Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, scende in campo nella querelle tra l’Esercito e l’Università di Bologna, che da sabato 29 novembre infiamma le pagine dei giornali, i siti e i telegiornali.
Meloni: “Scelta incomprensibile e sbagliata”
“Ritengo che la decisione assunta dal Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna di negare l’attivazione di un percorso di studi per i giovani ufficiali dell’Esercito Italiano sia un atto incomprensibile e gravemente sbagliato”, ha detto la premier.
“Non si tratta – sottolinea Meloni – solo di una scelta inaccettabile, ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l’autonomia dell’Università. L’Ateneo, in quanto centro di pluralismo e confronto, ha il dovere di accogliere e valorizzare ogni percorso di elevazione culturale, restando totalmente estraneo a pregiudizi ideologici. Questo rifiuto implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione.
Arricchire la formazione degli ufficiali con competenze umanistiche è un fattore strategico che qualifica ulteriormente il servizio che essi rendono allo Stato. È proprio in questa prospettiva di difesa e di impegno strategico, spesso in contesti internazionali complessi, che la preparazione non può essere solo tecnica. Avere personale formato anche in discipline umanistiche garantisce quella profondità di analisi, di visione e di pensiero laterale essenziale per affrontare le sfide che alle Forze Armate sono affidate. Una preparazione completa è garanzia di professionalità per l’intera Nazione. Ribadisco personalmente e a nome del governo il pieno e incondizionato sostegno all’Esercito e alle Forze Armate e condanno fermamente ogni tentativo di isolare, delegittimare o frapporre barriere ideologiche a un dialogo istituzionale così fondamentale per l’interesse nazionale”.
L’Alma Mater chiarisce: “Mai negato un corso a nessuno”Dopo giorni di polemiche, l’Università di Bologna fa luce sulla scelta di non attivare un corso di Filosofia per gli allievi ufficiali dell’Accademia di Modena. A sollevare la questione, sabato 29 novembre, è stato il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, dicendosi “deluso” per la scelta dell’ateneo. L’Alma mater chiarisce che “non ha mai ‘negato’ né ‘rifiutato’ l’iscrizione a nessuna persona”.
Iscrizioni aperte a tutti, collaborazione ventennale
L’Università di Bologna sottolinea come le regole di accesso siano identiche a quelle di tutti gli atenei italiani: chiunque sia in possesso dei requisiti necessari può iscriversi liberamente ai corsi di studio e questo vale anche per donne e uomini delle forze armate. L’ateneo ricorda inoltre una collaborazione ventennale con l’Accademia militare di Modena: “Chiunque sia in possesso dei necessari requisiti può iscriversi liberamente ai corsi di studio dell’Ateneo, comprese le donne e gli uomini delle forze armate.” A testimonianza di questa collaborazione, agli allievi dell’Accademia militare sono riservati da anni posti presso il corso di laurea in Medicina Veterinaria.
La richiesta di un percorso esclusivo in Filosofia
Al centro della discussione non c’è il diritto di accesso ai corsi, ma una richiesta avanzata dall’Accademia in virtù della collaborazione pregressa di attivare un percorso triennale di studi in Filosofia, pensato esclusivamente per gli allievi ufficiali. L’iniziativa nasce dalla volontà di creare un corso su misura e destinato unicamente ai militari in formazione. L’Università specifica che questo tipo di richiesta si discosta dalle tradizionali modalità di accesso universitarie. La collaborazione pluriennale tra i due enti ha portato dunque alla presentazione di questa proposta di percorso riservato.
Le condizioni della proposta e la valutazione interna
Il nuovo percorso proposto prevedeva 180 crediti formativi totali da conseguire tramite attività didattiche svolte esclusivamente presso la sede dell’Accademia, in base al regolamento interno dell’istituto. L’Accademia si era inoltre impegnata a sostenere i costi dei contratti di docenza necessari allo svolgimento delle lezioni. Il Dipartimento di Filosofia dell’Università ha esaminato la sostenibilità didattica e la coerenza dell’iniziativa con l’offerta formativa, considerando anche la disponibilità di docenti e le risorse necessarie, che, come l’ateneo sottolinea, “vanno ben oltre il costo di eventuali contratti di docenza.” Dopo un confronto interno, il Dipartimento ha deciso di non procedere con l’attivazione.
Decisione comunicata e disponibilità al dialogo futuro
La decisione di non deliberare sull’attivazione è stata comunicata già lo scorso ottobre ai vertici dell’Accademia Militare. L’Università di Bologna ribadisce di aver preso questa decisione nel pieno rispetto dell’autonomia dei Dipartimenti. Pur confermando quanto già deciso, l’Ateneo ha dichiarato “la piena disponibilità a ogni futura interlocuzione” per proposte e collaborazioni successive. Le parti, quindi, restano aperte a nuove possibili intese, nel rispetto delle regole e dell’organizzazione accademica.
Avs: “Grave attacco all’autonomia dell’ateneo”
Parla di “Grave attacco all’autonomia accademica. L’università resta un luogo libero, pubblico e aperto a tutte e tutti” Alleanza Verdi-Sinistra, che interviene sulla polemica politica.
“Le dichiarazioni dei ministri Crosetto, Bernini e Piantedosi destano sconcerto e preoccupazione – afferma AVS –. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di delegittimare l’autonomia degli atenei, principio fondamentale garantito dalla Costituzione”. Il nodo della vicenda, prosegue il gruppo, riguarda la richiesta dell’Esercito di istituire “un percorso triennale chiuso ed esclusivo. Quali altre categorie professionali hanno mai beneficiato di corsi universitari inaccessibili al resto della comunità studentesca?”.
Secondo AVS, la missione pubblica dell’università “si fonda sulla libera ricerca, sulla formazione aperta e sulla piena indipendenza da interessi esterni, siano essi politici, economici o militari”. Un corso “su misura”, aggiungono, non sarebbe compatibile con questi principi né con il ruolo dell’università “come luogo finanziato dalle cittadine e dai cittadini e accessibile a tutte e tutti”.
“Gli ufficiali delle forze armate, come chiunque altro, possono iscriversi ai corsi esistenti: nessuno ha mai negato loro questa possibilità”, prosegue la nota, che critica l’idea di un’università “come scaffale di esami o percorsi costruiti su commessa per specifiche organizzazioni”.
“Difendere l’università pubblica significa difendere la libertà, la democrazia e lo spazio critico della conoscenza. Continueremo a farlo”, conclude AVS