di
Gaia Piccardi
Pietrangeli, pur geloso delle sue lontane conquiste, ammirava Sinner, lo definiva «gagliardo», avrebbe potuto essere un nonno acquisito. Jannik non ha mai provato a capirlo. Nel giorno del lutto, il suo silenzio è assordante
Un pomeriggio del tiepido autunno andaluso, lo intercettammo fuori dal palazzetto dove si stavano giocando le finali di Davis. Nicola provato ma dritto come un fuso, appoggiato a un bastone elegante tanto quanto il suo portamento. «Ascoltate quando Jannik colpisce la palla — ci ammonì sedendosi perché le gambe erano già deboli —, Sinner non si guarda: si ascolta. È gagliardo. È così forte che l’anno prossimo dovrà concedere un quindici di vantaggio a tutti: li prenderà a pallate». Aveva ragione, il vecchio Nick.
Malaga 2023. Il venerando campione parlava con stima del giovane campione impegnato a ricucire lo strappo con il passato: tra il ‘76 e la riconquista di un trofeo chiamato Davis Cup, nel frattempo stravolto nella formula, sono passati 47 anni. Dieci lustri durante i quali Nicola Pietrangeli è stato il primo, è stato il capitano che alzò la coppa. È chiaro che a quella primogenitura (come ai due Slam, alla semifinale di Wimbledon ‘60, alle 164 presenze in azzurro) era attaccato come a una ragione di vita. Difficile non capirlo.
Eppure tra antenato ed erede, a causa di qualche angolo acuto di Nick che Jannik per pigrizia non ha mai avuto la volontà di circumnavigare, l’intesa non è mai sbocciata. Si è sforzato di trovare un tema di conversazione con Gianni Morandi, Sinner, alle ultime Atp Finals. Non con Pietrangeli. E Jannik frequenta troppo poco la dissacrante ironia romana per accettare con un’alzata di spalle certe provocazioni che sapevano più di affetto non corrisposto che di inveterata supponenza. Peccato, perché in Nicola Pietrangeli il predestinato avrebbe potuto trovare un nonno acquisito, capace di raccontargli storie provenienti da un’altra epoca, ma dalla morale attuale ancora oggi.
E invece il palco della premiazione di quella Davis, la prima del nuovo ordine tennistico mondiale, fu il trionfo del nuovo eroe, e dell’incomunicabilità. Tutto ieri, nel giorno del lutto, il silenzio di Sinner volato dalle Maldive a Dubai per il Gp di Abu Dhabi e l’off season, è risultato assordante. Certo, un post di condoglianze può sempre arrivare, magari nella notte araba. Ma è già tardi.
2 dicembre 2025 ( modifica il 2 dicembre 2025 | 07:19)
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