Danni per 230mila euro. Li ha quantificati Alba Gainotti, dalla cui casa di Boretto fu rubato nel 1991 un quadro di Antonio Ligabue che poi lei stessa ritrovò esposto in una mostra nel 2022 al Forte di Bard (Aosta).

L’opera si chiama ’Autoritratto con spaventapasseri’: è firmata da Antonio Ligabue, datata 1957/1958 e vale attorno ai 250mila euro.

Gainotti ha 85 anni, abita a Milano ma ha vissuto in gioventù a Boretto: intervistata dal Carlino, aveva raccontato di aver speso “30 anni per cercare quel dipinto, che rappresenta la storia della mia famiglia”.

Nell’udienza predibattimentale iniziata in settembre davanti al giudice Francesca Piergallini, figurano due imputati per ricettazione: il critico d’arte reggiano Sandro Parmiggiani, 79 anni, che curò l’esposizione, e la gallerista parmigiana Patrizia Lodi, di 71.

Entrambi gli accusati, tramite i loro avvocati Domenico Noris Bucchi e Guido Camera, si sono detti innocenti.

Dopo il furto il quadro subì la rimozione di una libellula, secondo gli inquirenti per mascherarne la provenienza.

Il processo era iniziato ad Aosta ma poi è approdato a Reggio dopo che fu accolta la richiesta delle difese: il fascicolo è seguito dal pubblico ministero Giulia Galfano.

Ora il presunto fatto illecito viene collocato a Guastalla il 21 ottobre 2021.

A Gainotti fu restituito il quadro nel luglio 2022, ma è in corso una causa civile perché un altro acquirente ritiene di averlo acquistato prima in buona fede. La donna, che sulla vicenda ha pure scritto un libro, si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Luca Troyer: chiede danni patrimoniali per 200mila euro, ricondotti al mancato guadagno che lei avrebbe avuto in caso di vendita; più altri 30mila non patrimoniali per il mancato godimento dell’opera.

Davanti al giudice, ieri il legale del Forte di Bard ha fatto sapere che al momento non intende costituirsi.

L’avvocato di Gainotti ha depositato documenti – su cui si dovrà valutare nella prossima udienza l’utilizzabilità – tra cui le foto del catalogo della mostra in Val d’Aosta, su cui il quadro appariva senza libellula, e del dipinto ai tempi in cui era ancora nella casa di Boretto.