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Redazione Economia

Secondo gli operatori, il nodo centrale è l’eccesso di offerta in Europa che sta comprimendo i prezzi. Le dinamiche di mercato hanno generato uno squilibrio che si ripercuote a catena su tutta la filiera

Il settore lattiero-caseario italiano lancia l’allarme: il prezzo del latte spot, cioè grezzo e venduto sfuso o in cisterna, è crollato a 47,9 centesimi al litro, un livello che gli allevatori ritengono insostenibile. Solo pochi mesi fa la quotazione superava i 68 centesimi, mentre a novembre si attestava sui 50 centesimi. Il drastico calo – il più marcato in Europa – avviene nonostante la produzione nazionale, tra agosto e settembre, sia aumentata del 2%. Secondo gli operatori, il nodo centrale è l’eccesso di offerta in Europa che sta comprimendo i prezzi. Le dinamiche di mercato hanno quindi generato uno squilibrio che si ripercuote con effetto domino sulla filiera. 

I rischi

Ma chi paga il prezzo più alto? A risentirne sono gli allevatori, che denunciano margini sempre più ridotti e il rischio di dover ridimensionare o interrompere la produzione. Soffre poi il comparto dell’industria di trasformazione, chiamata a rivedere volumi e contratti per i prossimi mesi. In Lombardia – una delle aree più produttive del Paese – si teme la disdetta dei contratti per circa 5.000 quintali di latte già a partire da gennaio, con potenziali ripercussioni sull’intero comparto. Il ministero dell’Agricoltura punta ora a una programmazione più stabile e a incontri periodici con la filiera per trovare un equilibrio tra produzione, disponibilità di latte e remunerazione degli allevatori.



















































Latte, prezzo alla stalla crollato a 47,9 centesimi al litro: cosa cambia per i consumatori

Per i consumatori cosa cambia?

Posto che in genere il prezzo alla stalla pesa 20–30% sul prezzo al dettaglio e oggi un litro di latte costa fino a 1,79 al litro, per i consumatori gli effetti non si vedranno nell’immediato. Va però detto che se il prezzo agli allevatori resta troppo basso a lungo potremmo assistere alla riduzione al 2026 della produzione nazionale con alcuni allevatori che parlano di rischio chiusura. Il che potrebbe portare a una maggiore dipendenza per latte e derivati da paesi come Germania, Francia, Olanda o Europa dell’Est.

La filiera

La Lega Coop Agroalimentare chiede interventi per evitare ulteriori speculazioni e per calmierare gli effetti della promozione aggressiva all’estero.  CIA-Agricoltori sottolinea come l’attuale situazione derivi anche da un mercato “fuori controllo”, segnato dall’accesso difficoltoso al credito e da dinamiche speculative che stanno mettendo in crisi molte aziende. In queste ore il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha convocato nuovamente tutte le componenti della filiera per cercare una soluzione condivisa.

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4 dicembre 2025