È la prima causa di decesso nell’arco di tempo che va dal concepimento al primo anno di vita del bambino, in molti casi c’è una pregressa storia di malattia mentale. Che cos’è ItOSS, il sistema avanzato di sorveglianza ostetrica

La percentuale ha suscitato impressione anche in Serena Donati, direttrice del reparto di salute della donna e dell’età evolutiva all’Istituto Superiore di Sanità. Il Francia il 16% delle morti della donna nell’arco di tempo che va dal concepimento al primo anno di vita del bambino è dovuto al suicidio. Eppure l’Italia non è da meno ed ecco come mai colpisce lo stupore della ginecologa, espressa durante il convegno da lei organizzato all’Istituto di viale Regina Elena.
In 10 anni, tra il 2011 e il 2021, 776 mamme sono decedute nella fase che dovrebbe coincidere con la felicità di avere un figlio. Al primo posto tra le cause c’è proprio il suicidio materno (16,1), seguito da neoplasia, patologia cardiaca, emorragia ostetrica, sepsi, patologia neurologica, tromboembolia e altro. Il 42% delle morti sono state classificate come «evitabili»
Significa che circa la metà di questi drammi potrebbero essere prevenuti, secondo i dati della sorveglianza ItOSS, il sistema avanzato di sorveglianza ostetrica che monitora il fenomeno in coordinamento con altri 7 Paesi europei.

Colpisce ancora di più che molte tra le vittime del suicidio soffrivano di malattie mentali prima della gravidanza e in parte erano state viste da specialisti per aver accusato disturbo bipolare, depressione, attacchi d’ansia. Possibile che durante la gravidanza e dopo il parto nessuno si sia accorto delle loro difficoltà psichiche? «In questo arco della vita la donna viene a contatto con diversi operatori fra ginecologi, personale ostetrico, neonatologi, pediatri. Ci dobbiamo chiedere come mai non sia possibile intervenire prima che sia troppo tardi intercettando i disagi», domanda  Donati per stimolare l’attenzione del pubblico presente nell’aula Pocchiari, composto da addetti ai lavori.



















































L’Italia è uno dei Paesi più avanzati in fatto di sorveglianza

In ogni Regione, escluso il Molise, sono presenti referenti clinici nelle strutture maggiormente a rischio di morti materne. Ogni caso viene segnalato e sottoposto a revisione critica anche attraverso la raccolta di storie confidenziali. 
ItOSS coordina progetti per migliorare il livello di prevenzione non solo dei suicidi ma anche degli altri eventi più direttamente legati alla clinica e non necessariamente mortali. Uno studio sta riguardando la re-laparotomia (ritorno in sala operatoria per un secondo intervento) dopo il parto con taglio cesareo, e l’ isterectomia (rimozione dell’utero).