LEDRO – Il suono del vento, che accompagna i visitatori tra le tele pennellate di Mauro Berlanda, sembra condurli direttamente tra le alture che l’artista ledrense ha dipinto negli anni. Osservandone le opere si ha l’impressione che le cime montane ritratte, i cui versanti non sono mai tra loro uguali pur mantenendo intatta la medesima atmosfera magica, possano elevarsi dalle pareti espositive della sala della canonica di Pieve, dove sono ospitate.

Un’ascesa verso il cielo, su tela; una scalata verso il punto più alto dell’anima, in coloro che ne osservano la maestria. Classe 1950, Berlanda ha fatto tesoro dell’attenzione al dettaglio assimilata durante la sua professione di grafico ed illustratore specializzato nella realizzazione di plastigrafie, cartografie, disegni panoramici, carte turistiche e cartine panoramiche.

«Non conosco la vita priva della montagna – racconta il pittore – sin da bambino mi sono lasciato catturare dal suo fascino e, nel corso degli anni, le emozioni tratte dai paesaggi alpini sono state un appiglio quanto una guida. Ora, nei miei dipinti, cerco di condividere e trasmettere tali sensazioni agli sguardi di altre persone».

La mostra Nel cuore delle montagne, visitabile in sala canoniche a Pieve di Ledro sino al 10 agosto (ogni giorno, dalle 17 alle 19 e dalle 20 alle 22), è stata inserita nella rassegna Settimana della montagna, curata dalla sezione ledrense della Sat. Inaugurata il 19 luglio alla presenza degli amici Pietro Zanotti, delle poesie di Luciano Daldoss e della storia alpinistica di Fausto De Stefani, l’esposizione narra quegli “ultimi passi” che hanno accompagnato Mauro Berlanda durante le sue escursioni.

«Poter osservare l’istante in cui una coltre di nuvole lascia spazio ai raggi del sole è un dono indescrivibile a parole – aggiunge l’artista – quando dipingo è raro mi ispiri a uno scatto fotografico. Tendo a rivivere i sentimenti provati durante la salita. Stare in silenzio e mettersi in ascolto è vero benessere». Queste memorie interiori diventano pittura acrilica su tela, legno, masonite. Talvolta è l’acquerello a creare un intreccio di colori che solca il sentiero del cammino di chi fa, della montagna, un punto d’inizio e non più un mero arrivo. «A volte, riprendo tra le mani un dipinto e lo arricchisco di particolari sulla base di ciò che provo guardando la cima – specifica Berlanda – amo l’ambiente naturale così com’è, senza ghirigori. Se ascoltata, la montagna parla. Mi ha mai fatto paura? Certo, anzi oggi sono più saggio e non più incosciente come un tempo: sarà l’età? Eppure, non potrei rinunciarvi. Mi fa sentire a casa ovunque mi trovi. Certo, non sono stato sul K2 ma dipingerlo è stato il frutto di numerose letture, che hanno avuto come filo conduttore le narrazioni delle imprese di amici e grandi alpinisti».

Da “I luoghi del freddo” (2024) alle “Creste tormentate” (2016), da “La valle del silenzio” (2016), alle “Nebbie estive” (2024), dal citato “K2. Spigolo nord” (2017) a “I luoghi della memoria” (2024). Mentre il visitatore contempla quella trasfigurazione naturale che gli si pone di fronte, ecco Mauro Berlanda indicare con il dito, a poca distanza dalla tela, i sentieri reali o immaginari che ne percorrono i declivi. Così, avvicinandosi ai costoni pennellati, pare di divenire parte integrante di quei pendii innevati ed inabissati da una nebbia pressoché palpabile. Nei lavori di Berlanda non mancano gli altipiani verdeggianti e i piedi montani, né i ritratti dei compaesani. «Il mare di nuvole ormai è sotto di me – ricorda l’illustratore, commentando l’opera “Nel silenzio degli abissi” (2023) – e questo spettacolo rapisce l’anima. Spero sia lo stesso a quella del pubblico».