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Leone XIV in Libano ai leader religiosi: «Contrastate l’intolleranza, imploro la pace per tutto il Medio Oriente»
MMondo

Leone XIV in Libano ai leader religiosi: «Contrastate l’intolleranza, imploro la pace per tutto il Medio Oriente»

  • 1 Dicembre 2025

di
Gian Guido Vecchi

In piazza dei Martiri a Beirut cristiani delle diverse confessioni, musulmani sunniti e sciiti, drusi. Il Pontefice si è rivolto all’intero Medio Oriente

INVIATO
BEIRUT (Libano) «Talvolta l’umanità guarda al Medio Oriente con un senso di timore e scoraggiamento, di fronte a conflitti così complessi e di lunga data. Eppure, in mezzo a queste lotte, si può trovare speranza e incoraggiamento quando ci concentriamo su ciò che ci unisce: la nostra comune umanità e la nostra fede in un Dio di amore e misericordia». Non è un discorso semplice, quello che Leone XIV pronuncia davanti ai leader religiosi del Paese: «In una globalità sempre più interconnessa, siete chiamati a essere costruttori di pace: a contrastare l’intolleranza, superare la violenza e bandire l’esclusione». 

Sono arrivati cristiani delle diverse confessioni, musulmani sunniti e sciiti, drusi, tutti riuniti in piazza dei Martiri. Qui correva la linea verde che negli anni della guerra civile, tra il 1975 e il 1990, divideva Beirut tra la zona cristiana a est e quella musulmana a ovest mentre falangi maronite e milizie islamiche si sparavano da un lato all’altro. Ma i conflitti non sono mai cessati e gli ultimi due anni sono stati scanditi dalla guerra tra Israele ed Hezbollah, gli attacchi aerei di Tel Aviv contro l’organizzazione sciita.



















































Il Papa: «Imploriamo la pace per il Libano»

Il Papa si rivolge all’intero Medio Oriente, «per il mondo chiediamo pace, specialmente la imploriamo per il Libano e per tutto il Levante», ha implorato al mattino dall’alto del Monastero di San Maroun. Rivolto ai vescovi, nel Santuario di Nostra Signora del Libano, ha spiegato che «la nostra preghiera ci dà la forza per continuare a sperare e a lavorare, anche quando attorno tuona il rumore delle armi». E ora, davanti a sé i rappresentanti religiosi, ripete le parole che Benedetto XVI disse in Libano nel 2012: «Il dialogo in Medio Oriente è basato sui legami spirituali e storici che uniscono i cristiani agli ebrei e ai musulmani».

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Non è facile, parlare di pace. Lo sceicco sciita Ali El-Khatib ha appena descritto il Libano come «un Paese piagato, a causa della continua aggressione israeliana contro il suo popolo e la sua terra». Anche Ignazio Efraim II, patriarca siro ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, dice che «negli ultimi anni, nei nostri Paesi, i musulmani e i cristiani sono diventati vittime di campagne terroristiche, di guerre sanguinose e di un feroce nemico israeliano». Ma lo sceicco Abdullatif Darian, Mufti della Repubblica del Libano, osserva: «Il Patto di Medina, sul quale si fondò il nucleo del primo Stato islamico, stabiliva che i credenti ebrei e cristiani, insieme ai musulmani costituissero un’unica nazione». E Sami Abi Al-Muna, della comunità drusa, riassume: «La sua visita, Santità, ci invita a elevarci a un livello superiore e ad aprire le porte dell’amore e della misericordia, dell’amore cristiano e della misericordia islamica, e a chiudere le porte del fanatismo e dell’estremismo, affinché la voce della pace sia più forte della voce delle guerre».

Il decadimento della «Svizzera d’Oriente»

Del resto, come non bastasse, non c’è solo la guerra. Di quella che fu la «Svizzera d’Oriente» è rimasto ben poco, oltre la facciata splendente dei palazzi sulla marina. L’hotel Saint George, fino alla guerra civile un luogo leggendario di prìncipi, emiri, criminali e agenti segreti, è un palazzo vuoto sulla baia nel quale brillano solo le luci di un ristorante al piano terra, affacciato su una piscina dove non viene più nessuno. 

Il crollo delle banche nel 2019, la pandemia da Covid e il default dello Stato, hanno provocato una crisi economica devastante quanto l’esplosione nel porto che il 4 agosto 2020 ha ucciso più di duecento persone lasciandone trecentomila senza casa. Nel frattempo si è ricostruito ma la zona dello shopping in centro è una teoria di negozi chiusi, i marchi internazionali di lusso resistono ma non si vede un solo cliente.

In una situazione simile, le parole del Papa suonano come un invito a non mollare. La stessa esortazione rivolta ai quindicimila giovani che ha incontrato la sera davanti al Patriarcato di Antiochia dei Maroniti. Già all’arrivo, domenica, aveva elogiato la «resilienza» dei libanesi, mentre nel mondo «sembra avere vinto una sorta di pessimismo e sentimento di impotenza». Ora scandisce: «In un’epoca nella quale la convivenza può sembrare un sogno lontano, il popolo del Libano, pur abbracciando religioni diverse, rappresenta un potente esempio: paura, sfiducia e pregiudizio non hanno qui l’ultima parola, mentre l’unità, la riconciliazione e la pace sono sempre possibili». 

Ecco «la missione che rimane immutata nella storia di questa amata terra», dice: «Testimoniare la verità duratura che cristiani, musulmani, drusi e innumerevoli altri possono vivere insieme, costruendo un paese unito dal rispetto e dal dialogo». Alla fine Leone XIV sceglie l’immagine dell’albero di olivo che «non solo abbellisce lo spazio in cui ci riuniamo oggi, ma è anche lodato nei testi sacri del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam, servendo come simbolo senza tempo di riconciliazione e pace», conclude: «La sua lunga vita e la straordinaria capacità di prosperare anche negli ambienti più difficili simboleggiano resistenza e speranza, nonché quel perdurante impegno, che è necessario per coltivare una convivenza pacifica».


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1 dicembre 2025 ( modifica il 1 dicembre 2025 | 20:26)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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