di
Elvira Serra
La conduttrice televisiva è stata uno dei grandi amori del tennista scomparso a 92 anni: «Dopo tanti anni provavamo ancora un grande affetto e rispetto»
Licia Colò è stata uno dei grandi amori di Nicola Pietrangeli. Quasi trent’anni di differenza, hanno sempre parlato l’uno dell’altra con parole di affetto e amicizia. Lei era andata a trovarlo a casa sua a Roma pochi giorni fa. Avevano mangiato insieme e scherzato, nessun pensiero era stato dedicato alla morte.
Licia, chi l’ha avvisata della scomparsa?
«L’ho scoperto dai messaggi che ho trovato sul cellulare quando l’ho riacceso, ieri, appena sono atterrata a Fiumicino. Arrivavo da tre giorni al Sondrio Festival, ero partita da Milano al mattino presto, non sapevo niente. È stato uno choc».
Se l’aspettava?
«Un po’ sì. Erano giorni che stava male. Ieri sera (domenica, ndr) avevo sentito il figlio di Nic, Marco, e mi aveva detto che ormai il padre stava molto male. Pensavo di tornare a trovarlo in questi giorni».
Lei lo aveva rivisto da pochissimo.
«Sì, ero andata a trovarlo a casa la settimana scorsa. Filippo e Marco, i figli, gli sono stati vicini tantissimo, con un affetto enorme. Quel giorno abbiamo pranzato tutti insieme, con un bel piatto di spaghetti al pomodoro che ha mangiato anche lui, spiritoso come sempre. Aveva ricordato il mio piatto forte, che gli mancava».
Gli spaghetti con i capperi di Pantelleria…
«… e le olive, con tantissimo peperoncino. Era la mia specialità, un piatto semplicissimo. Gli avevo detto che poteva farselo rifare a casa quando voleva».
Come lo ha trovato?
«Di testa era perfettamente presente, non ha mai perso un colpo: ironico, lucido. Il corpo, però, non lo seguiva più. Il corpo umano è una macchina e quando si rompe, purtroppo, non si può fare niente».
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Si è lamentato di qualcosa quando vi siete visti? Aveva dolori?
«No, è stato un pranzo scherzoso e Nic non è uno che per carattere amasse lamentarsi. Non ha mai perso il suo spirito. Due giorni fa aveva mangiato anche una pasta e fagioli, tanto era tranquillo. Forse dentro di sé lo sapeva, che stava per lasciarci. Ma ha fatto come se fosse un giorno come un altro, a noi non ha fatto trapelare niente. Del resto, due anni fa lo aveva già scritto nella sua autobiografia, Se muore rimandiamo…».
Che cosa?
«Il titolo parla del suo funerale. Nel libro ripercorre tutta la sua vita, gli incontri, in quel suo modo divertente e ironico di ricordare i fatti. E dice che avrebbe voluto che il suo funerale fosse fatto nel campo centrale del Foro Italico».
Il tennis davvero è stato la sua vita.
«Sì, ma c’era il suo tratto ironico anche in quella scelta finale: diceva che al Centrale c’era il parcheggio e le signore potevano andare eleganti e con i tacchi a spillo senza problemi. Certo, poi se piove rimandiamo… Scherzava così».
Nelle interviste non si capacitava mai del perché vi foste lasciati.
«Eh, ma le storie come nascono, finiscono, non c’è un motivo. La cosa bella è che dopo tanti anni provavamo ancora un grande affetto e rispetto l’uno nei confronti dell’altra. Anche mia figlia lo ha conosciuto e ci siamo fatti tante risate insieme. È una grande perdita per i moltissimi che gli hanno voluto bene».
Vuole ricordarlo con una immagine solo vostra che la fa sorridere?
«Tanti anni fa, quando stavamo insieme, erano usciti i primi mini registratori portatili con lo schermo incorporato: mettevi dentro le videocassette e guardavi quello che volevi. Noi eravamo alle Maldive, un viaggio bellissimo: di giorno facevamo le attività in acqua, ma la sera il rischio era di annoiarsi».
E allora cosa facevate?
«Mentre gli altri si ritrovavano per socializzare, noi tornavamo nel nostro bungalow e ci guardavamo insieme i cartoni animati di Walt Disney. Sa i pianti che ci siamo fatti guardando Red e Toby nemiciamici? È un ricordo solo nostro, tenero, che mi riempie di serenità».
2 dicembre 2025 ( modifica il 2 dicembre 2025 | 08:11)
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