di
Domenico Pecile

Gli avvocati della compagna di Alessandro Venier: lui picchiava lei e la madre. La passione dell’uomo per le armi, la violenza sugli animali e il licenziamento dopo le botte a un collega

Omicidio volontario in concorso con l’aggravante del vilipendio e dell’occultamento di cadavere alla presenza di un minore: questo il capo di imputazione formalizzato questa mattina, 2 agosto, dal Gip Mariarosa Persico presso il Tribunale di Udine nei confronti di Lorena Venier e sua nuora Mailyn Castro Monsalvo, diventata mamma lo scorso mese di gennaio. Le due donne sono accusate di avere narcotizzato, ucciso, fatto a pezzi e nascosto in un bidone ricolmo di calce viva, in cantina, Alessandro Venier.

L’interrogatorio

Durante l’interrogatorio per la convalida dell’arresto, la madre della vittima ha confermato quanto aveva già detto al Pm il giorno precedente, fornendo ulteriori dettagli e ribadendo di avere commesso un «atto mostruoso» assieme alla nuora, escludendo altresì la presenza di altre persone durante la mattanza avvenuta in una stanzetta adiacente alla cucina. La donna ha riferito che suo figlio aveva deciso di partire per la Colombia, assieme alla compagna e alla figlioletta ora affidata in un istituto protetto. La partenza sarebbe dovuta avvenire sabato 26 luglio, vale a dire il giorno successivo all’assassinio. 



















































L’uomo aveva anche chiesto a sua madre la disponibilità di un passaggio in aeroporto. E sarebbe stato questo annuncio a fare da detonatore alla tragedia, probabilmente premeditata da tempo. La madre, che aveva un attaccamento quasi morboso per la nipotina, temeva pure per la sorte della nuora, «la figlia che non ho mai avuto», come aveva riferito sempre nel primo interrogatorio. Temeva cioè, ha aggiunto, che la vita di Mailyn «fosse in pericolo». Sì, conferma il suo legale, Giovanni De Nardo, era preoccupata per l’incolumità di tutti.

Le violenze in casa

Per lei, l’avvocato Giovanni ha chiesto gli arresti domiciliari con dispositivo elettronico, non essendoci i presupposti – ha detto – della reiterazione del reato, dell’inquinamento delle prove e del pericolo di fuga. La donna, che è supportata da trattamento farmacologico, in carcere viene sorvegliata a vista. L’avvocato ha ribadito che il «gesto abominevole è una reazione, assolutamente ingiustificata, a una situazione familiare molto grave che durava da tempo e sulla quale sarà fatta piena luce». 

Da parte loro, gli avvocati della compagna della vittima, Francesco De Carlo e Federica Tosel, hanno confermato di essere a conoscenza del fatto che l’uomo picchiasse le donne a conferma di un quadro familiare degenerato sul quale si stanno incentrando gli investigatori. E che Alessandro Venier fosse un violento lo testimoniano diversi episodi tra cui quello di un pestaggio ai danni di un collega quando lavorava alla Croce Rossa. Il gesto gli era costato poi il licenziamento. 

La passione per le armi e i video

Aggressivo e incline a scoppi di rabbia, come testimoniano i suoi amici, era anche un fanatico di cimeli bellici e di armi in genere. Più volte aveva ostentato il possesso di bombe a mano. Si dichiarava razzista, era sempre vissuto di lavori saltuari vivendo di fatto alle spalle della madre, amava il fitness e la montagna e più volte ha prodotto degli audio-video di stampo esibizionista. In uno addirittura si è ripreso mentre uccideva un gatto. Il suo pallino era quello di trasferirsi in Colombia dove aveva già acquistato un piccolo terreno

La richiesta di custodia attenuata

Oggi, di fronte al Gip la sua compagna si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La donna è parsa, come hanno riferito gli avvocati, in «condizioni psicotiche precarie» ed era «rallentata nei movimenti». Ieri era stata colta da malore e dal carcere di Trieste era stata trasportata in ospedale per accertamenti. Dopo la nascita della figlioletta, Mailyn aveva sofferto di depressione post partum e tuttora era seguita dal Csm. Il giudice di Udine, dopo averne convalidato l’arresto, sabato pomeriggio ha accolto la richiesta avanzata dagli avvocati della difesa di custodia attenuata della donna in una struttura di Venezia per detenute madri con figli di età inferiore a un anno, come prevede la nuova legislazione. 

Intanto, si attende l’esito dell’esame autoptico che dovrà chiarire se nella vittima ci sono eventuali tracce di sostanze utilizzate per stordire la vittima prima di strangolarla con un laccio e farla poi a pezzi.


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2 agosto 2025 ( modifica il 2 agosto 2025 | 17:04)