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Redazione Esteri

Maltempo nel Sud-est asiatico: la pioggia monsonica e il ciclone Ditwah hanno devastato tre Paesi. A Sumatra si indaga sul disboscamento illegale

È salito a oltre 1.200 morti e più di 800 dispersi il bilancio complessivo delle catastrofiche alluvioni che, con inondazioni e frane, hanno colpito Indonesia, Sri Lanka e Thailandia. Giorni di forti piogge monsoniche hanno inondato vaste aree, lasciando migliaia di persone bloccate e molte aggrappate ai tetti in attesa di aiuto. Le squadre di soccorso sono al lavoro nel tentativo di raggiungere i sopravvissuti e recuperare altri corpi. 

In Indonesia – il Paese più colpito – il bilancio è di 631 morti e 475 dispersi, in Sri Lanka sono morte 390 persone e 352 risultano disperse, mentre in Thailandia sono morte 181 persone.



















































Si tratta del «più grande e grave disastro naturale della nostra storia», come lo ha definito il presidente dello Sri Lanka. 

La deforestazione in Indonesia 

In Indonesia, il Paese più colpito, ancora i soccorsi non sono riusciti del tutto a entrare nei villaggi dell’isola di Sumatra, dove strade e ponti sono stati spazzati via. A Sumatra mancano all’appello ancora 507 dispersi. I soccorritori sono arrivati via mare.

E proprio dalle foreste di Sumatra arrivano le prime ipotesi sulla ragione di un fenomeno tanto violento. L’alluvione e le frane che ha provocato hanno portato via milioni di metri cubi di legname abbattuto, e la preoccupazione è che il disboscamento illegale possa aver contribuito al disastro. 

Batang Toru, rigogliosa area boschiva, si è trasformata in una landa desolata di tronchi spezzati e case distrutte. Le strade sono scomparse, sostituite da fiumi di fango. «Questo non è solo un disastro naturale, è una crisi provocata dall’uomo», ha spiegato all’Ap Rianda Purba dell’Indonesian Environmental Forum. «La deforestazione e lo sviluppo incontrollato hanno privato Batang Toru della sua resilienza. Senza un urgente ripristino e protezioni più rigorose, queste inondazioni diventeranno la nuova normalità». 

La conta dei morti in Sri Lanka, le bonifiche in Thailandia

Le squadre di soccorso guidate dall’esercito in Sri Lanka hanno perlustrato le aree devastate dall’alluvione alla ricerca di 336 persone ancora disperse. Ma anche qui fanno i conti con strade bloccate e ponti crollati.  

Nella città centrale di Kandy, i residenti sono senza acqua. E le autorità hanno avvertito che le condizioni potrebbero peggiorare a causa delle previsioni di ulteriori piogge nei prossimi giorni. Il presidente Dissanayake – in carica da poco più di un anno come «uomo nuovo» che ha spazzato via la «dinastia» dei Rajapaksa  – ha ammonito che è presto per contare i morti, e che il bilancio va certamente rivisto al rialzo. Molte comunità isolate non sono ancora state raggiunte dai soccorsi. 

Nel sud della Thailandia sono iniziati i lavori di bonifica di strade ed edifici dopo che le inondazioni hanno colpito oltre 1,5 milioni di famiglie e 3,9 milioni di persone. Le autorità stanno lavorando per ripristinare le infrastrutture, comprese quelle idriche ed elettriche. Il ministero degli Interni ha dichiarato che allestirà cucine pubbliche per fornire cibo ai residenti colpiti. Il primo lotto di risarcimenti, circa 7 milioni di euro, arriverà a 26.000 persone. Una goccia nel mare.

Articolo in aggiornamento…

2 dicembre 2025 ( modifica il 2 dicembre 2025 | 12:58)