di
Sara Gandolfi
Il presidente conferma di aver parlato con il leader di Caracas. Il Miami Herald: «Posizioni inconciliabili». E il ministro della Guerra usa la tartaruga Franklin per minacciare i narcos
Gli Stati Uniti sono pronti a lanciare attacchi di terra all’interno del Venezuela. Lo afferma il Miami Herald dando notizia del contenuto della telefonata fra Donald Trump e Nicolás Maduro, avvenuta settimana scorsa e confermata domenica dallo stesso presidente americano, che però non ha voluto fornire dettagli. «Non voglio commentare», ha detto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One. «Non direi che sia andata bene o male. È stata una telefonata».
Secondo il quotidiano di Miami, che cita «fonti vicine alla situazione», il leader della Casa Bianca ha trasmesso un messaggio chiaro all’uomo forte di Caracas: puoi salvare te stesso, tua moglie Cilia Flores e tuo figlio, ma devi lasciare il Paese immediatamente. Il dialogo «si è rapidamente arenato» perché le posizioni sono risultate «inconciliabili»: Washington vuole che i Maduro e i suoi stretti collaboratori lascino il Venezuela subito, il leader chavista ha invece proposto di cedere il controllo politico all’opposizione, mantenendo però il controllo delle forze armate.

Il ministro della Guerra degli Stati Uniti soffia sul fuoco via X. Lunedì ha postato una vignetta dell’amatissima (in genere dai bambini) tartaruga Franklin, che nei fumetti e nella serie Tv ama giocare e suonare ma che Pete Hegseth ritrae invece a bordo di un elicottero mentre imbraccia un bazooka e spara sulle barche sottostanti. Didascalia: «Per la vostra lista di regali di Natale»… Ogni commento è superfluo.
Maduro è riapparso domenica in pubblico dopo giorni di assenza, mettendo fine alle speculazioni che lo davano già in esilio. Ad un evento dedicato alla coltivazione del caffè, il presidente venezuelano ha pronunciato brevi discorsi ma non ha fatto alcun accenno alle pressioni americani. Soltanto alla fine, ha detto che il Venezuela è «indistruttibile, intoccabile, imbattibile». Negli ultimi giorni, il presidente degli Stati Uniti ha aumentato la pressione su Maduro, avvertendo che gli attacchi via terra scatteranno «molto presto» e avvertendo le compagnie aeree che «lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela è completamente chiuso». In una situazione sempre più altalenante e confusa, Trump a bordo dell’Air Force One domenica ha però spiegato che il suo avvertimento non era un segnale di raid imminenti. «Non interpretatelo come un errore», ha detto, secondo la ricostruzione della CNN. «Consideriamo il Venezuela un Paese non molto amichevole».
Il regime del Venezuela ha risposto indirettamente inviando domenica una lettera all’Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, in cui accusa gli Stati Uniti di volersi impossessare con la forza delle riserve petrolifere venezuelane, le più grande al mondo. Le «minacce esplicite, costanti e ripetute», si legge nella lettera inviata al segretario generale dell’Opec «mettono seriamente a repentaglio la stabilità della produzione petrolifera venezuelana e del mercato internazionale».
Il Miami Herald sostiene che la telefonata fra Trump e Maduro – probabilmente mediata da Brasile, Qatar e Turchia – è fallita per tre motivi. «In primo luogo, Maduro ha chiesto un’amnistia generale per tutti i crimini commessi da lui e dal suo gruppo, e la sua richiesta è stata respinta. In secondo luogo, ha chiesto di mantenere il controllo delle forze armate, come avvenne in Nicaragua nel 1991 con Violeta Chamorro, in cambio della promessa di libere elezioni. Il terzo motivo è la tempistica: Trump insiste affinché Maduro si dimetta immediatamente». Secondo la Cnn, durante colloqui informali con rappresentanti degli Stati Uniti, Maduro ha indicato la sua disponibilità a dimettersi nell’arco di 18 mesi. Dopo il monito di Trump sulla chiusura dello spazio aereo venezuelano, Caracas ha tentato di contattare la Casa Bianca, ma non ha ricevuto risposta.
Washington accusa Maduro di guidare il cosiddetto Cartello dei Soli, un network di corruzione che il Dipartimento di Stato ha bollato come «organizzazione terroristica». Sulla testa del leader di Caracas pende una taglia Usa di 50 milioni di dollari – la più alta mai offerta per un capo di Stato in carica –, sul suo braccio destro Diosdado Cabello una di 25 milioni.
Da fine agosto, le Forze armate statunitensi hanno rafforzato la loro presenza nei Caraibi – con almento 10 navi da guerra, un sottomarino nucleare e vari caccia F-35 – suggellata il 16 novembre dall’arrivo della USS Gerald R. Ford, la portaerei più grande del mondo. Ufficialmente, la missione Southern Spear (Lancia del Sud) è impegnata in operazioni antidroga, ma gli analisti sottolineano che il livello di potenza di fuoco impiegato supera di gran lunga le tipiche attività di interdizione.
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1 dicembre 2025
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