Dalla prima call con gli investitori emergono le linee del nuovo corso di Princes Retail: identità GS, rete, franchising, iper, immobili e strategia industrial-retail

A poche ore dal via libera dell’Antitrust europeo, NewPrinces ha incontrato la stampa per un primo confronto sul futuro della nuova Princes Retail, la società che ha preso il posto di Carrefour Italia. Alla call erano presenti rappresentanti del management, della famiglia Mastrolia e della direzione finanziaria del gruppo: un segnale di compattezza su un progetto che si annuncia tutt’altro che transitorio.

Il messaggio complessivo è stato chiaro: non un’operazione difensiva, ma l’avvio di un modello industrial–retail che in Italia non ha precedenti recenti.

Un gruppo da 6,7 miliardi che parte con una struttura finanziaria solida

Dal management è arrivata una traiettoria molto diversa rispetto a quella vista negli ultimi anni nel perimetro italiano. La nuova realtà vale 6,7 miliardi di ricavi, con una posizione finanziaria netta che -è stato spiegato- dovrebbe essere positiva tra 150 e 200 milioni già nel 2025, prima del consolidamento dell’acquisizione Plasmon.

Un’inversione netta rispetto al passato: la nuova Princes Retail si presenta come un gruppo che genera cassa anziché assorbirla. 

Gli immobili come leva: più proprietà, meno dipendenza

Uno dei capitoli più rilevanti riguarda il patrimonio immobiliare. È stato ricordato che l’operazione include l’ex Carrefour Property Italia -oggi Princes Property– con circa 420 milioni di asset tra iper, super e piattaforme logistiche. L’obiettivo dichiarato è quello di investire direttamente nella rete quando è in proprietà e di ottimizzare la posizione nei siti dove il gruppo è solo tenant, lasciando invariato il perimetro dei centri commerciali, che rimangono ai rispettivi proprietari. Carmila, di proprietà di Carrefour France, rimane fuori dal perimetro.

Insomma, negozio come asset industriale e non solo come punto di vendita: una visione che richiama i modelli più strutturati del retail europeo.

GS come nuovo (e antico) segno distintivo

Sul fronte dell’identità, il nuovo corso non lascia spazio a interpretazioni. Il marchio GS verrà reintrodotto in maniera graduale, da sud a nord, si legge nel documento presentato alla stampa, con un percorso di transizione che garantirà continuità al consumatore e coerenza al posizionamento. La logica è semplice: ricostruire un’insegna italiana, riconoscibile, con una promessa distintiva su qualità, convenienza e assortimento.

Franchising: “store by store”, senza scorciatoie

Nel confronto è arrivato anche il passaggio più delicato: la situazione dei punti di vendita in affiliazione, soprattutto nella rete Express.
È stato riconosciuto apertamente che molti affiliati sono in difficoltà e che non esiste una soluzione standard.
Si procederà con una revisione negozio per negozio, ripensando condizioni, supporti, standard e governance del modello.

Una presa d’atto importante per un segmento che negli ultimi anni ha risentito più di altri dell’erosione di traffico e marginalità.

Gli iper non si chiudono: si trasformano

È stato confermato che gli ipermercati non sono un format in uscita, ma un perno da ripensare.
La direzione illustrata va verso:

  • più foodservice,
  • più servizi,
  • più spazio al B2B,
  • maggiore digitalizzazione,
  • una revisione dell’assortimento e dei layout.

Un approccio evolutivo, non difensivo: l’iper come hub multifunzionale, non come grande superficie da ridurre.

Alleanze: autonomia strategica, opzioni aperte

Sul tema delle buying alliance europee -particolarmente sensibile dopo l’ingresso di Carrefour in Concordis Trading– la risposta è stata equilibrata. Al momento, la priorità è integrare la rete, rafforzare l’identità GS e definire la strategia commerciale.
Eventuali partnership verranno valutate “solo se genereranno valore”, una posizione che lascia libertà di movimento nei prossimi anni. 

Sullo sfondo, una volontà di costruire

Tra le righe, emerge il dato più interessante: la volontà imprenditoriale.
Non un’operazione di continuità, ma una rifondazione. La famiglia Mastrolia ha insistito sul concetto di visione di lungo periodo, competenze e persone: un messaggio che accompagna la dimensione finanziaria e che dà la misura di quanto il progetto sia pensato per durare. 

Ora occhi puntati su marzo

Il piano industriale completo -dal rebranding GS alla strategia commerciale, fino alle ristrutturazioni e al ridisegno dei format- arriverà a marzo.
Lì si vedrà quanto profonda sarà la trasformazione e quale ruolo avrà la nuova Princes Retail negli equilibri della gdo italiana. Una cosa però è già chiara: non si tratta di gestire ciò che resta di Carrefour, ma di costruire ciò che potrà diventare GS.