A metà dicembre 2025 verrà inaugurata a Gorizia la DAG – Digital Art Gallery, un’infrastruttura culturale che rilegge in chiave contemporanea uno degli spazi più simbolici della città. È stata infatti rinnovata la storica Galleria Bombi, con oltre trecento metri di percorso, di cui cento completamente rivestiti da pannelli LED. Il progetto rappresenta uno dei tasselli più tangibili lasciati in eredità da GO! 2025, l’insieme di iniziative per la valorizzazione di Gorizia Capitale europea della Cultura in condivisione con Nova Gorica.

Stills. Courtesy of DAG

DAG nasce come struttura permanente: un ambiente di mille metri quadrati pensato per accogliere installazioni site specific e produzioni basate su dati, immagini generative e architetture multimediali. Il tunnel, che fu ideato dal conte Carlo Coronini, podestà di Gorizia dal 1872 al 1873, e che venne realizzato solo nel 1943, fu utilizzato anche come rifugio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale e viene oggi reinventato senza cancellarne la memoria. Le soluzioni sono reversibili e non invasive, con strutture autoportanti e una complessa integrazione di LEDwall, sistemi audio e reti digitali che non alterano la volta storica. Avviene una sovversione della funzione stessa del tunnel, che da nonluogo di attraversamento si fa esperienza di visita.

Coral Raw Still. Courtesy of DAG

L’inaugurazione dello spazio è affidata a Refik Anadol, uno fra i nomi più affermati del campo della new media art internazionale. L’artista ha sviluppato per l’occasione Data Tunnel, un’opera concepita per la geometria del nuovo spazio e costruita a partire dal Large Nature Model, il sistema di intelligenza artificiale elaborato dal suo studio. Il modello è addestrato su immagini ambientali e dataset provenienti da musei, archivi scientifici e raccolte sul campo, con un’attenzione dichiarata all’uso esclusivo di fonti open e a principi di responsabilità ecologica. In DAG, questi flussi si fanno materia visiva: pulsazioni marine e trame botaniche che scorrono lungo l’intera estensione del LEDwall, generando un ambiente in costante metamorfosi.

Refik Anadol. Credits: Efsun Erkilic
Stills. Courtesy of DAG

L’installazione, che rimarrà in mostra per un anno, si serve anche di una progettazione sonora che contribuisce alla sensazione immersiva, con una diffusione che accompagna il visitatore lungo tutto il percorso.

All’interno dell’acceso attuale dibattito sull’AI, e in particolare sul rapporto tra AI e natura e sull’impatto della prima sulla seconda, la scelta di inaugurare DAG con Data Tunnel e con un’opera centrata sulla natura appare indubbiamente foriera di un potenziale fervido confronto di idee ma sottolinea implicitamente la funzione dell’intelligenza artificiale come strumento di lettura degli ecosistemi e non solo di estetizzazione tecnologica, dando un taglio di relazione positiva al binomio.

Il progetto, sviluppato con MEET – Digital Culture Center, dialoga in maniera specifica con questo orientamento, evidenziando proprio la dimensione etica della raccolta dei dati e la possibilità che la visualizzazione generativa renda percepibili fenomeni altrimenti invisibili. Una lente puntata su una delle tante sfaccettature di un argomento indubbiamente caleidoscopico.

Coral Raw Still. Courtesy of DAG

Per quanto riguarda la dimensione territoriale, DAG si inserisce in una strategia che punta a consolidare Gorizia come nodo per le arti digitali e la sperimentazione immersiva, mirando a collocare la città in una rete internazionale di esperienze analoghe, oggi in forte espansione.