Amazon italian transport ha versato più di 180 milioni di euro al Fisco. La società era finita in una delle inchieste della procura di Milano sui serbatoi di manodopera ed era stata sottoposta a un sequestro da oltre 121 milioni di euro con l’accusa di frode fiscale. 

La vita di un corriere Amazon

Dalle indagini era emerso anche un sistema fallato, nel quale i fattorini venivano monitorati nelle consegne attraverso un software-spia, come puntini rossi su una mappa. Sistema che, oggi, è stato modificato. Per questo i pm Paolo Storari e Valentina Mondovì hanno chiesto al gip di Milano, Luca Milani, la revoca della richiesta di interdittiva che prevedeva lo stop alla pubblicità. 

L’inchiesta

L’inchiesta si è basata su presunto sistema fraudolento per gestire le consegne finali, cosiddette dell’ultimo miglio, con “sistematico sfruttamento dei lavoratori” e “ingentissimi danni all’erario”. L’indagine, partita dai driver, ha fatto luce sulla gestione dei lavoratori, che secondo il gip indossano indumenti con colori e logo decisi dal colosso, uguali per tutti, nonostante formalmente lavorino per diverse società in appalto. E, nonostante ricevano lo stipendio dalle varie società, di fatto faticherebbero perfino a interloquire coi datori di lavoro ufficiali, mentre sono in costante collegamento con il software di Amazon, il cui algoritmo misura l’attività dei driver, come il numero di consegne totali e di quelle andate a buon fine.

Il monitoraggio in tempo reale delle attività dei driver, dunque, sarebbe stato compiuto direttamente da Amazon italian transport, che valutava l’efficienza del servizio, tra cui il rispetto dei 3 minuti richiesti per la consegna del pacco al cliente, e avrebbe suggerito direttamente il percorso da compiere, sempre attraverso il software gestionale. Una specie di esternalizzazione soltanto sulla carta, mentre in realtà i lavoratori sarebbero legati al controllo di Amazon, con conseguente frode sull’Iva.

La nota di Amazon: “Non usiamo cooperative e non consentiamo il subappalto”