Clan Licciardi, blitz all’alba, 19 in cella e due ai domiciliari. Usavano un sistema di comunicazione diretto, grazie a telefoni cellulari in carcere, per imporre estorsioni e controllare il clan. Una retata che colpisce alcuni presunti esponenti del clan Licciardi, potente consorteria che fa capo alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano.

Inchiesta condotta dai pm Carrano, Loreto e Sepe, sotto il coordinamento della Dda dell’aggiunto Sergio Amato, decisivo il lavoro dei carabinieri del comando provinciale di Napoli. Gli indagati rispondono di associazione camorristica, estorsioni, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, ricettazione e evasione.