Il figlio di “Billy” ex leggenda del Milan e Martina Colombari a 21 anni racconta al Corriere della Sera la sua vita fra dipendenze ed eccessi: “Ho iniziato un percorso per guardare avanti”
4 dicembre 2025 (modifica alle 10:53) – MILANO
La dipendenza, la comunità, il tentativo di suicidio, la ripresa: è in sintesi la storia di Achille Costacurta, 21 anni, figlio di “Billy” ex leggenda del Milan e Martina Colombari, ex Miss Italia e show girl. Una storia di dolore ma anche di rinascita, come lo stesso Achille racconta al Corriere della Sera: “Non faccio più uso di sostanze da quando ho preso consapevolezza della necessità di iniziare un percorso per guardare avanti. La mia rinascita risale a maggio del 2024: è avvenuta nella clinica Santa Croce, in Svizzera, dove ho incontrato medici che mi hanno aperto gli occhi su tante cose. Psichiatri che definirei ‘giganti’. Hanno conquistato la mia fiducia e hanno diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’Adhd di cui soffro. In Svizzera ho visto la luce”.
il tentativo di suicidio—
Nelle sue parole non c’è pentimento, se non per il tentativo di suicidio: “Se non avessi commesso quegli errori non avrei capito tante cose, anzi per certi versi penso ‘meno male che mi è successo tutto questo a 20 anni e non a 50 quando avrò moglie e figli’. Vale anche per la mia famiglia: se fossi stato il principino della situazione, i miei genitori non sarebbero oggi così forti nel fronteggiare situazioni anche spiacevoli che la vita a tutti riserva. Il tentativo di suicidio? Ho preso sette boccette di metadone, non so come non sia morto. Volevo farla finita, era un gesto disperato: l’unico modo per far capire che volevo uscire dalla comunità a Parma. Di questo mi pento”. La droga è entrata molto presto nella sua vita: “Al primo anno di liceo, fumavo hashish tutti i giorni”.
il confronto coi genitori —
Il confronto con i genitori famosi è stato un peso: “Da piccolo poteva essere stimolante, col tempo è diventato pesante. Ero un ragazzino con tanta gente attorno, molti ragazzi – e lo capisci dopo – si avvicinavano perché ero nato in quel contesto. Oggi, mi rendo conto che quel mondo non era normale. E meno male che non ho fatto il calciatore altrimenti il paragone sarebbe stato ancora più schiacciante”. Ha subito anche sette Tso: “Ho 21 anni ma è come se avessi vissuto tre vite: non ricordo più quante volte sono finito in comunità, quanti tentativi di scappare. Non mi rendevo conto che quando cerchi di fuggire poi gli infermieri ti prendono sempre. Ma è il passato e per me ora è chiuso come un ricordo in una scatoletta. Ciò che è successo non si può più cambiare. Ciò che abbiamo davanti dipende da noi”.
capitolo futuro—
Ha avuto amici che non si sono fermati in tempo: “Jonis, 55 anni, uomo di famiglia benestante, che però aveva scelto di vivere da barbone e aveva fatto anche rapine in Germania, era con me a Parma. Mi ha insegnato le regole. Ho saputo che il giorno prima di uscire è morto: abuso di sostanze alla sua festa di compleanno. Ma anche Tatiana, la fidanzata di un mio amico in Svizzera, non c’è più. Aveva ricominciato col crack. Io che in passato ho assunto dosi cento volte superiori sono vivo”. A che punto è del suo percorso? “Non lo so. Ogni volta è come se chiudessi un cerchio. Fumo ancora sigarette e dovrò smettere prima o poi. Il percorso finisce quando finisce il tempo, quando muori”. Capitolo futuro: “Sono iscritto all’ultimo anno di liceo per la maturità, poi sogno di aprire un centro per ragazzi disabili”. Dove vivrebbe? “In Australia, lavorare lì quattro cinque mesi all’anno nei campi e frequentare l’università. Ti pagano sa? Cinquemila euro al mese”.
La Gazzetta dello Sport
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