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Redazione Economia

Accordo tra Consiglio e Parlamento Ue: i contratti di fornitura di gas dovranno essere interrotti. Lo zar però ha già pronta l’alternativa e vola dal leader indiano Modi

Gas e asset, con la consapevolezza che la pace, in Ucraina, resta un’utopia. L’Ue risponde a Vladimir Putin e lo fa puntando ancora una volta alle casse del Cremlino. Una doppia mossa, quella di Palazzo Berlaymont, che se da un lato alza il livello della guerra di nervi e soldi con Mosca, dall’altro non è priva di ombre nella sua applicazione finale. 

L’accordo a Bruxelles

L’accordo tra Consiglio e Parlamento europei – il cosiddetto trilogo – sullo stop al gas russo è il preludio di un rapido via libera finale.  Dall’altra parte, il Cremlino continua a tenere alto lo scontro, incolpando gli europei di non volere il successo del negoziato e avvertendoli che lo stop al gas russo «peserà» sull’economia del Vecchio continente. «Sin dall’inizio l’Ucraina ha potuto fare affidamento sull’Europa. Dobbiamo far sì che la guerra costi per Putin», è stata la replica di von Leyen.



















































La resistenza dell’Ungheria

I contratti di fornitura a breve termine di gas conclusi prima del 17 giugno 2025 dovranno essere interrotti entro il 25 aprile 2026 per il gnl e dal 17 giugno 2026 per il gas da gasdotto. Per i contratti a lungo termine di gnl il divieto si applicherà dal primo gennaio 2027. «È una giornata storica per l’Ue», ha scandito von der Leyen. Tuttavia i giochi potrebbero non essere chiusi. «Faremo ricorso alla Corte Ue», ha tuonato l’Ungheria, tra i Paesi strettamente dipendenti dal gas russo. E con un Viktor Orban sempre più a suo agio nei panni della longa manus dello Zar.

La riduzione dell’import

L’Unione europea ha già ridotto drasticamente la quota di gas russo importata: dal 45% del totale prima della guerra, nel 2021, al 13% stimato per il 2025. Riguardo al gas naturale liquido diversi paesi europei hanno invece continuato ad alimentare le casse di Mosca a causa, soprattutto, dei contratti a lungo termine stipulati dalle compagnie prima dell’invasione dell’Ucraina: alcuni andranno a scadere dopo il 2030-2040. Per questo alle compagnie europee coinvolte verrà permesso di invocare le ragioni di forza maggiore per motivare l’interruzione dei contratti esistenti.

Mosca cerca l’accordo con l’India

Non è un caso che la Russia stia cercando nuovi clienti dopo aver rotto con l’Europa le forniture di metano. Vladimir Putin in questi giorni è a New Delhi, in occasione della prima visita ufficiale in India di  da quattro anni.
Nella delegazione ci sono anche i vertici di due società sottoposte a sanzioni come Rosneft e Gazprom Neft. In questi anni, le vendite di greggio a Nuova Delhi sono state cruciali sia per la Russia, sia per l’India. Negli ultimi tre mesi, le nuove sanzioni americane contro Rosneft e Lukoil hanno fatto crollare le importazioni indiane da Mosca, ricorda il Sole 24 Ore. Ma mentre alcune raffinerie indiane – quelle di Reliance Industries a Jamnagar, in Gujarat – hanno interrotto i rapporti con la Russia e diversificato verso Iraq e Arabia Saudita, i due colossi pubblici Indian Oil e Bharat Petroleum si rivolgerebbero a società russe minori, non soggette a sanzioni.

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4 dicembre 2025