Il punto sui temi di attualità, ogni lunedì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Per Giorgia Meloni è certamente un endorsement. Leone XIV “suggerisce” al governo di di svolgere un ruolo di mediazione nelle trattative in atto per l’Ucraina. Mentre il pontefice sta tornando dal Libano e dalla Turchia, mentre è in volo e parla con i giornalisti, usa parole che fanno capire il suo grado di interesse verso l’Italia affinchè si ritagli maggiori spazi in questa delicata fase. «l ruolo dell’Italia potrebbe essere molto importante culturalmente e storicamente per la capacità che ha di essere intermediaria in mezzo ad un conflitto che esiste e tra diverse parti”. Fa una pausa e poi specifica «quello tra Russia e Ucraina. In questo tempo posso suggerire che la Santa Sede incoraggi questa mediazione. Che l’Italia cerchi o cerchiamo assieme una soluzione capace di conseguire una pace giusta». 


APPROFONDIMENTI

Le guerre

Descrive i contorni di una guerra ormai ibrida, tema evidentemente importante come lui stesso rileva «per la pace nel mondo. Anche se la Santa Sede non ha una partecipazione diretta in organismi come la Nato. Non siamo membri della Nato né eravamo presenti ai dialoghi che ci sono stati finora.

Tuttavia tante volte abbiamo chiesto il cessate il fuoco». Fa una pausa e poi riprende riflettendo sull’Ucraina. «La guerra ha tanti aspetti anche con l’aumento delle armi, i cyberattacchi e gli attacchi all’energia, adesso arriva l’inverno… E’ un tema molto serio». Quanto alle trattative in corso vede spiragli per un ruolo italiano. «È evidente che da una parte il Presidente degli Stati Uniti pensava di poter promuovere un piano di pace in un primo momento senza Europa». Ma «la presenza dell’Europa è importante e la prima proposta è stata modificata anche per quello». Da qui lui vede un sentiero specifico per l’Italia da sempre proiettata per cultura e inclinazione a mediazioni, facilitazioni e dialogo.

Leone XIV è di ritorno dal suo primo viaggio internazionale e risponde ad alcune domande della stampa. Dalle risposte fornite si rivela molto più politico di quanto non sia finora sembrato. Come aveva anticipato il Messaggero nei giorni scorsi, ha avuto dei contatti con Hezbollah. L’organizzazione sciita gli aveva inviato una lettera. Il pontefice ne parla senza entrare nei dettagli. Da quella missiva è ha poi avuto luogo un incontro in nunziatura. 

Gli incontri

«Durante questo viaggio ho avuto anche incontri personali con rappresentanti di diverse gruppi che rappresentano autorità, persone e gruppi, che hanno a che vedere con i conflitti interni e internazionali nella regione» sebbene «su questo non dichiariamo in pubblico o nelle strade, lavoriamo dietro le quinte». Il lavoro discreto della diplomazia vaticana «è quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare». Alla domanda se avesse ricevuto il messaggio di Hezbollah e quale sia la posizione della Santa Sede, Leone ha detto «sì l’ho visto» e l’obiettivo è quello di «cercare di convincere le parti a lasciare le armi e la violenza e di venire insieme al tavolo del dialogo per cercare risposte e soluzioni che non siano violente». E’ questa «la proposta» «da parte della Chiesa». Cosa che spiega anche l’appello finale fatto prima di lasciare il Libano. “Nessuno credi più che la lotta armata porti beneficio, servono trattative” era stato il suo appello.

Infine ha raccontato che anche sul fronte venezuelano la Chiesa e il nunzio a Caracas stanno operando dietro le quinte per evitare il peggio. «Sul Venezuela, a livello della conferenza episcopale, con il Nunzio stiamo cercando maniere per calmare la situazione, cercare soprattutto il bene del popolo perché tantissime volte chi soffre in queste situazioni è il popolo, non sono le autorità. Le voci che vengono dagli Stati Uniti cambiano con una certa frequenza, a volte bisogna vedere. Da un lato sembra che ci sia stata una conversazione al telefono tra i due presidenti, dall’altro lato c’è il pericolo di «un’operazione invadendo il territorio di Venezuela. Credo che sia meglio cercare il dialogo, forse anche pressione economica, ma cercando un’altra maniera». 

Il prossimo viaggio

Il prossimo viaggio lo vuole fare in Africa (andrà sicuramente in Algeria). Degli altri paesi interessati però non vuole anticipare nulla, anche se potrebbero essere l’Angola, il Camerun e la Guinea, dove ci sono già stati dei sopralluoghi e dei contatti con le autorità. L’Algeria, ha voluto precisare il Papa, perchè è la patria di Sant’Agostino, figura molto amata anche dai musulmani. Infine ha descritto la sua sorpresa al conclave. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe stato eletto. Anzi. «Uno o due anni fa anch’io ho pensato di andare in pensione un giorno. Io confido in Dio e questo messaggio è qualcosa che condivido con tutte le persone. Quindi com’è stato? Mi sono arreso quando ho visto come stavano andando le cose e detto che sarebbe potuto diventare reale».


© RIPRODUZIONE RISERVATA