Molte persone iniziano a prendere vitamine per stare meglio, per avere più energia o semplicemente per sentirsi protette. È una scelta comune, comprensibile e spesso fatta in buona fede. Ma non sempre è giusta. Alcune vitamine possono causare problemi anche seri se assunte senza un reale motivo. La recente decisione delle autorità australiane di ritirare dagli scaffali gli integratori di vitamina B6 lo dimostra con chiarezza e ci ricorda che gli integratori non sono mai “neutri”.
Secondo un’elaborazione dell’Associazione Integratori&Salute, nel 2024 le vitamine valgono 202,9 milioni di euro, con 12,6 milioni di confezioni vendute. All’interno della categoria, le vitamine del gruppo B sono le più acquistate, superando 1,1 milioni di confezioni e segnando una crescita del 4 percento. Seguono gli integratori di vitamina D, con 700 mila confezioni vendute e un aumento del 3,7 percento. Chiude la top 3 la vitamina C, che mostra la dinamica più brillante: 500 mila confezioni, in crescita del 12,5 percento.
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Il caso australiano e il problema della vitamina B6
La Therapeutic Goods Administration australiana (l’equivalente della Food and Drug Administration americana) ha annunciato che entro il 2027 ritirerà dagli scaffali gli integratori di vitamina B6 ad alto dosaggio. Chi vorrà prodotti oltre i 50 mg dovrà rivolgersi a un farmacista, mentre dosi sopra i 200 mg richiederanno la ricetta medica. Il motivo è un aumento significativo dei casi di tossicità, con danni neurologici in alcuni casi permanenti.
“La neuropatia da B6 resta rara, ma sta diventando meno eccezionale per via dell’uso esteso di integratori”, commenta il professor Peter Crack, direttore del Neuropharmacology Laboratory dell’Università di Melbourne. “Questo problema non riguarda chi assume la vitamina attraverso l’alimentazione, ma persone che introducono quantità enormemente superiori al fabbisogno. Le evidenze mostrano che i casi più frequenti si verificano con consumi cronici oltre i 100 o 200 mg al giorno. Anche dosi più moderate, come 50 mg assunti per mesi o anni, possono provocare neuropatie sensoriali in soggetti predisposti. Il rischio resta invece praticamente nullo nei multivitaminici standard, che di solito forniscono solo 1–5 mg al giorno”.
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La vitamina B6: perché non bisogna esagerare
La vitamina B6 su cui si è pronunciata in questi giorni la Tga australiana, è molto presente negli integratori per aumentare l’energia e favorire il funzionamento del sistema nervoso. Che rischi ci sono se viene assunta senza una carenza o a dosaggi elevati? “Diverse ricerche scientifiche – risponde la farmacologa Franca Marangoni, direttrice scientifica di Nutrition Foundation of Italy e docente a contratto presso l’Università Statale di Milano – hanno identificato una decina di funzioni fisiologiche alle quali questa vitamina contribuisce in modo rilevante, tra le quali il metabolismo energetico, il funzionamento del sistema nervoso, la funzione psicologica, la funzione del sistema immunitario. Sulla base dei livelli di assunzione rilevati nei diversi paesi europei e delle possibili fonti alimentari, Efsa ritiene improbabile che le popolazioni europee, in generale, superino il limite massimo considerato sicuro. Gli esperti pongono tuttavia particolare attenzione alle persone che fanno uso regolare di integratori alimentari a dosi giornaliere di 50 mg e più, che sono ben superiori al fabbisogno fisiologico: questa infatti si è dimostrata la condizione indispensabile per assumerne la quantità che è stata associata ai sintomi (per la maggior parte reversibili) di neuropatia periferica, principalmente formicolio (parestesia), che possono essere accompagnati nei casi più gravi da difficoltà a camminare (atassia), dolore e perdita di coordinazione”.
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In Italia la B6 a concentrazioni elevate è considerata come un farmaco
Si tratta di quantità pari a più di 35 volte il valore nutritivo di riferimento e oltre 4 volte il limite massimo di assunzione considerato privo di effetti indesiderati per questa vitamina, che è stato negli ultimi anni ridotto da 25 a 12 mg. “Anche nei casi isolati di soggetti particolarmente sensibili alla vitamina B6 – prosegue la farmacologa – l’assunzione di questa vitamina, anche se inferiore ai 50 mg al giorno, era molto più elevata del limite massimo considerato sicuro ed era stata protratta per periodi di tempo prolungati (mesi o anni)”. E se in Australia da giugno 2027 per i prodotti contenenti più di 200 mg per dose giornaliera sarà richiesta una prescrizione medica, la situazione nel nostro paese è diversa: “In Italia – spiega Marangoni – i prodotti che contengono concentrazioni di vitamina B6 tanto elevate per singola dose sono già considerati e gestiti come farmaci. Per la vitamina B6, infatti, il nostro ministero della Salute ha stabilito che l’apporto giornaliero ammesso negli integratori non deve superare i 10 mg”.
Le vitamine che possiamo assumere mangiando
Al di là del caso della B6, è davvero necessario ricorrere ad integratori di vitamine? “Cominciamo con una precisazione”, risponde Marangoni. “L’organismo umano non è in grado di produrre da sé le vitamine, ad eccezione della vitamina D, che viene in buona parte sintetizzata a livello cutaneo), che devono pertanto essere assunte con la dieta. Un’alimentazione varia ed equilibrata basata sulle raccomandazioni nutrizionali dovrebbe apportare tutte le vitamine di cui un adulto sano ha bisogno, in quantità adeguate, scongiurando il rischio sia di carenze e sia di apporti eccessivamente elevati. In realtà non è sempre così: diete sbilanciate o poco variate, o che prevedano l’esclusione selettiva di alcuni alimenti, o che comunque non siano adeguate alle esigenze individuali, possono comportare un apporto non ottimale anche di vitamine”.
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Le vitamine liposolubili: A, D, E e K
In questi casi può essere indicato il consumo di opportuni integratori di vitamine, selezionati anche dal punto di vista quantitativo a seconda delle necessità e delle caratteristiche individuali. Ma cosa succede se si esagera? “Un consumo eccessivamente elevato di un integratore di una particolare vitamina ha le stesse conseguenze del consumo eccessivamente elevato di un alimento naturalmente ricco della stessa vitamina”, risponde Marangoni che aggiunge: “Per questo motivo, nell’Unione Europea, l’Autorità per la sicurezza degli alimenti (Efsa) ha fissato per alcune vitamine dei livelli massimi giornalieri tollerabili di assunzione da non superare né con l’alimentazione, né con l’aggiunta di integratori. Si tratta dei folati, della niacina, e delle vitamine A, B6, E e D”.
L’eccesso di queste vitamine è raro, ma possibile. Il problema nasce dal fatto che l’organismo non riesce a eliminarle rapidamente, quindi possono accumularsi nel sangue. Un’integrazione inutile, una dieta sbilanciata, alcune patologie o l’interazione con farmaci possono trasformare un surplus in una possibile tossicità. Un articolo pubblicato su PharmacyTimes segnala quanto sia fondamentale che gli operatori sanitari riconoscano tempestivamente i segni di ipervitaminosi, sospendano subito eventuali integratori e guidino verso una dieta equilibrata. Le vitamine servono, ma servono in equilibrio.
Le vitamine del gruppo B e la C
Ci sono, invece, vitamine che, anche se assunte in eccesso rispetto al fabbisogno, non creano problemi di accumulo? “Le vitamine del gruppo B (B1, B2, B12, acido pantotenico, biotina) e la vitamina C”, risponde la farmacologa. “Tant’è vero che per queste vitamine l’Efsa non ha definito dei limiti massimi perché nemmeno consumi particolarmente elevati sono stati associati ad effetti sfavorevoli. Si tratta tra l’altro di vitamine idrosolubili, per le quali non c’è rischio di accumulo a livello dell’organismo: in condizioni fisiologiche l’eventuale eccesso viene infatti eliminato con le urine. Per altre vitamine i livelli da non superare sono difficilmente raggiungibili con la dieta e con gli integratori seguendo le indicazioni di assunzione”.
La ‘scorta’ invernale di vitamine per il sistema immunitario
I multivitaminici sono tra i prodotti più venduti in farmacia soprattutto in questa stagione fredda in cui si cerca di rinforzare il sistema immunitario per difendersi da influenza e altri virus respiratori. Quando hanno davvero senso e quando invece rischiano di essere inutili o addirittura dannosi? “Negli ultimi anni – risponde Marangoni – gli effetti di salute degli integratori contenenti più vitamine spesso insieme a più minerali sono stati studiati in popolazioni diverse. Uno dei più ampi studi condotto su una popolazione di americani con più di 60 anni, ha mostrato che la supplementazione con un integratore di più vitamine e minerali contribuiva al mantenimento nel tempo della funzione cognitiva e della memoria episodica. Sono stati studiati anche i vantaggi in gravidanza: secondo una recente revisione a ombrello della letteratura, l’assunzione da parte della madre, in associazione con acido folico, si rifletterebbe in una riduzione del rischio che il nascituro sviluppi disturbi dello spettro autistico, oltre che difetti del tubo neurale”.
No al consumo di più multivitaminici
Ma sono sicuri o c’è un rischio maggiore di eccedere? “Per quanto riguarda la sicurezza – precisa la farmacologa – apportando più vitamine per singola dose giornaliera, gli integratori multivitaminici, se assunti correttamente, favoriscono un apporto dei diversi micronutrienti in linea con i fabbisogni fisiologici, riducendo ulteriormente il rischio di assumere quantità eccessivamente elevate di un singolo micronutriente. Per evitare il rischio di assunzioni eccessivamente elevate, va comunque evitato il consumo di più multivitaminici contemporaneamente o di un multivitaminico in associazione con più integratori delle stesse vitamine. Vi sono infine casi nei quali il consumo di questi integratori richiede una valutazione clinica più attenta come, per esempio, nelle persone in politerapia farmacologica, o nei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, nei quali è particolarmente importante sia che l’assunzione di micronutrienti e antiossidanti sia ottimale, e sia che non vengano superati i livelli fisiologici”.