
Jasper Philipsen ha un sogno più grande degli altri in testa: la Parigi-Roubaix. Il belga, una delle stelle dell’organico dell’attuale Alpecin-Deceuninck, ha già dimostrato di avere un bel rapporto con le pietre del Nord della Francia, raccogliendo due secondi posti, sempre alle spalle dell’illustre compagno di squadra Mathieu van der Poel, e dando prova di essere uno dei corridori meglio attrezzati per ben figurare in una corsa così caotica ed esigente. Così, il sogno di cui sopra è indubbiamente quello di vincere la Monumento francese, anche se la concorrenza è a dir poco qualificata, a partire proprio da Van der Poel e pensando a quel Tadej Pogačar secondo nel 2025 e ben determinato a portare a casa il trofeo della “maxi-pietra” almeno una volta nella vita.
“La Parigi-Roubaix è davvero la corsa per cui vivo, che mi scatena una grande passione e che mi fa emozionare al solo pensarci – le parole di Philipsen in un’intervista concessa a Nieuwsblad – Ho iniziato a correre in bici per gare come la Roubaix. Sono nel mio DNA, oltre che in quello della mia squadra e sono felice di potermi concentrare su corse come queste. Magari fra qualche anno cambierò approccio e mi concentrerò ancora di più sulle volate, anche perché sono le cose che per natura mi riescono meglio. Ma se non rischi, non vinci”.
Philipsen sottolinea il legame forte che ha con l’Inferno del Nord: “Se riesco a immaginarmi vincitore della Roubaix? Non è facile dirlo, ma nel momento in cui devi riprendere ad allenarti e farlo con l’idea di essere pronto per la primavera, hai bisogno di qualcosa che ti aiuti. Indossare la divisa da ciclismo tutte le mattine richiede per forza una prospettiva, altrimentri la cosa si fa difficile. La Roubaix è il tipo di corsa che mi dà quella prospettiva”.
Il belga, comunque, una Monumento l’ha già vinta, la Milano-Sanremo 2024, ma, visti i tempi che corrono, vede quantomeno poco probabile un suo bis: “Corridori con le mie caratteristiche devono solo sperare che non succeda granché prima del Poggio – il commento di Philipsen sulla Classicissima – E poi, una volta lì, cercare di tener duro. Ma se iniziano ad attaccare sulla Cipressa, allora ciao…“.
Dopo le Classiche di Primavera a lui più adatte, Philipsen tornerà poi a guardare alle volate di gruppo: “Non è una cosa molto facile, perché ti trovi in una modalità di allenamento a cui ti sei abituato e, a un certo punto, devi cambiarla radicalmente. Soprattutto perché si passa da un allenamento di gruppo a uno puramente solitario. Un velocista ha carichi di lavoro o molto leggeri o molto pesanti e quanto ti alleni in un modo così marcatamente definito, devi farlo principalmente da solo“.
Seguici
