di
Jacopo Storni
Da alcuni anni viveva nella Rsa Canova dove recentemente c’era stata anche una mostra con i suoi quadri. «La pittura è la mia vita», raccontava
Addio a Luigi Calamandrei, alias Calamandrillo, il nome d’arte con cui è diventato noto in tutto il mondo della pittura fiorentina (e non solo) qualche decennio fa. Si è spento all’età di 95 anni nell’Rsa Canova, dove viveva da qualche anno e dove, per trascorrere il tempo, dipingeva gli ospiti della residenza sanitaria.
«La pittura è la mia vita», ha ripetuto più volte durante quelle giornate insieme agli altri anziani. La pittura lo teneva in vita, era una passione che animava ancora le sue giornate. Recentemente all’Rsa Canova si è tenuta una mostra coi suoi dipinti. Dipinti colorati e sinuosi, come quelli di Van Gogh a cui lui si è sempre ispirato. Centinaia di quadri all’attivo, paesaggi, ritratti, nature morte, commissioni in tutto il mondo, tra cui quelle per agghindare di quadri la reggia dell’emiro in Qatar e in Brunei.
Tanti allievi alla scuola del restauro di Firenze. Un nome diventato famoso nel mondo dell’arte toscana. Aveva lo studio a Palazzo Ricasoli, in via Maggio.
La pittura lo faceva sentire giovane e, nonostante i 95 anni, ne dimostrava quindici di meno. Tra i suoi quadri più celebri: «Battaglia», «Il re del pollaio», «L’Altalena». E poi i luoghi di Firenze: Ponte Vecchio, la Certosa, la vecchia strada fiesolana. Non solo pittore ma anche scultore, perfino inventore: «Ho progettato un motore rotativo» aveva detto nei suoi ultimi mesi di vita. E poi grande falsario, come diceva. Ha fatto ad esempio il ritratto di Van Gogh, sembrava uguale al dipinto originale e invece l’aveva fatto Luigi, che nella residenza sanitaria tutti chiamavano Maestro.
Tutti erano affezionati a lui, dalle operatrici fino agli altri ospiti. Se ne è andato nell’affetto di tutti loro e del figlio Stefano, una morte dolce e senza dolore.
Nelle ultime interviste, Luigi si divertiva a tornare indietro con la mente. Ricordava la moglie scomparsa Anna. E poi il figlio Stefano, i nipotini Gaia e Lapo. Ripensava alla sua vita, fino a quel giorno da bambino in cui la pittura entrò per la prima volta nella sua esistenza: «Mi sembra ieri, ricordo la scena, avevo 6 anni ed ero a Foligno, ero nella piazza della cattedrale dove stavano lavorando alcuni artisti di strada, vedo uno di loro inginocchiato sul sagrato intento a dipingere un bellissimo manto celeste, fu proprio in quel momento che il mio cervello realizzò la strada che avrei voluto percorrere».
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1 dicembre 2025
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