tariffe professionali, introdotte nel dopoguerra, garantirono
per decenni equilibrio tra responsabilità e compenso, tutelando
dignità e ruolo sociale di ingegneri e architetti. Questo sistema
fu per lungo tempo un riferimento stabile, ma negli Anni Duemila le
liberalizzazioni europee ne avviarono il progressivo
smantellamento: in Italia l’abolizione delle tariffe lasciò spazio,
dopo circa un quinquennio di assenza di riferimenti tariffari,
all’introduzione di parametri non vincolanti, utilizzati soltanto
come base di gara negli appalti pubblici; in Germania e Austria
sistemi analoghi resistettero più a lungo, ridimensionati poi dalle
decisioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La
liberalizzazione dei compensi ha ridotto gli onorari mentre il
costo della vita cresceva, esponendo l’Italia, più di altri paesi,
agli effetti di un mercato deregolamentato: svalutazione della
prestazione, perdita di dignità e insostenibilità economica. Oggi
la professione tecnica, schiacciata dalle logiche di mercato e dal
ribasso competitivo, rischia di ridursi a funzione marginale,
segnata da compensi inadeguati, precarietà e perdita di
riconoscimento culturale e civile.

Analizziamo ora l’evoluzione della normativa tariffaria per
ingegneri e architetti in Germania, Francia, Spagna e Italia, al
fine di delineare uno scenario comparativo solido che consenta di
valutare con attendibilità la specificità del contesto
italiano.

In allegato la versione estesa di
questo approfondimento.