di
Luigi Ferrarella
L’imprenditore bersaglio del software spia Paragon, ma dai pm solo intercettazioni tradizionali. L’inchiesta vaglia anche gli acquisti di azioni Mediobanca operati da alcune Casse di previdenza sottoposte a vigilanza pubblica
L’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone è stato intercettato da due diverse entità: lecitamente dalla Procura di Milano nell’inchiesta sulla scalata di Mps a Mediobanca, illecitamente da non si sa chi attraverso Graphite, il potente captatore informatico che la società israeliana Paragon Solutions vende soltanto a 39 governi democratici. Quando giovedì scorso con le prime perquisizioni per le ipotesi di aggiotaggio e ostacolo alle Autorità di vigilanza erano emerse le intercettazioni tra Caltagirone e il coindagato amministratore delegato di Mediobanca, Luigi Lovaglio, molti le avevano ricollegate alla notizia in ottobre di Irpi Media e La Stampa sul fatto che anche Caltagirone fosse stato tra gli italiani (come gli attivisti della ong Mediterranea o i giornalisti di Fanpage) avvisati il 31 gennaio da Whatsapp di aver subìto il software-spia.
E invece no. Dagli atti risulta che tutte le intercettazioni chieste al gip dai pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi sono state solo telefoniche tradizionali, mai con captatori inoculati sugli smartphone, tantomeno Paragon. E siccome il sottosegretario Mantovano nel governo Meloni ha sinora ammesso l’uso del captatore di Paragon da parte degli 007 solo sugli attivisti di Mediterranea, su Caltagirone (come sull’amministratore di Unicredit, Andrea Orcel) resta l’alternativa che vale sui giornalisti: intercettati o da un governo di un altro Paese, o dal software sfuggito di mano all’interno del circuito istituzionale italiano.
L’inchiesta milanese, intanto, vaglia anche gli acquisti di azioni Mediobanca operati da alcune Casse di previdenza sottoposte a vigilanza pubblica, e «apparsi finalizzati a sostenere» la scalata di Mps attraverso la partecipazione all’assemblea in cui in agosto Enasarco, Enpam e Cassa Forense con il loro 5% si astennero (concorrendo al 42% di contrari/astenuti rispetto al 35% di favorevoli) sulla contromossa difensiva tentata da Mediobanca su Banca Generali. Negli acquisti fatti dalle Casse la GdF segnala «numerose anomalie formali» quali «assenza di delibera del cda necessaria per acquisti estranei alla policy di investimento prevista dallo statuto, incarichi a intermediari affidati a enti situati in Paesi non collaboranti con le Autorità di vigilanza e correlativa assenza di documenti sull’operatività, e mandati privi di limiti circa i criteri di investimento».
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2 dicembre 2025 ( modifica il 2 dicembre 2025 | 08:21)
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