Si è fermato a un passo dalla finale di Piazza del Plebiscito in programma giovedì 4 dicembre a Napoli, ma a X Factor Alessandro Tomasi, 17 anni e originario di Marcon (Venezia), ha convinto fin dalle audizioni giudici e pubblico. Sotto la guida di Jake La Furia, nel suo percorso all’interno del talent di Sky ha interpretato brani del cantautorato italiano come quelli di Dalla e Battisti, ma anche canzoni di puro pop come “Story of my life” degli One Direction. Dal tavolo dei giudici sono arrivati complimenti, ma anche osservazioni critiche. “Le ho usate per crescere – racconta il giovane cantautore a FqMagazine –. La prima puntata, quando mi sono esibito con “Lucciole” di Blanco, mi è stato fatto notare che dovevo scandire meglio le parole. Nella settimana successiva ci ho lavorato molto. Penso il secondo live sia andato meglio, quindi quando Gabbani è ritornato sul tema, sul momento mi è un po’ dispiaciuto. Quel consiglio, però, mi ha spinto a stare ancora più attento al modo in cui cantavo”. Da quel momento, non gli sono più state mosse critiche del genere. Lui, che suona pianoforte e chitarra e produce le sue canzoni, tiene i piedi per terra e lavora al futuro. E sui social scrive: “Ora inizia la mia musica”.

Sei arrivato a un passo dalla finale. Ci sei rimasto male per l’eliminazione?
Dalla semifinale mi aspettavo di tutto. Pensavo di poter arrivare a Napoli e Jake mi aveva detto che crederci fosse fondamentale, ma ero consapevole che sarei potuto uscire. Non ho rimpianti, i quattro finalisti sono tutti fortissimi. Mi è dispiaciuto andare al ballottaggio con Caddeo perché siamo molto amici. Ma le parole che ha detto sul palco anche al mio posto (era mezzanotte e Tomasi non poteva apparire in tv in quanto minorenne, ndr) hanno dimostrato l’amicizia e la fratellanza del gruppo di 15 artisti che convivevano nel loft.

Che bilancio fai in generale dell’esperienza a X Factor?
È stato assurdo. Quando mi sono presentato alle audition non avevo messo in conto niente di ciò che poi è successo: il percorso, la reazione del pubblico, i commenti positivi dei giudici. Mi sono iscritto a X Factor con la volontà di far sentire la mia musica e trasmettere il mio modo di viverla. Era la vetrina perfetta. Ho un ricordo nitido di tutte le tappe: i bootcamp, le last call e la paura delle sedie. E poi i live, in cui sono passato dal dover riempire il palco da solo ad avere una coreografia pazzesca alle spalle e magari anche dei ballerini in scena insieme a me.

Alle audizioni hai cantato “Era già tutto previsto” di Cocciante, un brano del 1975. Perché lo hai scelto?
Questo brano parla della mia storia, rivivo il mio passato. In generale scelgo le canzoni non tanto per l’epoca o un genere che mi definisce, ma per quello che mi trasmettono. Se cantandole mi emoziono, mi sfogo, mi diverto o piango, vuol dire che sono quelle giuste. Ed è il caso di quella spettacolare di Cocciante.

Su Instagram hai scritto di essere cresciuto come artista ma soprattutto come persona. In cosa ti senti più “grande?”
Come persona mi sento molto cresciuto perché convivere un mese e mezzo in quell’ambiente, sempre con le stesse persone, oggettivamente aiuta a maturare. E in più non avevo mai vissuto da solo. Non ho mai pensato di non farcela, ho visto l’esperienza come un sogno da cui non mi sono mai voluto svegliare. Dal punto di vista artistico ho potuto lavorare con professionisti come Jake, i vocal coach e chi sta alla produzione. Ho anche condiviso il mio tempo e la mia arte con persone anagraficamente più grandi e diverse da me.

Con qualcuno hai creato un rapporto speciale?
Ho legato con tutti, magari con tempi diversi. Sono timido, ma anche molto socievole. Il rapporto un po’ più speciale si è creato con Caddeo e Tellynonpiangere anche perché scherzavamo spesso insieme. In modo particolare con Damiano (eroCaddeo, ndr) ho parlato molto. Non ci hanno ripreso perché era passata mezzanotte e io essendo minorenne non potevo comparire in tv, ma quando ci siamo salutati, lui si è commosso. Quel momento è stato il simbolo della nostra amicizia e la dimostrazione che lui è una grande persona. In generale, nel loft non c’è stata competizione, ma solo voglia di crescere insieme.

Un aneddoto della tua esperienza a X Factor?
Prima che iniziasse la fase dei live ho evitato di giocare a calcetto, fare esercizi fisici e sudare. Puntualmente appena entrato nel loft mi sono raffreddato, per fortuna non ho starnutito sul palco (ride, ndr). Durante la prima esibizione ero molto emozionato e avevo pure il naso chiuso, ma l’ho portata a casa.

Sui social hai ringraziato Jake La Furia per il percorso fatto insieme. Qual è il consiglio che ti ha dato che ti è più rimasto impresso?
Ci tengo a specificare che per me Jake è stato come un fratello maggiore e in alcuni casi come un padre, nel senso che mi ha difeso a spada tratta. Non ricordo se me l’abbia detto o lo abbia appreso per osmosi, ma tra i tanti consigli, da lui ho imparato a essere più diretto, a non trattenere per timidezza pareri e dubbi che potrebbero portare alcune situazioni ad aggravarsi. Insomma, a dire le cose che per me non vanno.

Nel tuo inedito “Tatuaggi” parli di esperienze che non si possono cancellare e di cicatrici che nascondi agli altri. Che messaggio vuoi dare?
Ho scritto questa canzone dopo che è venuta a mancare una persona a me cara. Non puoi decidere quali sono le cose che restano e quelle che invece spariscono, però devi imparare a conviverci e vivere anche il dolore, perché fa crescere. Il mondo va veloce e si pensa che non ci si possa permettere di stare male, ma credo che le emozioni e le sensazioni che viviamo, positive o negative, siano necessarie.

Riuscire a mostrare le proprie cicatrici, invece, può essere a volte segno di grande forza d’animo.
Le nascondevo perché sono timido e non voglio che i miei dolori siano un peso per gli altri, voglio donare qualcosa di bello alle persone. Chi è più estroverso, forse, riesce a parlare delle proprie cicatrici e a me piacerebbe moltissimo essere in grado di farlo. La musica da questo punto di vista mi ha aiutato, è stato il mio modo di aprirmi. Se non fossi stato così timido, forse non avrei neanche scritto canzoni.

Voltiamo pagina. Giovedì 4 dicembre ci sarà la finale, il tuo pronostico sul vincitore o vincitrice?
È veramente difficile scegliere, ma non solo per me. Anche per i bookmakers e per il pubblico, io non scommetterei (ride, ndr). Per l’affetto che abbiamo ricevuto, soprattutto noi che siamo arrivati in fondo, siamo un po’ tutti vincitori. Sarà imprevedibile, ma se devo basarmi sulle sensazioni che ho, soprattutto in base all’amore della gente, direi Rob. É passata direttamente in finale dalla manche orchestra e dal vivo sembra abbia l’autotune integrato. Le aspettative sono alte, ma lei può soddisfarle perché è veramente forte.

Adesso comincia la tua carriera. Ti senti pronto ad affrontare il mondo della discografia?
Ho la fortuna di scrivere le mie canzoni e avere la necessità di farlo, ne ho già un po’ pronte nate nella mia cameretta. Mi auguro di avere una carriera lunga: so che si saranno picchi negativi che potrebbero arrivare già adesso, come può essere vada tutto bene con un bel progetto. L’importante è essere consapevoli e pronti. Ho accanto la mia famiglia e un team di persone che mi vogliono bene. I bassi ci saranno, ma sarò pronto ad affrontarli.