di
Marco Imarisio
Lo zar: l’Ue intralcia le proposte di Trump. Il presidente Usa: il conflitto in Ucraina è un disastro
Le tre ore di anticamera inflitte a Steve Witkoff e Jared Kushner non entrano neppure nella classifica delle attese più lunghe riservate da Vladimir Putin ai suoi ospiti. Ma hanno subito assunto un significato politico. Il presidente russo è tutt’altro che contento di come si stanno mettendo le cose. Quando finalmente si è degnato di ricevere gli inviati americani, avrebbe subito messo in chiaro di non essere affatto pronto a cedere su almeno tre punti chiave del piano di pace che gli è stato proposto.
Secondo una fonte interpellata dalla Nbc, Mosca non accetterà accordi sulla questione del Donbass, sulla limitazione del numero delle forze armate ucraine, e sul riconoscimento internazionale dei territori che rivendica a sé. «Non abbiamo trovato un compromesso» ha detto il consigliere Yuri Ushakov al termine delle cinque ore di colloquio con il duo statunitense, aggiungendo che «dopo aver discusso della sostanza e non della sua formulazione, qualcosa del piano americano si può accettare, ma alcune parti suscitano dubbi e critiche». Il lavoro comune potrebbe continuare, ha concluso. «Ma al momento non è previsto un incontro al vertice».
Nulla di fatto, insomma. Se confermato, era uno stallo facilmente prevedibile. Non si può dire altrettanto delle parole che lo hanno preceduto. Infatti, mentre Witkoff e Kushner si guardavano intorno, dopo essere entrati a piedi al Cremlino attraverso la torre Spasskaya dalla piazza Rossa, «come ordinari visitatori», precisa la Tass, Putin ha parlato. E non poco. Al termine del suo intervento al Forum di investimenti della banca Vtb, si è fermato davanti ai giornalisti, non certo per discutere di economia. Ha esordito invitando i giornalisti «anche occidentali e ucraini» a recarsi a Kupjansk e Pokrovsk, per accertarsi che le due città sono davvero in mano alle sue truppe. Tutto sommato, quello è il meno. La parte che più gli stava a cuore era un’altra. «L’Europa non ha nessun piano per l’Ucraina. Intende solo combattere con la Russia, e infliggerci una sconfitta strategica. Se loro inizieranno la guerra, noi siamo pronti. Anche subito».
Tutto d’un fiato. Cosa pensa Putin del Vecchio continente è cosa nota. Ma un attacco così diretto rappresenta anche per lui un inedito. Al quale si è aggiunta una velata minaccia nucleare, un’altra linea rossa superata in quello che a molti è sembrato uno sfogo. «Se l’Europa improvvisamente comincerà una guerra contro la Russia, non sarà come in Ucraina dove stiamo agendo in maniera chirurgica e non è neppure una guerra in senso stretto: presto potrebbe sopraggiungere la situazione in cui non avremo nessuno con cui concludere accordi».
Più chiaro e torvo di così, Putin non lo era mai stato. Ancora: «L’Europa si è armata della tesi di voler infliggere alla Russia una sconfitta strategica e a quanto pare vive tuttora in queste illusioni. Nessuno ha allontanato gli europei dal processo negoziale, se ne sono estraniati da soli, non hanno un’agenda di pace, sono dalla parte della guerra e cercano solo di intralciare le proposte di Trump. Mirano a una sola cosa, a bloccare l’intero processo di pace, cercando di avanzare richieste che per la Russia sono assolutamente inaccettabili. Poi, ci scaricheranno addosso l’insabbiamento del negoziato. Questo è il loro obiettivo. Lo vediamo con chiarezza».
Se queste sono le premesse, enunciate ancora prima dell’incontro con gli emissari americani, diventa comprensibile l’affermazione di Donald Trump che, durante la riunione di gabinetto alla Casa Bianca, accanto alle solite uscite bizzarre, «Ho risolto otto guerre, spero di risolverne una nona», si è lasciato scappare che la guerra in Ucraina «è un disastro», e non si riferiva al campo di battaglia, per poi aggiungere che «stiamo cercando di risolvere la situazione, la nostra gente è in Russia per provare a farlo, ma non è davvero facile, lasciatemelo dire».
Quasi in contemporanea, le agenzie di stampa russe battevano intanto altre dichiarazioni di Putin, dedicate alla situazione sul campo di battaglia. Commentando gli attacchi ucraini a due petroliere russe vicino alla Turchia, il presidente ha piuttosto allargato l’area del conflitto. «Esamineremo la possibilità di severe misure di risposta nei riguardi delle navi dei Paesi che aiutano il nemico a compiere queste azioni di pirateria. Allargheremo il raggio dei nostri colpi su impianti portuali e su navi che entrano nei porti ucraini. Potremmo anche decidere di isolare l’Ucraina dal mare, è uno dei nostri obiettivi». Con queste idee di pace in testa, Putin è poi finalmente arrivato al Cremlino per incontrare Witkoff e Kushner.
2 dicembre 2025 ( modifica il 3 dicembre 2025 | 00:00)
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