Palmoli (Chieti) – Uno spiraglio dopo due settimane spezzate: il trauma della separazione, i giorni delle polemiche, la battaglia politico-giudiziaria, il dibattito pubblico. Dopo giorni di attesa e tensione per la famiglia nel bosco di Palmoli – la coppia anglo-australiana Catherine Birmingham e Nathan Trevallion e i tre figli di 8 e 6 anni – arriva un nuovo intervento della magistratura. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila, che il 20 novembre aveva fatto allontanare i bambini trasferendoli in una struttura protetta a Vasto, ha fissato per giovedì 4 dicembre l’udienza di comparizione delle parti.

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Un passaggio che potrebbe cambiare il corso della vicenda anche nelle more del ricorso depositato alla sezione minori della Corte d’Appello dell’Aquila, dove gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas chiedono la sospensione immediata dell’esecutività dell’ordinanza e la restituzione dei bambini a entrambi i genitori. Non si esclude che il Tribunale, che ufficialmente ha solo chiesto la comparizione delle parti – legali e curatrice speciale dei minori, l’avvocata Marika Bolognese – possa modificare o revocare il provvedimento.

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Il ricorso urgente della famiglia del bosco: i 6 punti per il ricongiungimento dei figli

Nel ricorso alla Corte d’Appello – che ha 60 giorni di tempo per pronunciarsi – i legali hanno chiesto il ricongiungimento con i minori, sostenendo che siano venuti meno i presupposti giuridici e di fatto della sospensione della responsabilità genitoriale. Vengono indicati sei punti critici: diritto all’assistenza linguistica, idoneità dell’abitazione, gestione degli esami medici, percorso di istruzione parentale, relazioni sociali dei minori e interpretazione dell’esposizione mediatica. I legali sottolineano che Nathan e Catherine, con conoscenza limitata dell’italiano, non avrebbero compreso appieno il provvedimento.

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No agli esami medici invasivi, sì al metodo anglosassone

Sugli esami medici spiegano che la coppia, ritenendoli invasivi, aveva applicato un modello assicurativo tipico dei Paesi anglosassoni. Quanto alla casa nel bosco, è stata prodotta documentazione per realizzare gli impianti igienici e ampliare gli spazi; la disponibilità immediata di un’abitazione alternativa (la Casetta di Nonna Gemma in contrada Portella offerta in comodato d’uso gratuito dalla famiglia Carusi di Ortona) elimina dubbi sulla sicurezza. Respinta anche l’ipotesi di abbandono scolastico, con attestazioni di un percorso di istruzione parentale legittimo (al ministero risulta regolare il percorso scolastico dei bambini). 

La Casetta della Nonna Gemma che ospiterà per due mesi la famiglia di Palmoli

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Isolamento ed esposizione mediatica un trauma per i genitori e i figli

La difesa contesta l’isolamento sociale e l’esposizione mediatica: i bambini hanno contatti regolari con coetanei e adulti, vivendo una vita diversa da quella urbana, ma non priva di relazioni. Le apparizioni pubbliche sarebbero state un tentativo dei genitori di mostrare la quotidianità di una famiglia unita, non un’esposizione dannosa. Nathan ha trascorso le prime giornate nella nuova casa e ha pranzato con il proprietario Armando Carusi e la figlia Leonora. “È stato un momento sereno”, racconta lei: “Nathan è aperto al dialogo e disponibile a ogni miglioramento”.

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I genitori hanno assunto “un atteggiamento difensivo e a tratti oppositivo”. La replica: vittime di “bullismo” istituzionale

C’è un documento, più di ogni altro, che ha portato allo “strappo” nella vita della famiglia di Palmoli e ha rovesciato la favola bucolica in un dramma giudiziario da codice rosso: la relazione finale dei Servizi sociali. Il documento è datato 14 ottobre 2025, quattro pagine firmate dalla specialista incaricata del caso. Su questi elementi il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha basato l’ordinanza di allontanamento dei bambini. Primo punto: il muro alzato dalla famiglia del bosco. Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, mette nero su bianco l’assistente sociale, “contattati più volte, hanno manifestato la chiara volontà di non recarsi a colloquio con la scrivente e l’impossibilità di concordare una visita a domicilio” (nella memoria difensiva i genitori di Palmoli si definivano invece accerchiati e vittime di “bullismo” istituzionale, messi sotto attacco perché alternativi rispetto ai canoni dominanti). La situazione precipita quando i Servizi sociali bussano alla porta del casolare con i carabinieri e il curatore speciale: “visita domiciliare a sorpresa”. La reazione della signora Birmingham, si legge nella relazione, “ha assunto da subito un atteggiamento difensivo e a tratti oppositivo, rendendo difficoltoso il dialogo e impedendoci di avvicinarci alla loro dimora. Non è stato dunque possibile parlare con i minori ma solo vederli a qualche metro di distanza”.

La Casetta della Nonna Gemma che ospiterà per due mesi la famiglia di Palmoli

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“Il nucleo familiare vive una condizione di disagio abitativo”

Nel documento si parla di una situazione abitativa critica. “Il nucleo familiare vive una condizione di disagio abitativo in quanto non è stata dichiarata l’abitabilità dello stabile presso il quale dimora abitualmente”. Grave, secondo la specialista, anche la “situazione igienico-sanitaria”: nel rudere “non sono presenti i servizi igienici e le utenze relative a luce, acqua e gas”. Una scelta etica, hanno sempre risposto Nathan e Catherine, compensata da pannelli solari, acqua riscaldata con la stufa a legna, bagno a secco ecologico. Anche l’economia della famiglia appare fragile: l’assistente sociale vede un nodo cruciale nella mancanza di “entrate economiche fisse”. 

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La scelta dell’unschooling e la certificazione del ministero sulla regolarità del percorso formativo

Altro punto sottolineato dai Servizi sociali è la povertà educativa e l’assenza di vita relazionale per i bambini, isolati nel bosco e lontani dai coetanei. “La coppia applica i principi dell’unschooling. I figli non possono frequentare liberamente altri bambini perché influenzabili”. E ancora: i bambini hanno “un rapporto esclusivo con i genitori, non hanno rapporti con altri componenti, con i coetanei, con la scuola e altre agenzie educative convenzionali”. Per questo i servizi pensano sia urgente “verificare lo sviluppo psicofisico, problemi comportamentali e disturbi nell’area relazionale/affettiva/emotiva”. La pediatra ha prescritto “una visita neuropsichiatrica infantile per una valutazione globale e degli esami del sangue per valutare lo stato immunitario”, visto che i piccoli non sono vaccinati (qui i coniugi avevano risposto con la nota provocazione: vogliamo 50mila euro per ogni figlio, frase poi ridotta a reazione concitata nell’esasperazione dei rapporti). Letti gli atti, il 20 novembre scorso il Tribunale ha disposto l’allontanamento dei bambini.

La Casetta della Nonna Gemma che ospiterà per due mesi la famiglia di Palmoli

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I giudici a Nordio: segnali di “negligenza genitoriale”

I giudici del Tribunale dei minorenni dell’Aquila recepiscono e condividono la linea dei Servizi sociali. Ci sono segni di “negligenza genitoriale” nella cura dei tre piccoli, scrivono: “Sotto il profilo sanitario è necessario svolgere più compiuti accertamenti sulla condizione dei minori, non essendovi elementi sufficienti per porre in relazione la negligenza genitoriale (alla luce delle prescrizioni normative vigenti) con una situazione di pregiudizio dei figli”. Quanto ai limiti posti da Nathan e Catherine ai Servizi sociali, i giudici scrivono: “È stata necessaria una visita domiciliare nel corso della quale i genitori hanno impedito l’accesso all’abitazione e un contatto diretto tra gli assistenti sociali e i minori”. Quanto alle vaccinazioni, “la pediatra evidenzia la necessità, in considerazione della loro storia clinica e familiare, di effettuare visita neuropsichiatrica infantile per una globale valutazione psicologica e comportamentale dei bambini, nonché esami ematochimici per una valutazione dello stato immunitario vaccinale”.